Nervesa-Treviso 3-1, quando sconfitta fa rima con dignità: il racconto
lunedì 12 Dicembre 2016 - Ore 14:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Anche l’Acd Treviso ha una faccia bella, l’abbiamo vista ieri in uno stadio che porta il nome di uno dei vanti del calcio di Marca, Gipo Viani. Un gruppo di ragazzini, alcuni dei quali nemmeno maggiorenni (età media 19 anni) e che avevano giocato il giorno prima nel torneo Juniores, più quattro titolari, è riuscito a tener testa ad un Nervesa nettamente più smaliziato e scafato fino alla mezz’ora della ripresa. Hanno accettato di giocare perché a loro piace il calcio positivo, non quello degli intrallazzatori e dei furbi ma quello pulito, sano, che ti fa girare a testa alta. Una sconfitta ricca di dignità di cui andare fieri, forse la pagina biancoceleste quest’anno più bella, perché scritta con il cuore, senza altri interessi che non quelli mossi dall’orgoglio di onorare una maglia storica e negli ultimi anni troppe volte offesa e vilipesa. Da tutti. Il Nervesa ha dovuto inseguire, ha sudato parecchio, ad un certo punto quasi non ci sperava più di prendersi i tre punti, forse credeva di fare una passeggiata o meglio, i ragazzini di Bianconi, più i senior che se la sono sentita, sono stati proprio bravi: prestazione attenta e ordinata la loro, le ingenuità, come nelle tre reti subite, erano da mettere in preventivo, ma quanta determinazione e coraggio ci hanno messo. Ovvio però che si sia trattato di un evento unico: o Nardin una buona volta molla a qualcun altro il giocattolo che gli si è rotto fra le mani (oggi forse un altro incontro) oppure la sua avventura è finita ai piedi del Montello.
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Al Treviso di Bianconi e Tonella (solo quattro in panca) un 7 politico: non ci pare giusto fare distinzioni nella giornata in cui l’aspetto più importante era tenere alta la bandiera biancoceleste. Gli junior, terza gara in cinque giorni, hanno buoni numeri, i senior, pur a corto di allenamento, sono stati generosi e professionali. Un caso a parte Gianluca Giovannini: «Sono svuotato, non ce la faccio più. Ora vado a casa, vediamo come mi sento dopo le feste». Al capitano l’abbraccio ideale di ogni tifoso.
(Fonte: Tribuna di Treviso. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)
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