Live 24 Trivenetogoal! Uno sguardo completo sulle squadre trivenete
venerdì 1 Aprile 2016 - Ore 10:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
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Ore 19.40 – (Il Piccolo) Terzo appuntamento oggi con l’Aperitivo Alabardato, l’iniziativa itinerante voluta dal Centro di coordinamento dei Triestina Club, che ha come fine il recupero del rapporto tra i tifosi e la squadra, accompagnato anche da un importante scopo di solidarietà. L’appuntamento odierno, organizzato stavolta dal T.C. Bassanese, si svolgerà a partire dalle ore 18 al Bar Capriccio di via Bramante. Tutti i tifosi dell’Unione sono invitati, come sempre saranno presenti alcuni giocatori della Triestina, ma all’appuntamento di oggi ci sarà anche una delegazione del Montuzza Calcio. Come detto, anche in questo incontro al centro della serata ci sarà la solidarietà: l’intento infatti è quello di raccogliere fondi per Manuel Riccio Bergamas (in settimana sarà operativo il sito permanuel.it), un ragazzo quasi completamente paralizzato e quasi totalmente dipendente dalla ventilazione meccanica non invasiva, con il conseguente bisogno di un’assistenza sulle 24 ore. Anzi, l’aspetto speciale dell’appuntamento odierno al Bar Capriccio, è che sarà presente proprio lo stesso Manuel. I fondi si raccoglieranno anche tramite un’estrazione a sorte di vari premi, alla quale hanno contribuito vari sponsor, dal supermercato la Gerla di via Vergerio a McDonald, dalla Trattoria al Castello a Lindt. Intanto la squadra prosegue la preparazione agli ordini di Bordin in vista della fondamentale trasferta di domenica a Castelfranco Veneto, dove la Triestina affronterà alle 15 il Giorgione. La sensazione è che dall’affollata infermeria solamente Di Dionisio potrebbe essere in grado di recuperare per la sfida in terra veneta, molto più problematico sembra invece un recupero di Romeo e Miani, tutti afflitti da problemi muscolari, mentre Bradaschia è in via di guarigione ma senza allenamenti nelle gambe e domenica non ci sarà. Con l’ennesima assenza dell’esterno offensivo monfalconese, la speranza è che Muzzi abbia smaltito in fretta l’influenza e sia pronto per essere schierato nel tridente d’attacco.
Ore 19.10 – (Corriere delle Alpi) Il quarto posto passa per la difficile trasferta di Verona dalla Virtus Vecomp, in classifica sei punti in meno dei gialloblù. Una vittoria potrebbe spegnere una volta per tutte le idee dei veronesi di puntare alla quarta piazza e avvicinare Corbanese e compagni all’obiettivo stagionale dei play off. «Vincere sarebbe un passo importantissimo non solo per arrivare quarti ma anche per avvicinarci alla matematica conquista degli spareggi – commenta l’allenatore Roberto Vecchiato – manca ancora poco per raggiungerli e dovremo dare il massimo. Durante le stagioni gli obiettivi cambiano, basti pensare che ad inizio anno dopo cinque partite eravamo undicesimi, adesso siamo quarti e stiamo lottando per traguardi differenti». Avversario tosto. Non inganni il 2-0 dell’andata al Polisportivo, la Virtus Vecomp ha una rosa di tutto rispetto e non è quinta per caso, avendo eliminato i gialloblù in Coppa Italia (2-0 a Verona). «L’andata non fa testo – commenta con un sorriso Vecchiato – a noi è venuto tutto mentre a loro poco o niente, a volte capita. La Virtus Vecom ha una rosa di valore , ma sono partiti sicuramente con l’obiettivo di lottare per il campionato, come hanno più volte dichiarato. Non serve dire che vorranno vincere in casa loro, dove hanno battuto anche il Venezia. Mi aspetto una partita di sofferenza in un campo molto piccolo. Le due squadre si equivalgono? Credo che la rosa sia importante fino ad un certo punto, quello che conta è la classifica a fine della stagione». Due anni, quasi tre ai play off. Te lo saresti mai aspettato di ottenere questi risultati quando sei arrivato? «Non abbiamo ottenuto ancora i play off per il terzo anno, manca ancora poco – conclude Vecchiato – raggiungerli sarebbe l’ulteriore conferma della forza e della qualità di questo gruppo e dell’intera società». Duravia forse, Farinazzo no. Il trequartista del Belluno sta lavorando ancora a parte e gli allenamenti di oggi e domani mattina saranno decisivi per capire le sue condizioni in vista della trasferta di domenica. «Ad oggi è più no che si, vediamo se risucirà a lavorare con il gruppo nelle ultime sedute. Per quanto riguarda Farinazzo, ieri ha cominciato a correre ma non potrà ancora allenarsi con i compagni ancora per un’altra settimana».
Ore 18.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Il Venezia al Penzo con il Fontanafredda il Campodarsego in casa con il Montebelluna e l’Este in trasferta con il Dro. Anche domenica gli arancioneroverdi guarderanno non solo al proprio risultato, ma anche a quelli delle dirette inseguitrici, sperando di incrementare il vantaggio o di non doverlo limare. Il +5 sul Campodarsego e il +7 sull’Este a sei giornate dal termine sono un buon margine, ma non ancora alcuna sicurezza. Anche perché, la squadra di mister Favarin sarà impegnata proprio in casa dell’Este. La concentrazione è massima e la squadra si sta allenando al completo, mancando solo Calzi alle prese con un guaio muscolare. Domenica però mancherà Favarin (due giornate di squalifica) e soprattutto non ci saranno Serafini e Soligo, entrambi squalificati. Il Mestre, da parte sua, domenica sarà impegnato a Monfalcone in una sfida che registrerà il ritorno di mister Francesco Feltrin in panchina. Dopo il derby con il Venezia, il Mestre ha esonerato l’allenatore Luca Tiozzo (a causa del suo annunciato addio a fine campionato), richiamando il tecnico che aveva iniziato la stagione, esonerato in avvio per i risultati non esaltanti. Rientra dalla squalifica Riccardo Serena e la squadra è al completo, ad eccezione di Andrea Migliorini ancora alle prese con le terapie post infortunio. La Calvi Noale, invece, sarà impegnata sul campo della Liventina.
Ore 18.20 – (La Nuova Venezia) Prosegue senza sussulti la preparazione del Venezia in vista della gara casalinga contro il Fontanafredda, terz’ultimo atto casalingo della stagione regolare per la squadra di Giancarlo Favarin. Rosa al completo, solo Calzi continua a lavorare a parte condizionato da un fastidio muscolare, mentre domenica non saranno a disposizione nemmeno gli squalificati Soligo e Serafini. I rossoneri friulani, penultimi in classifica e reduci dallo 0-4 casalingo con la Luparense, si trovano a dover recuperare 4 punti dal Monfalcone e dalla zona playout. Nel Venezia ballottaggio Luciani-Ferrante a destra in difesa, ma è in attacco dove Favarin ha molte opzioni per sostituire Serafini. Oltre al tecnico arancioneroverde, anche quello del Fontanafredda, Luca Sonego, è squalificato, come del resto Alessandro Tacoli, fermato per tre giornate dal giudice sportivo. Ultimi due giorni per la vendita dei miniabbonamenti che consentiranno di assistere alle tre partite con Fontanafredda, Belluno e Giorgione al prezzo di due. I miniabbonamenti si possono acquistare in sede e nei punti convenzionati di Vela. Questa mattina (ore 9) come testimonial del progetto con le scuole Luigi Luciani, Samuele Chicchiarelli e Alberto Acquadro saranno presenti alla scuola primaria Francesco Baracca, in via Porto di Cavergnago, a Mestre, che fa parte dell’istituto comprensivo statale Leonardo Da Vinci. Nuovi orari con l’entrata in vigore dell’ora legale e l’inizio delle partite alle 15: il servizio acqueo diretto da San Giuliano a Sant’Elena partirà alle 13.45, ritorno a fine gara alle 17.05, il costo del biglietto di andata e ritorno è 3 euro. In collaborazione con l’Actv sono previste due corse in partenza da Piazzale Roma-Parisi della linea 6 in partenza alle 13.10 e alle 14.10, il ritorno è previsto alle 17.
Ore 17.50 – (Mattino di Padova) Riparte domenica il campionato di Serie D per lo sprint finale. C’è una variazione di campo importante che riguarda l’Abano: la squadra di Zeman Junior deve lasciare lo Stadio delle Terme (riseminato da poco in vista del trofeo giovanile internazionale Città di Abano, che scatta tra venti giorni) ed emigra a Este dove alle 15 ospiterà il Tamai. L’Este a sua volta è impegnato fuori casa a Dro. Le altre partite delle padovane sono Campodarsego-Montebelluna e Luparense-Levico.
SERIE D
Ore 17.20 – (Messaggero Veneto) La sfida di domani sera vedrà interessati due freschi ex neroverdi, che hanno lasciato la squadra nel mercato di gennaio. I protagonisti? Caio De Cenco e Francesco Finocchio. Sì, proprio così, e le storie che li legano ai club in gara al Bottecchia sono simili ma diverse. Il centravanti è un doppio ex della sfida. Vestì il granata nella prima parte della stagione 2012-2013, totalizzando 9 presenze e nessun gol. A gennaio venne spedito al Monza, dove incise con 19 “gettoni”, sei gol e la rete decisiva per l’accesso alla finale playoff col Bassano. All’andata De Cenco fu anche protagonista della sfida, segnando il gol del momentaneo 0-1 e servendo l’assist a Filippini per il raddoppio. Finocchio non è un ex granata, ma è legato alla Reggiana, essendo cresciuto e vivendo tuttora a Reggio Emilia. Non soltanto: sono in molti in città a pronosticare un futuro per l’attaccante con la maglia della “Regia”, in un’ottica di inserire qualche autoctono nel club. Si sprecano invece i doppi ex della sfida: ci sono Stefano De Agostini, attuale tecnico del Tamai, e Nico Facciolo. Il portiere ha giocato col “Dea” in entrambe le società, vestendo la maglia dei “ramarri” dal 1983 al 1985 per poi passare in Emilia, dove è rimasto sino al 1987, per tornare nel 1988 e chiudere nel 1992. Una storia simile ha Loris Dominissini, giocatore dei neroverdi (’82-’83) e calciatore dei granata assieme a Facciolo e De Agostini (periodo ’86-’93) oltre che tecnico degli emiliani (2009-2010). A Reggio e a Pordenone sono stati tre protagonisti dello scorso anno, i due tecnici Lamberto Zauli (al Giglio in due circostanze tra il 2012 e il 2013) e Luciano Foschi (2005-2006) e il terzino Marcello Possenti (a Reggio nel 2013-2014).
Ore 17.00 – (Messaggero Veneto) Lo stop di petto, la girata al volo: un colpo da vero campione. Poi però la brutta ricaduta sul ginocchio, che ha provocato un dolore tale da fargli chiudere l’allenamento anzitempo e dover così tornare in spogliatoio con il massaggiatore. Il Pordenone è in ansia per le condizioni di Alberto Filippini. L’attaccante ha subìto una botta ed è da valutare attentamente: lo staff sanitario si pronuncerà oggi e darà il via libera o meno. Trapela un certo ottimismo, non sembra essere nulla di grave, ma essendo l’atleta reduce da due infortuni stagionali è bene non rischiare o prendere decisioni avventate. La speranza dello staff neroverde è che l’attaccante bresciano recuperi. C’è infatti bisogno dei suoi gol in questo rush finale, reti che sono mancate negli ultimi due mesi in cui è stato fuori tra guai fisici e squalifica: prima ne aveva segnati sette, tutti in trasferta, tra cui la doppietta dell’andata al Giglio che l’aveva lanciato tra i neroverdi. Adesso va a cercare la rete in casa, che ancora non ha trovato. L’allenamento pomeridiano si è concluso con questo fatto. Una seduta in cui Tedino, dopo una riunione tecnica, ha portato la squadra in campo a svolgere una partitella con le mani e la solita “gabbia”. Oggi la squadra sosterrà la rifinitura a porte chiuse. Alle 12 parlerà in conferenza stampa il tecnico neroverde. Ore importanti nella preparazione della sfida anche per la Reggiana, a una delle ultime chiamate per entrare nel giro playoff. Il tecnico Colombo pare intenzionato a confermare la formazione che, nelle ultime due gare, ha raccolto altrettante vittorie: quindi il 3-5-1-1 con Spanò, Parola e Sabotic in difesa, Mogos e Mignanelli esterni, Bruccini, Danza e Maltese interni, Siega alle spalle dell’unica punta Arma. Limitare quest’ultimo sarà necessario, seppur difficile visti i suoi centimetri: nella sfida d’andata ha segnato ed è stato uno dei migliori della squadra granata.
Ore 16.40 – (Messaggero Veneto) Per la prima volta in questo campionato il Pordenone scenderà in campo privo del suo condottiero in panchina: Bruno Tedino è stato infatti squalificato per un turno. Domani (20.30) con la Reggiana ci sarà il vice, Carlo Marchetto, che farà il suo esordio da capo-trainer in Lega Pro. Sarà assistito da Andrea Toffolo, collaboratore tecnico, che per l’occasione sarà il vice. Ma come comunicherà Tedino con il suo staff? E dove siederà lo stesso allenatore? Tutti dubbi che saranno sciolti in queste ultime ore: è probabile che il trainer si sistemi appoggiato alla finestra della sede, per poter comunicare così con i suoi. Novità. Sono anni che Tedino non manca un match: l’ultima squalifica risale ai tempi del Sandonà/Jesolo in serie D, stagione 2012-2013. Anche a quel tempo venne sostituito in panchina da Carlo Marchetto. Adesso la storia si ripete ed è una novità assoluta in tinte neroverdi. Il tecnico non è preoccupato di questo, si fida ciecamente dei suoi collaboratori: il responsabile della gestione è lui, ma ha sempre fatto partecipare molto i suoi assistenti e questi ultimi hanno una grande credibilità agli occhi della squadra. Il punto sarà un altro: come dialogare e dove sistemarsi. E’ appurato che sono vietati scambi telefonici di qualunque tipo, anche se tante volte questo divieto viene evaso. Tedino potrebbe approfittare della sede, dove ci sono spazi che hanno la vista sul campo: potrebbe seguire il match da lì. E’ escluso che si sistemi tra il pubblico, è probabile che invece si piazzi nella cabina riservata solitamente ai dirigenti in tribuna, cercando magari con qualcun altro il dialogo con chi sta in campo. Pronti. Non è una situazione facile, perché la squadra è abituata ad avere il suo condottiero a bordo campo e ad ascoltare così le sue indicazioni e urla. Tedino è un trainer che si fa sentire nel corso del match, incitando e guidando i suoi dal punto di vista tattico. Anche questo si può dire che è un esame da superare, una prova di maturità da portare a casa sulla strada dei playoff da parte del gruppo. A ogni modo chi va in panchina non è uno sprovveduto, anzi. Marchetto ha grandi capacità e un buona esperienza da allenatore, non soltanto da spalla di Tedino: è stato lui, l’anno scorso, a rilevare la Sacilese dopo le dimissioni di Zironelli e a portarla ai playoff di serie D conservando al termine della stagione regolare quel terzo posto lasciato dal collega al momento dell’addio. Toffolo, dal canto suo, ha guidato per due campionati il Tricesimo in Eccellenza, dando alle sue squadre sempre un’identità precisa. Assieme, i due hanno curato in questa stagione la fase difensiva del Pordenone. Insomma, i neroverdi sono in buone mani. Adesso c’è da vincere una partita che può far fare un grande salto in avanti in chiave playoff, oltre a eliminare dalla corsa una rivale temibile.
Ore 16.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Si è tenuta ieri l’assemblea dei club di Lega Pro nella quale è stato eletto come consigliere federale Stefano Rosso, mentre sono stati nominati come Vicepresidenti Mauro Grimaldi e Alessandra Borgonovo: «L’elezione di Stefano Rosso, presidente del Bassano Virtus e ad del gruppo di moda OTB – spiega il presidente della Lega Pro Gabriele Gravina – è un passo fondamentale nel processo di rinnovamento nel tavolo del Consiglio federale. Sono figure di rilievo che daranno un valore aggiunto e contribuiranno all’attività e al lavoro per la Lega Pro che stiamo portando avanti assieme ai club da quasi tre mesi». Il club giallorosso in una nota si congratula con il proprio presidente per la nomina, augurandogli che questa nuova avventura possa contribuire nell’apportare il rinnovamento da lui auspicato.
Ore 15.40 – (Mattino di Padova) Li chiamano satanelli, e la ragione c’è: nello stemma del Foggia ci sono due diavoletti che tengono in mano un tridente per pungere e spingono con i piedi un pallone. Ìndiavolati o morsi dalla tarantola, fate voi, la sostanza è che quella di Roberto De Zerbi è una squadra che ha inflitto al Cittadella la più sonora batosta della stagione, per di più in una finale di Coppa Italia. E che il trofeo sia stato pesantemente ipotecato dai rossoneri pugliesi lo testimonia non solo il risultato (netto) messo in cassaforte dopo appena 25’ del primo tempo, ma anche e soprattutto la differenza di passo, e di ferocia agonistica, emersa allo “Zaccheria”, davanti a quasi 5.000 tifosi in estasi. Citta in bambola. Si può parlare di partita vera quando una squadra gioca e l’altra per un tempo sta a guardare, colpita come un pugile sul ring da uno, due, tre ganci che la annichiliscono al punto da rischiare la goleada? È come se Coralli & C. fossero rimasti con tutto, testa e gambe, negli spogliatoi, perché non ci hanno capito nulla. Che il Foggia, oltretutto in formazione-tipo o quasi, avrebbe attaccato subito a spron battuto non ci voleva molto a prevederlo, ma la facilità disarmante con cui è riuscito a bucare a ripetizione la retroguardia padovana, quella nessuno l’avrebbe immaginata. Del resto, se ti presenti al primo match della doppia sfida con una difesa rinnovata per tre/quarti (a casa Pascali e Scaglia, Benedetti fra le riserve) e un centrocampo in cui chiedi a Sgrigna di cantare e portare la croce, quando il ruolo non gli appartiene, non puoi pretendere che la ciambella ti riesca sempre con il buco. In Veneto, oltre ai due centrali, poi, sono rimasti i tre dell’attacco Chiaretti, Litteri e Jallow, e per quanto siano sostituiti da Bizzotto, Coralli e Bonazzoli, il peso offensivo è minore. Ma la “filosofia” era stata chiara sin dall’inizio della competizione: far fare esperienza ai giovani migliori del vivaio e dare spazio a chi, giocoforza, in campionato è costretto a starsene in panchina. Peccato che a tradire l’emozione di un appuntamento così importante siano stati proprio i due ragazzi della Berretti inseriti nell’undici di partenza: Amato a sinistra e Varnier al centro. Mai in grado di arginare nè la coppia Angelo-Sarno nè lo scatenato Iemmello, bomber del girone C con 17 reti. Che dolori dietro. Preso d’infilata sin dai primi minuti, e salvato più volte da Vaccarecci, il Citta cade la prima volta al 14’: Sarno riceve a destra un bel pallone da Sainz-Maza, sfuggito via, con un cambio di passo, a Sgrigna, e con una finta mette a sedere due avversari, battendo Vaccarecci. Il raddoppio arriva al 21’: lancio di Loiacono per Angelo, che trova un’autostrada davanti a sè e pennella un cross basso sotto porta per Iemmello, il quale al volo mette dentro. Tris al 25’, sugli sviluppi di una rimessa laterale, sempre sotto la tribuna: Angelo serve con le mani il centravanti rossonero, che parte come un treno, si… fuma Cappelletti e realizza facendo passare il pallone tra le gambe del portiere. Coralli-gol e Sarno chiude. Nella ripresa, ovviamente pago, il Foggia molla un po’, pagando dazio: al 5’ un cross lungo di Sgrigna trova Coralli, all’altezza del secondo palo, pronto a colpire di testa e la sfera s’infila tra palo e portiere. La fiammella della speranza si spegne al 26’, quando la squadra di De Zerbi mette il sigillo alla sua magica serata con Sarno, che ribatte di testa nella porta vuota la sfera respinta con un gran volo da Vaccarecci su “botta” di Riverola. Nel finale viene espulso Narciso, per aver toccato il pallone di mano fuori area, e con le sostituzioni già esaurite De Zerbi è costretto a schierare fra i pali Vacca. Il quale devia provvidenzialmente sul legno una punizione di Benedetti (42’) e poi esce a valanga su Coralli lanciato a rete (44’). Il 14 aprile, al Tombolato, serviranno 3 reti al Citta per mettere le mani sul trofeo, senza subirne alcuna. Onestamente, la vediamo molto dura. A meno che i granata non s’inventino un… miracolo.
Ore 15.20 – (Mattino di Padova) «Pentito di aver lasciato fuori tanti titolari? No, questo gruppo ci ha portato fin qui e ha meritato di giocarsi la finale». Roberto Venturato non ritiene di aver nulla da rimproverarsi al termine del match. «Credo che nel primo tempo il Foggia abbia giocato meglio, mentre nel secondo siamo emersi noi, che avremmo meritato anche di realizzare un paio di gol in più. Purtroppo il divario, a quel punto, era troppo ampio». Nonostante il pesante ko, il l tecnico del Cittadella è ben lungi dall’essere rassegnato alla medaglia d’argento: «C’è ancora il ritorno davanti, servirà una prestazione importante, ma ce la potremo giocare. «Nel primo tempo abbiamo pagato un po’ di inesperienza, subendo qualche ripartenza di troppo, ma era giusto premiare chi ci ha condotto in finale», il commento del d.g. Stefano Marchetti.
Ore 15.00 – (Corriere del Veneto) Servirà un miracolo, fra due settimane al Tombolato, per ribaltare un verdetto che pare scritto su pietra. Allo Zaccheria la finale di andata della Coppa Italia di Lega Pro si tramuta in un incubo per il Cittadella: che sbanda, ondeggia, traballa, prende sberle da tutte le posizioni e incassa tre gol in 24 minuti. Poi si rialza, segna, ma di reti ne subisce una quarta, quanto basta per mettere al riparo il Foggia da sorprese al ritorno. Difficile immaginare un 3-0 al Tombolato, ma il calcio è strano e non si sa mai. I primi trenta minuti sono a senso unico. Il Foggia, caricato a mille anche dal grande pubblico di casa, attacca a folate da tutte le posizioni, Angelo sulla fascia destra schianta Amato, saltato come un birillo ripetutamente e propizia due gol e almeno altre tre nitide occasioni. Il vantaggio arriva al 13’, grazie a un ottima intuizione di Sarno, che si sposta il pallone con un tocco delizioso e buca Vaccarecci. Il Cittadella è in bambola, sbanda paurosamente, Coralli si mangia un gol, ma poi è notte fonda. Angelo sfonda, Iemmello colpisce al 21’ e al 24’ e potrebbe farlo almeno altre due volte. Al 24’ siamo 3-0, se alla mezzora si fosse sul 5-0 nessuno avrebbe potuto sollevare la benché minima obiezione. Il Cittadella si vede negli ultimi dieci minuti e si affaccia pericolosamente al 44’ con Minesso, che costringe Narciso a una difficile respinta, sulla ribattuta Bonazzoli spara a lato davvero male. In apertura di ripresa una fiammata granata riapre, almeno temporaneamente, il discorso: Sgrigna (4’) si muove bene e innesca Coralli, bravo a infilare di testa Narciso. Il gol del 3-1 potrebbe essere bissato dallo stesso Coralli, che all’8’ si vede stoppato in extremis da una disperata uscita di Narciso. Venturato aveva in precedenza corretto la squadra, togliendo un Amato in tilt totale e Bizzotto e inserendo Benedetti e Maniero. Con il passare dei minuti la spinta, però, si esaurisce e arriva, al contrario, il 4-1: lo firma il migliore in campo, quel Sarno che fa il bello e il cattivo tempo sfruttando un Vaccarecci tutt’altro che irreprensibile. Nel finale c’è pure il rosso a Narciso per fallo di mano fuori area su azione di contropiede con Sgrigna lanciato a rete, decisione contestatissima da De Zerbi, che rischia a sua volta l’espulsione per proteste. I cambi sono finiti e in porta va Vacca, bravo immediatamente a respingere sulla punizione a giro di Benedetti e a fermare pure Coralli proprio allo scadere. Recupero convulso, Sarno sfiora il 5-1, Coralli va giù in area e reclama un rigore. Si prosegue, è 4-1.
Ore 14.40 – (Corriere del Veneto) Una remuntada epica. Ci vorrebbe un’impresa storica, fra due settimane al Tombolato, per rimettere in piedi una finale di Coppa Italia che sembra purtroppo indirizzata chiaramente al Foggia. Roberto Venturato, a caldo, rende onore agli avversari, ma rivendica anche quanto fatto in un secondo tempo decisamente migliore rispetto a quanto visto nei primi 45 minuti da incubo: «Dispiace per questo passivo – evidenzia l’allenatore granata – nel primo tempo loro hanno fatto davvero bene, nel secondo tempo siamo usciti fuori noi e avremmo meritato un paio di gol in più rispetto a quanto abbiamo prodotto. Mettere qualche titolare in più? Non direi, è giusto che chi ci aveva portato sin qui avesse il giusto riconoscimento. L’espulsione di Narciso credo sia stata nettissima, era fallo da ultimo uomo e su questo non credo si possa discutere. Al ritorno dovremo giocare alla morte per cercare di ribaltare il risultato». Serata difficile per la difesa granata, in cui neppure il giovane Marco Varnier è riuscito a salvarsi. Contro un avversario come Pietro Iemmello, del resto, era difficile fare di meglio: «Peccato non essere riusciti a segnare il 3-2 – spiega il difensore granata a Raisport – a inizio ripresa l’avevamo riaperta, se fossimo riusciti a fare anche il secondo gol probabilmente la partita sarebbe definitivamente cambiata. Non ci arrendiamo, ma adesso è dura». Molto soddisfatto il direttore sportivo del Foggia, per il resto in silenzio stampa: «Abbiamo vinto meritatamente – dice Giuseppe Di Bari – i ragazzi hanno prodotto una prestazione eccellente e credo che il divario sia giusto. Non è ancora finita, fra due settimane dovremo scendere in campo con lo stesso spirito e cercare di difendere questo vantaggio».
Ore 14.10 – (Mattino di Padova) Nonostante il recupero di Daniele Corti, ripresosi dall’infortunio al ginocchio e aggregatosi alla squadra ieri per la prima volta dopo un mese, quello di Cuneo sarà un Padova in emergenza, soprattutto in difesa. Nonostante le sensazioni positive degli ultimi giorni Matteo Dionisi e Armando Anastasio non ce la faranno a essere pronti per domenica, e per questo il tecnico Pillon, per non snaturare una squadra che con il 4-4-2 rende al meglio, è pronto a lanciare un terzino destro completamente nuovo: Rosario Bucolo. Mossa a sorpresa. Sono arrivate brutte notizie da Matteo Dionisi: la lesione muscolare al polpaccio destro non è ancora guarita, e per questo si allungano i tempi del suo recupero. E anche se Armando Anastasio, che potrebbe recuperare dalla leggera distorsione alla caviglia patita martedì, ma che verosimilmente sarà pronto al massimo per la panchina, e la contestuale squalifica di Diniz, il reparto arretrato è ridotto all’osso, ai soli Favalli, Sbraga e Fabiano. E per questo, nei gironi scorsi, era spuntata anche l’ipotesi che il tecnico di Preganziol potesse puntare su una difesa a tre. Niente da fare: Pillon non pare deciso a cambiare l’impostazione tattica che negli ultimi mesi ha dato un nuovo volto alla squadra biancoscudata, e per questo, in posizione di terzino destro, potrebbe schierare il centrocampista catanese. Bucolo, tornato a tastare il campo di gioco mercoledì scorso nei venti minuti finali contro la Cremonese, negli ultimi due giorni è stato provato in quella posizione nel corso degli allenamenti alla Guizza, e potrebbe essere l’uomo giusto per tamponare l’emorragia di difensori con la quale i biancoscudati si presenteranno domenica al “Fratelli Paschiero”. In mezzo non va meglio. Ma nemmeno a centrocampo Pillon può dirsi tranquillo: con lo spostamento indietro di Bucolo, e con la squalifica di De Risio, rimangono due soli centrocampisti centrali pronti a prendersi la cabina di regia al cospetto del Cuneo: sono Mazzocco e Baldassin, che potrebbero così comporre una giovanissima coppia di mediani. Daniele Corti, che ieri ha ripreso ad allenarsi con la squadra saltando solo la partitella finale, sarà pronto a subentrare eventualmente nel finale di gara, se ce ne sarà bisogno. Torna Petrilli? In avanti i giochi sono fatti: tra Altinier, arrivato a quota 11 reti in stagione, e Neto Pereira, che invece è fermo a quota sette (e ha segnato due soli gol nel girone di ritorno), la coppia di attaccanti è fatta. Sulle corsie esterne, invece, potrebbe esserci qualche novità. Nicola Petrilli si candida a una maglia da titolare, e negli ultimi giorni è stato il più presente sull’out di sinistra nel corso dei test anti-Cuneo. Sulla destra, invece, sono stati alternati Ilari e Finocchio, segno che uno dei due, a meno che le carte in tavola non cambino ancora nel corso degli ultimi due allenamenti (oggi alle 15, e domani alle 10, prima della partenza), sarà costretto a finire in panchina.
LEGA PRO
Ore 13.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) A nove giornate dal termine del campionato, la domanda è a quanti punti sarà fissata la quota salvezza. Spesso vengono indicati i 50 punti, ma l’esperienza delle scorse stagioni ha mostrato come l’obiettivo si possa centrare con qualche punto in meno, e magari rischiare i playout pur raggiungendo quella cifra. Gli scorsi tornei hanno visto il Vicenza retrocedere per due stagioni consecutive (2011/2012 e 2012/2013) a alla 33esima i punti raccolti erano in entrambi i casi 32. Due in meno di oggi allo stesso turno, e con l’importante differenza che allora il distacco dalla zona salvezza era abbastanza ampio, mentre oggi la permanenza in serie B si trova solo due punti sopra. Altro elemento che può dare coraggio alla truppa di Franco Lerda è che, a nove giornate dal termine del torneo, le rimonte dal quart’ultimo posto alla salvezza diretta non sono state rare. Lo spazio per uscire dalla zona playout c’è come dimostrato dall’Ascoli nella stagione 2011/2012 e dal Padova nel 2009/2010. E non sono esclusi nemmeno crolli clamorosi, come nel campionato 2010/2011 quando a retrocedere furono Triestina, Portogruaro e Frosinone, con il Piacenza che a nove giornate dal termine sembrava al sicuro lontano dalla zona pericolosa ma poi franò, retrocedendo in Lega Pro dopo aver perso i playout giocati contro l’Albinoleffe. Le note dolenti per il Vicenza arrivano nella stagione 2011/2012 quando a retrocedere direttamente furono l’Albinoleffe, il Gubbio e la Nocerina, con i biancorossi che persero i playout contro l’Empoli di Tavano e Maccarone, partita in cui si fecero rimontare dal 2 a 0, sbagliando con Paolucci il rigore della salvezza. Peggio andò nella stagione successiva, che il Vicenza giocò in serie B grazie alla riammissione resa possibile dalla retrocessione del Lecce per illecito sportivo. I biancorossi scivolarono di nuovo in Lega Pro con Grossetto, Pro Vercelli e Ascoli, e pur classificandosi al quart’ultimo posto non disputarono i playout in quanto il distacco con la quint’ultima (la Virtus Lanciano) fu superiore ai quattro punti. Per quanto la storia dei campionati scorsi sia di volta in volta diversa, una componente che ha sempre deciso la permanenza in B è data dagli scontri diretti, in cui i punti in palio valgono veramente doppio. Nella volata finale il Vicenza affronterà sabato prossimo al «Menti» il Livorno, la Salernitana in trasferta alla 37esima, e il Latina alla penultima giornata in terra laziale. Ma l’ago della bilancia sarà la Salernitana che negli ultimi nove turni affronterà ben sette dirette rivali; i campani giocheranno all’Arechi contro Latina, Vicenza, Livorno, Modena e Como, e saranno ospiti di Pro Vercelli e Ascoli.
Ore 13.20 – (Giornale di Vicenza) Stessi esercizi, preparatore diverso. Anche l’allenamento di ieri pomeriggio, come già accaduto giovedì scorso, è stato utilizzato da Franco Lerda per concedere alla squadra uno scarico fisico e mentale, dopo un inizio di settimana particolarmente intenso: i calciatori biancorossi, lasciati liberi di giocare a torello in cerchio scherzando tra loro per mezz’ora, poi si sono dedicati ad una serie di giochi pensati per abbinare esercizio fisico e lucidità mentale. A dirigerli in campo, però, non c’era più come preparatore atletico Francesco Bulletti. In effetti, già dall’inizio di questa settimana si era notata un’altra presenza al Morosini a cadenzare le corse dei giocatori; ora è acclarato che non si tratta di una sostituzione momentanea, ma di un passaggio di testimone permanente. Bulletti, infatti, ha risolto il contratto con il Vicenza dopo appena due settimane per problemi familiari; al suo posto, quindi, è stato chiamato Marco Bresciani, già preparatore atletico di Beppe Scienza alla Feralpi Salò, alla Cremonese e all’Alessandria. RAICEVIC C’È. Tra i biancorossi ieri mattina è tornato in gruppo come previsto Filip Raicevic, dopo le due partite disputate con la nazionale del Montenegro (venti minuti contro la Grecia, quaranta con la Bielorussia). Il giovane centravanti è parso in buone condizioni, quindi domani potrà prendere il posto dello squalificato Ebagua. I RECUPERI. Fa piacere segnalare i rientri in gruppo anche di D’Elia, Giacomelli ed El Hasni, dunque abili e arruolati per la partita del Menti. Proveranno a stringere i denti pure Laverone e Modic, che però lamentano ancora dolore e non potranno essere al meglio, così come Pinato: il mancino ieri inizialmente si è allenato con i compagni, ma poi ha avvertito nuovamente fastidio dietro la coscia destra e prudenzialmente si è limitato ad una corsa blanda da solo. Stamane rifinitura a porte chiuse al Menti.
Ore 13.00 – (Giornale di Vicenza) Per molti portieri la consacrazione arriva con la maturità calcistica, dopo i 25 anni. Ivan Pelizzoli, presentato ieri come nuovo numero 12 del Vicenza, è andato controcorrente, raggiungendo i vertici quand’era ancora molto giovane: titolare in serie A nell’Atalanta a soli 19 anni; l’anno dopo già riserva nella Roma campione d’Italia; debutto in Nazionale a 22 anni grazie a Giovanni Trapattoni; bronzo olimpico ad Atene nel 2004 quando ne aveva 23, e nello stesso anno premio come “Saracinesca d’Oro” (portiere meno battuto in Europa: appena 13 reti su 31 partite con la maglia della Roma). Poi, però, è iniziata un’imprevista parabola discendente, causata anche da alcuni infortuni, prima del trasferimento in Russia al Lokomotiv Mosca nel gennaio 2007, a 26 anni.IL RIMPIANTO. Proprio all’esperienza russa è legato il grande rimpianto di Pelizzoli: «Col senno di poi, ho capito che accettando di lasciare l’Italia in quel momento mi sono precluso un futuro in serie A – ricorda -. In Russia ho vissuto un’esperienza umana fantastica, ma dal punto di vista sportivo non è andata bene, anche per il livello piuttosto scarso di quel campionato. E una volta tornato, purtroppo, ero fuori dal giro».VOGLIA DI RIVALSA. Rientrato in Italia nel 2009 con l’AlbinoLeffe in serie B, Pelizzoli negli anni successivi ha convissuto con l’emergente Mattia Perin prima al Padova, poi al Pescara. Nell’ultima stagione ha difeso la porta dell’Entella fino alla fine del novembre 2014, quando si è gravemente infortunato alla spalla sinistra. «A 35 anni, arrivato in primavera senza contratto, ormai non ci speravo quasi più per quest’anno, anche se ho sempre continuato ad allenarmi con la Grumellese, formazione di serie D, attendendo una chiamata – racconta -. Quando ho saputo dell’interessamento del Vicenza, ho colto al volo questa opportunità: ho grande entusiasmo e voglia di rivalsa».VISITE OK. Il direttore sportivo Antonio Tesoro, presentando l’ultimo acquisto biancorosso, ha rassicurato tutti sulla sua integrità fisica: «Siccome girava la voce che fosse infortunato, abbiamo fatto svolgere tutti gli accertamenti dal dottor Ragazzi con scrupolo – ha spiegato -. I responsi sono stati confortanti, quindi sono molto felice di aver portato a Vicenza un portiere come lui, probabilmente il più forte fra quelli disponibili. Mi ero lamentato che, come nuovo ds, non potevo operare subito sul mercato: hanno voluto accontentarmi con la ricerca al volo di un sostituto per Vigorito…», ha scherzato Tesoro, dicendo che Pelizzoli «potrebbe essere a disposizione per il Livorno».ESPERIENZA PER IL GRUPPO. In un momento così delicato, anche l’esperienza del nuovo portiere potrebbe risultare utile al gruppo: «Sono qui per dare il mio contributo in campo, in panchina o anche solo in spogliatoio e in tribuna: il modo lo deciderà l’allenatore – dice Pelizzoli -. Conta solo la salvezza».
Ore 12.40 – (Giornale di Vicenza) Dare continuità a quanto fatto ad Ascoli e come gioco e come punti. Questo l’imperativo che il Vicenza si deve dare domani, nella gara al Menti, contro il Livorno dell’ex Franco Colomba. Scontro diretto ad alta tensione, perchè c’è la possibilità di affossare una contendente pericolosa. Il tecnico Franco Lerda a testa bassa prosegue il suo lavoro, ma ci tiene a sottolineare: «Malati eravamo e malati ancora siamo». Come dire: la vittoria ad Ascoli non ci deve far montare la testa. E poi fa un’ulteriore precisazione: «Ricordiamoci che da qui alla fine saranno tutte finali, ogni gara sarà decisiva».La vittoria ad Ascoli ha fatto bene…Ovvio: oltre ad aver portato i tre punti ci ha dato – risponde Lerda – uno stato d’animo diverso, perchè questi ragazzi venivano da due mesi in cui la vittoria gli era sempre sfuggita e dunque si era creato anche una specie di blocco psicologico.Arrivate a questa gara importantissima con il Livorno in condizioni assai migliori.Di sicuro stiamo meglio sia da un punto di vista fisico, che mentale, rispetto a quando sono arrivato, ma non facciamo nemmeno l’errore di pensare di essere guariti, invece è positivo sapere che abbiamo trovato la cura efficace e proprio per questo verrà riproposta.E la “cura” in cosa è consiste?Soluzioni tecnico-tattiche, il modo di stare in campo, lo spirito di gruppo e di sacrificio che è stato totale da parte di tutti i giocatori, insomma questi aspetti messi assieme ci hanno permesso di vincere una gara nonostante fossimo per l’ennesima volta in inferiorità numerica.Sarà intervenuto nello spogliatoio per porre rimedio a questa situazione.I ragazzi sono i primi a patire questi avvenimenti, ovvio ci siamo detti delle cose, ma visto che sono persone intelligenti e mature sanno bene che in inferiorità numerica rendono la vita difficile a chi resta in campo, però a me piace sottolineare il lato positivo delle cose.Sottolinei.Vincere trovandoci in dieci contro undici è stata un’iniezione di fiducia ancora maggiore, sappiamo che non deve più succedere e guardiamo avanti ma lo facciamo sì con fiducia, ma anche con umiltà.Tornate al Menti che fino ad ora è stato amaro per il Vicenza, solo due le vittorie raccolte.Faremo di tutto per toglierci questo handicap, perchè giocare in casa deve sempre essere un valore aggiunto e non una penalizzazione, ma io sono certo che sapremo interpretare bene la gara e che faremo di tutto per sfatare anche questo tabù.Si è dato una spiegazione?Difficile intanto perchè non ho visto tutte le gare e poi le spiegazioni possono essere molteplici, detto questo a me interessa il mio percorso. Da quando sono arrivato abbiamo azzerato tutto e siamo ripartiti gara dopo gara, domani ci aspetta un’altra finale, ma io credo che dopo la strameritata vittoria ad Ascoli i miei ragazzi scenderanno in campo col piglio giusto e con la mente libera, convinti di mettercela tutta per portare a casa l’intera posta.Raicevic come l’ha visto dopo l’impegno con la sua nazionale?È arrivato mercoledì sera e oggi( ieri per chi legge) ha fatto la rifinitura che io di solito tengo di scarico, sta bene, ha giocato anche con il Montenegro e quindi è a posto.Avere in questo finale di campionato Raicevic al meglio sarà importante.Per me i giocatori sono tutti importanti, certo non siamo tantissimi, ma proprio per questo dico anche sempre ai ragazzi che devono saper gestire bene pure la vita privata, perchè sarà fondamentale, qui si deve capire che ci salveremo, ne sono stra-convinto, ma lo faremo raccogliendo nel vero senso della parola anche le briciole da terra, cioè curando tutto fin nei minimi particolari.Si va verso la confera del modulo col 4-2-3-1?Sì, in questo momento è lo schema più consono a noi.L’arrivo di Pelizzoli?Vigorito ha come sapete il problema alla spalla, adesso vediamo, valutiamo come si sente Ivan, ma se ce ne sarà bisogno ci darà una mano.Si aspetta un Livorno pronto a giocare a viso aperto?Io guardo in casa mia, l’importante è che i ragazzi si adattino a giocare a seconda delle situazioni che si trovano davanti così come è successo ad Ascoli.
SERIE B
Ore 12.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Verona) Restano le briciole nella stagione dell’Hellas. Lunedì il Verona sarà a Bologna per tentare di incollare dei pezzi già disintegrati da mesi. Prima della sosta pasquale la sconfitta con il Carpi è stato il capolinea per la formazione di Gigi Delneri. Rimane soltanto l’ipotesi di un blitz al Dall’Ara per dare una prospettiva meno deprimente agli al finale di campionato. Centrando, magari, quella vittoria esterna che al Verona manca da poco meno di un anno. L’ultimo successo fuori casa è datato 20 aprile 2015. L’Hellas sbancò con la Fiorentina, spinto da Rafael, che parò un calcio di rigore battuto da Diamanti, e da Obbadi, che mise in rete il pallone che valse l’1-0. Quei tre punti furono, virtualmente, il sigillo della salvezza, colta dieci giorni dopo, con l’1-1 con la Sampdoria. Il digiuno in trasferta dell’Hellas dura da allora. Non che sia una novità, nel passato gialloblù, che in Serie A la stagione si chiudesse senza affermazioni esterne. Perfino nei luminosi anni ’80 il Verona rimase a secco: non vinse in trasferta per due anni e mezzo, dall’1-0, gol di Silvano Fontolan, con cui sconfisse a domicilio l’Ascoli, del 5 aprile 1987, a quello, firmato da Alfonso Bertozzi, del 3 dicembre 1989 allo stadio Ferraris con il Genoa. Ma nel 1987-88 e nel 1988-89 restò in Serie A, seppure con risultati inferiori alle attese. Retrocesse, invece, nel 1991-92, altra stagione priva di vittorie in trasferta, e lo stesso copione si ripeté nel 1996-97. In precedenza, il Verona non aveva mai vinto fuori casa nel 1957-58, e andò in B, nel 1971-72 (salvandosi) e nel 1978-79 (retrocessione). Nel 2000-2001 l’unico colpo esterno, ottenuto per 2-1 col Parma, consentì all’Hellas di restare in corsa e di agganciare, poi, lo spareggio vinto con la Reggina. Il Verona, va a Bologna per cancellare almeno uno dei tanti record negativi che hanno fatto da contorno ad un’annata disastrosa. Ma contro si troverà la squadra di Donadoni che, nonostante un lieve appannamento negli ultimi tempi, non vorrà regalare nulla.
Ore 11.50 – (L’Arena) Possesso palla e tattica ieri allo Sporting Center. Si avvicina la sfida al Bologna e continua la preparazione dei gialloblù in vista del match del Dall’Ara. Dopo la mattinata trascorsa in palestra, possesso palla in apertura dell’allenamento pomeridiano, poi tiri in porta e infine tanto lavoro tattico agli ordini di mister Delneri e del suo staff. Marrone ha abbandonato anzitempo la seduta per una ferita alla fronte a seguito di un fortuito scontro di gioco. Subito soccorso anche dal collaboratore tecnico Zanchetta, lk’ex del Carpi è stato medicato, ma non ha avuto particolari conseguenze. Moras è rientrato dagli impegni con la propria Nazionale e ha svolto lavoro differenziato insieme al preparatore Bellini. Terapie per Fares. Oggi in programma una seduta a porte aperte a partire dalle 15. Il Verona scende in campo per la Giornata Mondiale dell’Autismo. Dal oggi al 13 aprile, momento in cui verranno promosse una serie di iniziative volte a garantire risposte alle esigenze di queste persone speciali. Oggi con una delegazione del club , capitanata da Moras, parteciperà alla tavola rotonda in Gran Guardia alleore 11dal tema «In rete Pro-Autismi».
Ore 11.30 – (L’Arena) A Setti è stato chiesto se non si è mai pentito di aver lasciato il Bologna: «Mai, pur riconoscendo l’enorme importanza di una realtà come quella».Questa la risposta secca dell’imprenditore emiliano che guarda alla sua precedente esperienza con un po’ di tenerezza «se penso a dov’era il Bologna quando entrammo noi. Guaraldi è stato bravo a trovare un acquirente così».L’ha conosciuto Saputo?«Gli ho parlato due volte dieci minuti, non posso dire di conoscerlo. Ma mi ha fatto un’ottima impressione, educato, rispettoso, umile. Proprietà molto solida, possibilità di programmare e investire». Il presidente del Verona ha proseguito l’intervista di Simone Monari parlando di Donadoni: «grande tecnico» e Diawara: « gran colpo. Uno da Premier».Sulla gara di lunedì che potrebbe sancire la salvezza matematica del Bologna, Setti non carica più di tanto la posta in palio. «Se anche il Bologna non fa punti , poi ci sono altre sette partite. Gliene basta uno, toh, due. Non diciamo sciocchezze». È già salvo il concetto espresso da Setti, che poi ha continuato: «Piuttosto speriamo sia una bella partita, noi difendiamo l’onore, il Bologna deve dare continuità ad una bella stagione. E poi è il Monday night».Maurizio Setti infine, è stato sollecitato anche su una recente dichiarazione di Di Vaio, che ha detto al Carlino: «Ricordo quando firmai il rinnovo biennale, anni fa al Bologna: Setti disse che era impensabile fare un contratto così a un 35enne. Ma lui ha fatto lo stesso con Toni. E giustamente». Ecco la risposta di Setti: «Intanto gli mando un caro saluto, ma gli ricordo che Toni ha sempre rinnovato anno per anno».
Ore 11.20 – (L’Arena) Bisogna dargliene atto, a Maurizio Setti. Quando vinceva, gli anni scorsi, le interviste le schivava. Soprattutto quelle coi giornali bolognesi. «Non m’andava di fare il fenomeno». Ora che sta per retrocedere in B, il presidente del Verona, che lunedì sera sfiderà il Bologna in quel Dall’Ara che lui conobbe da numero 2 rossoblù, va a ruota libera. Di solito non succede. «Non ce n’è andata dritta una, ma è una lezione. Ho fatto i miei errori e quando sarà il momento dirò tutto pubblicamente». Maurizio Setti si racconta così a La Repubblica in vista della sua sfida speciale col Bologna di cui era stato vice-presidente.Molte le cose in chiave rossoblù, alcune già più o meno note, ma altre che nelle virgole o nei «finali» ci raccontano un presidente un po’ meno arrembante e più riflessivo. Prendete la questione relativa all’addio di Mandorlini. Setti ha sempre detto che avrebbe dovuto intervenire prima, sentite cosa ha detto a La Repubblica:«Sì forse avrei dovuto mandarlo via prima, pur sapendo che aveva tante attenuanti, perché abbiamo avuto fino a 11 giocatori infortunati, 7-8 di media. Ci allenavamo coi Primavera, un avvio pazzesco. E poi lui aveva fatto 100 punti in due anni, non me la sono sentita. Da noi ha fatto ottime cose, non lo dimentico. Però si, dovevo mandarlo via prima. Anche se poi, a dirla tutta, non so cosa sarebbe cambiato». A vedere i risultati, purtroppo, non è cambiato molto. «Potevamo ancora svoltare, fra gennaio e febbraio abbiamo raccolto ottimi risultati» racconta Setti, «poi dopo aver vinto col Chievo c’è stato il tracollo. Quando pensavo avremmo potuto agganciare le altre. È una retrocessione, ma non è la fine del mondo. Si riparte e l’anno prossimo cercheremo di tornar su: lo devo ad una piazza come questa e ad una tifoseria che non ha eguali, credo, al mondo».
Ore 10.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Verona) Sarà Maurizio Mariani a dirigere Chievo-Palermo, domenica pomeriggio al Bentegodi. Caso curioso, il fischietto romano ha arbitrato anche il match del girone di andata, vinto dai rosanero per una rete a zero, gol di Gilardino. Da allora i percorsi delle due squadre sono stati diametralmente opposti: il Chievo ha messo la barra a dritta e naviga oggi in acque tranquille con dieci punti di margine sul Palermo, che invece è stato risucchiato da Carpi e Frosinone e si trova impantanato nella lotta per non retrocedere. La gara è estremamente delicata per la truppa di Walter Novellino e un’eventuale sconfitta potrebbe aprire orizzonti ancora più bui da qui alla fine della stagione. Lo sanno bene all’ombra del Monte Pellegrino, dove nonostante la precaria posizione in classifica ostentano fiducia. Ieri mattina ultimo allenamento in città, poi partenza per Verona, anticipando così di due giorni la trasferta con un mini ritiro. Il tecnico campano ha così commentato il difficile momento con la stampa: «Da situazioni così si esce solo col lavoro. Da qui alla fine dovremo lottare: solo così potremo dire la nostra. Ci manca un risultato, un po’ di fortuna. Il Chievo? Io devo guardare al Palermo, ho stima per gli avversari ma noi dovremo fare il nostro percorso. Durante la sosta ho potuto conoscere meglio alcuni ragazzi. Con un po’ di serenità tutti potranno rendere di più». Al Bentegodi domenica tornerà Stefano Sorrentino: cinque anni e mezzo a Verona non si dimenticano. L’addio a gennaio di tre anni fa non fu per così dire idilliaco. Da Veronello hanno già fatto sapere che non sono disposti a fare sconti di alcun tipo. Il portierone di Cava dei Tirreni, che in questi giorni ha compiuto 37 anni, ha parlato della partita ai microfoni di Sky Sport: «Conoscendo i miei vecchi compagni sarà difficilissima, non regaleranno nulla. Andiamo a Verona per portare a casa punti, cercando di imporre il nostro gioco. Sono contentissimo di essere il capitano del Palermo e in quei 95 minuti non ci saranno amici».
Ore 10.30 – (L’Arena) Quattro gol alla Primavera, tre degli attaccanti schierati a segno e buone indicazioni in vista della sfida di dopodomani, domenica, al Bentegodi, contro il Palermo: continua senza intoppi – al di là dell’infortunio subito da Dario Dainelli – la preparazione del Chievo a Veronello a due giorni dalla ripresa del campionato.In particolare, dopo una fase di attivazione fisica iniziale, Pellissier e compagni hanno affrontato con impegno la tradizionale partitella del giovedì contro l’undici guidato da Lorenzo D’Anna (che domani sarà opposto al Verona in un derby delicatissimo). Il risultato finale è stato di 4-1 a favore della squadra di Maran, premiata dai centri di Pellissier, Inglese, Birsa e Floro Flores.Sarà Maurizio Mariani di Aprilia ad arbitrare il match di domenica contro i rosanero, valido per la 31esima giornata di Serie A, che si giocherà allo stadio Bentegodi alle 15. Gli assistenti saranno Giuseppe Stallone e Rodolfo Di Vuolo mentre il quarto uomo sarà Alberto Tegoni. Gli arbitri addizionali saranno Daniele Orsato e Fabio Maresca.
Ore 10.10 – (L’Arena) I suoi primi giorni di Chievo?«Mi guardavo attorno e vedevo tutta gente brava tecnicamente ma veniva da un’annata negativa. Io ero retrocesso in C1, Corradi non giocava a Cagliari, Perrotta era andato in B col Bari, Eriberto a Bologna il campo lo vedeva poco. Tutti avevano però grandissime motivazioni. Il primo Chievo ragionava così».Le facce di quella squadra?«Tantissime, Lanna e Corradi soprattutto. Ancora oggi sono due miei grandi amici».Il primo Chievo di Serie A è stato davvero irripetibile come continua a ripetere Delneri?«Dopo il Milan di Sacchi negli ultimi anni nessuno ha prodotto innovazione quanto quel Chievo. Una realtà unica al mondo». Addirittura?«Andavamo in campo ovunque con due punte, due ali d’attacco, un incursore come Perrotta o il sottoscritto, in B. E tantissimi giocatori offensivi. Quel giocattolo non l’ha prodotto più nessuno. Nemmeno Delneri, pur provandoci in altre piazze».Anche a Palermo però lei non se l’è passata male…«Vero, ma quando c’ero io Palermo era un’altra realtà. Arrivammo quinti al primo anno, in città si respirava un’atmosfera incredibile. Quattro di noi da lì a poco sarebbero andati in Germania a vincere il Mondiale. C’era un grande diesse come Rino Foschi, c’erano tecnici come Guidolin e Delneri, giocatori fortissimi. Penso a Barzagli, che il Palermo prese proprio dal Chievo. Adesso è diverso, queste componenti non ci sono. La situazione anzi è molto critica e, lo dico a malincuore, difficile da raddrizzare».Il Palermo domenica sarà più motivato del Chievo?«Non direi, non è l’ultima o la penultima giornata quando una squadra già salva può effettivamente essere rilassata. Otto partite sono tante per fare questi discorsi». Come se la giocheranno allora i rosanero al Bentegodi?«Dal Palermo mi aspetto una gara molto difensiva per poi cercare di sfruttare un contropiede o un calcio piazzato per provare a vincere, perché il pareggio servirebbe fino a un certo punto».Il suo ritratto di Zamparini?«È sempre stato un vulcano ma quando c’ero io le condizioni erano ottimali. Qualche sfuriata la faceva però quello era un gruppo di persone forti con un grandissimo capitano come Corini e giocatori di temperamento come Toni, Zauli, Barzagli, Grosso, lo stesso Morrone… Che riuscivano ad assorbire quelle uscite nel modo più giusto».E la sua riproduzione della Coppa del Mondo dov’è?«A casa ma ormai la guardo poco. La testa non è più quella del giocatore. Adesso voglio allenare, sempre però facendo un passo alla volta. Non si ottiene tutto e subito, il Chievo mi ha insegnato anche questo».
Ore 10.00 – (L’Arena) Al Chievo ha visto per la prima volta la Serie A, al Palermo è diventato campione del mondo. Simone Barone, originario di Nocera Inferiore, entrò a Veronello a 22 anni, appena sceso in C1 con la Virescit nella Serie B vinta dal Vicenza di Edy Reja e col Chievo di Miani e Balestro salvo con due punti sulle quartultime Pistoiese e Cesena. «Sono arrivato ragazzo e me ne sono andato uomo», la sintesi di Barone d’oggi, a ruota libera a «Fuorigioco», su RadioVerona, nella settimana in cui i suoi pensieri non potevano non correre verso il Bentegodi. Il calcio a quasi 38 anni l’ha portato al Parma, allenatore della Juniores Nazionale prima in classifica anche grazie alla sua mano di tecnico sempre più capace, dopo gli esordi alle giovanili del Modena. Senza mai dimenticare i primi passi: «Il Chievo è stata la base della mia carriera, al Chievo sono cresciuto e capito tante cose. Della vita, oltre che del calcio».Dov’è la magia di Veronello?«In meccanismi che ormai vanno avanti da soli, difficili da spiegare se non ci sei dentro. Chi arrivava al Chievo veniva subito integrato in un gruppo eccezionale, costruito attorno ad uno zoccolo duro che ti faceva capire immediatamente quel che dovevi fare. Non è un caso che da Veronello siano passati giocatori come Perrotta o Barzagli e straordinari allenatori come Gigi Delneri. Alla base di tutto, però, c’è sempre stata la società».Avrebbe mai immaginato un Chievo così a lungo in Serie A?«Rimanere a certi livelli per così tanto tempo era impensabile quando al Chievo c’ero io, anche se era chiaro che qualcosa di grande stava nascendo». Perché?«Perché c’erano persone molto esigenti, grandi lavoratori con un’attenzione particolare per gli aspetti e morali. Si sceglieva sempre l’allenatore giusto, sempre i giocatori e i giovani giusti. Il cuore dello spogliatoio poi tracciava la strada. Vedo realtà più importanti sulla carta retrocedere o rischiare ogni anno, questo fa capire quanto sia stato bravo il Chievo a restare costantemente in Serie A».
Ore 09.40 – (Messaggero Veneto) Il Napoli rischia di presentarsi al Friuli senza uno dei suoi pilastri, quel Pepe Reina che sta facendo la differenza a difesa dei pali della porta partenopea, ma che molto probabilmente sarà costretto a marcare visita a causa dell’affaticamento muscolare al gemello mediale della gamba destra, rimediato nell’allenamento di ieri. Le condizioni del portiere saranno valutate nelle prossime 48 ore, decisamente troppo poche per scongiurare un forfait a questo punto annunciato, e che segnerebbe anche la prima assenza in campionato del portiere spagnolo. Dovesse andare così, sarà il portiere brasiliano Rafael a sostituire Reina tra i pali. Per Sarri è arrivata dunque una brutta notizia dopo quella ben più confortante riguardante il terzino destro albanese Hysaj, recuperabile per Udine dopo l’infortunio alla caviglia destra riportato in nazionale. A proposito di nazionali, Gonzalo Higuain è rientrato regolarmente ieri alla base dopo i 77 minuti giocati mercoledì notte a servizio dell’Argentina, vittoriosa sulla Bolovia. Al “Pipita” ieri è stata riservata una seduta di soli massaggi defaticanti, mentre Hamsik e Koulibaly hanno fatto corsa sul campo e scarico. Insigne, Mertens e Ghoulam hanno svolto un lavoro atletico e un allenamento aerobico. Gli unici nazionali a lavorare in gruppo sono stati Jorginho, Grassi ed El Kaddouri.
Ore 09.20 – (Messaggero Veneto) Sarà l’arbitro Massimiliano Irrati della sezione di Pistoia a dirigere Udinese-Napoli in programma domenica alle 12.30 al Nuovo Stadio Friuli griffato Dacia Arena. Il fischietto toscano sarà affiancato dai guardalinee De Luca e Schenone, quarto uomo Meli, gli addizionali saranno Massa e Fabbri. Il fischietto toscano, classe ’79, ha diretto 51 gare in serie A con il seguente scout: 24 vittorie casalinghe, 10 esterne, 17 i pareggi; 15 le espulsioni decretate, 11 i rigori assegnati. In questa stagione è stato uno degli arbitri più convincenti: ha diretto 13 partite, una dell’Udinese (1-1 a San Siro con il Milan) e una del Napoli (0-2 all’Olimpico con la Lazio). In quella occasione Irrati fece sospendere la gara per cori e buu razzisti nei confronti del difensore del Napoli Koulybali e ricevendo il giorno dopo l’approvazioni di molti calciatori di colore tra i quali anche l’udinese Badu che, guarda caso, se lo ritrovò di fronte pochi giorni dopo proprio a San Siro. Complessivamente sono cinque i precedenti dell’Udinese con l’arbitro Irrati e il bilancio è di due sconfitte con Torino (0-2) e Genoa (2-4) e tre pareggi rispettivamente con Sampdoria (2-2) Fiorentina (2-2) e quello già citato con il Milan. Sono invece sei i “precedenti” di Irrati con il Napoli: quattro i successi (Catania 2-1, Cesena 3-2, Verona in Coppa Italia 3-0 e Lazio 0-2) a cui bisogna aggiungere il pareggio con il Chievo (1-1) e una sconfitta sul campo del Torino il 1º marzo del 2015.
Ore 09.00 – (Messaggero Veneto) Il Napoli non è il Sassuolo, ma in vista della sfida ai secondi della classe Gigi De Canio sembra proprio intenzionato a riproporre la stessa Udinese che due settimane fa colse l’incoraggiante pareggio al Mapei Stadium. É questa la prima indicazione arrivata ieri dal Bruseschi, in una giornata che in gergo militare sarebbe definita come un “D-day”, visto l’avvio in grande stile delle grandi manovre sul fronte tattico. Non che le operazioni fossero rimaste in sospeso nei giorni precedenti, anzi, ma l’avere ritrovato il gruppo al completo, dopo i seccanti impegni delle nazionali, è stata l’occasione che De Canio attendeva grossomodo dal triplice fischio di Reggio Emilia. E ieri se n’è avuta proprio la conferma quando i 23 bianconeri a disposizione sono rimasti in campo per oltre due ore di allenamento intenso, condotto appositamente dalle 13 alle 15, in modo da abituare il fisico alla prestazione che sarà richiesta domenica, quando Irrati fischierà l’inizio del lunch match, alle 12.30. A quell’ora si avrà conferma, o smentita, di almeno un paio di punti rilevanti. Il primo è relativo alla formazione di partenza, sulla quale torneremo in seguito, mentre il secondo riguarda la mentalità offensiva, posta sempre al centro delle lezioni didattiche alla squadra. Fin dal suo arrivo, infatti, De Canio ha chiesto all’Udinese di tornare «a fare l’Udinese», invitandola a giocarsi la partita con la voglia di vincerla, e su questo mantra il tecnico sta battendo chiodo, con l’aggiunta delle linee guida opportune. «Io vi do delle idee, poi siete voi che dovete interpretarle, ma quello che vi chiedo è di giocare in verticale in fase di possesso palla quando vi smarcate tra le linee, e di essere veloci negli spostamenti sulla loro circolazione di palla». Eccone un paio, di quelle offerte ieri alla squadra dal “Deca”, che a Fernandes ha spiegato come inseguire Hamsik in fase di transizione, mentre ad Armero ha chiesto concentrazione, in modo da scattare in anticipo per portare pressione all’avversario di zona. Via così per ognuno dei giocatori catechizzati, compreso quel Duvan Zapata spronato a riprendere posizione al più presto, a non smettere di inseguire l’avversario e a fare gol con decisione anche in partitella, come poi il colombiano ha fatto. Tutti nomi che con tutta probabilità troveremo tra i titolari, sulla distinta domenica. Come anticipato, le prove lasciano supporre a una conferma in toto dell’undici di Reggio Emila, con Karnezis tra i pali, il recuperato Heurtaux in difesa, assieme a Danilo e Felipe, con Kuzmanovic ancora volante centrale nella mediana completata da Widmer ed Armero sugli esterni e da Fernandes e Hallfredsson mezz’ali. Ieri in partitella è stato provato anche Badu interno destro, con Fernandes dirottato interno a sinistra, ma Hallfredsson è in netto vantaggio su Badu. In attacco Thereau partirà alle spalle di Zapata, per il 3-5-1-1 che De Canio ha in mente.
SERIE A
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