Editoriale | Triveneto Goal https://www.trivenetogoal.it Il meglio del calcio e dello sport triveneto in un unico imperdibile sito Fri, 13 Jun 2025 11:55:58 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.1 Vicenza-Zamuner e Trento-Zocchi, pollice alto. Triestina merita una proprietà seria, sono davvero finiti i guai? Padova, avanti a vista. Venezia, ora un allenatore top per programmare la risalita https://www.trivenetogoal.it/2025/06/11/vicenza-zamuner-e-trento-zocchi-pollice-alto-triestina-merita-una-proprieta-seria-sono-davvero-finiti-i-guai-padova-avanti-a-vista-venezia-ora-un-top-per-programmare-la-risalita/236564/ https://www.trivenetogoal.it/2025/06/11/vicenza-zamuner-e-trento-zocchi-pollice-alto-triestina-merita-una-proprieta-seria-sono-davvero-finiti-i-guai-padova-avanti-a-vista-venezia-ora-un-top-per-programmare-la-risalita/236564/#respond Tue, 10 Jun 2025 22:00:40 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=236564 Sono successe davvero tante cose nelle ultime due settimane. Due società del nostro territorio hanno cambiato direttore sportivo. Il Vicenza è affondato male in semifinale playoff con la Ternana, ha chiuso nel modo peggiore la stagione e ha confermato tutte le perplessità emerse lungo il percorso tortuoso di un campionato prima perso, poi ripreso con […]

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Sono successe davvero tante cose nelle ultime due settimane. Due società del nostro territorio hanno cambiato direttore sportivo. Il Vicenza è affondato male in semifinale playoff con la Ternana, ha chiuso nel modo peggiore la stagione e ha confermato tutte le perplessità emerse lungo il percorso tortuoso di un campionato prima perso, poi ripreso con un grande scatto e infine riperso per due volte. Il tallone d’Achille del gruppo è stata la personalità, mai dimostrata quando davvero contava: Padova, andata (e ritorno, con i tre punti buttati nel recupero), Trieste, Salò, Verona, Trento e infine Terni. In trasferta la squadra ha zoppicato, quando serviva l’ultimo colpo di reni, l’ha sempre fallito. Ecco perché era ed è giusto cambiare, fermo restando che il bilancio di Rosso nel mondo del calcio resta fortemente deficitario in relazione alle risorse investite. Un uomo che ha creato un impero straordinario mietendo successo dopo successo non riesce a ripetersi nello sport. Perché? Le ha tentate tutte, spendendo tanto, cambiando direttori e allenatori, ma evidentemente c’è qualcosa che non funziona nella sua gestione, se i successi delle sue squadre si contano sulle dita di una mano in 25 anni. Ora ricomincia da un dirigente per cui nutro enorme stima, Giorgio Zamuner, che Rosso avrebbe già voluto prendere prima dell’arrivo di Matteassi e che fu bloccato da Mauro Giacca. Visti i risultati ottenuti a Trento, con la squadra portata al settimo posto, si può ben comprendere perché Rosso abbia bussato alla sua porta. Zamuner vinse a Padova nel 2018, con Bisoli in panchina e un budget non tanto diverso da quello che gli verrà messo fra le mani quest’anno dalla proprietà. Può ripetersi anche a Vicenza, a patto che venga lasciato lavorare e mettere in pratica il suo modus operandi. Il primo step sarà l’allenatore. Se il budget sarà ridotto del 25-30%, è logico che ne risentirà anche quello per chi guiderà la squadra. Eppure resto fortemente convinto che per vincere a Vicenza serva uno come Attilio Tesser, uno che sa come si fa e l’ha rifatto più volte, uno che ha le spalle larghe e che anche quest’anno ha dimostrato di poter lavorare in tutte le condizioni, anche quelle più estreme. Insomma, serve andare sul sicuro, perché Vicenza ha bisogno di certezze e, giusto per fare un esempio, Zamuner a Padova vinse con una certezza in panchina, perché Bisoli potrà stare antipatico, ma in C sapeva come si vinceva. Non dovesse arrivare Tesser (fossi in Zamuner e in Rosso non avrei dubbi), Fabio Gallo sarebbe comunque una buona scelta, Ignazio Abate ha un profilo di alto livello, Massimo Donati meriterebbe una chance importante. Per quanto riguarda la scelta dietro la scrivania, per Zamuner è pollice alto. Così come è pollice alto per Moreno Zocchi a Trento. Professionista serio, Zocchi, che lavorò a Vicenza in condizioni estreme con grande competenza e dignità. Poi la sua carriera è proseguita, ha dimostrato di saper lavorare con i giovani, ha indovinato tante operazioni, le sue squadre (l’ultima il Pontedera) hanno sempre ottenuto buoni risultati. Scelta ottima, quella di Mauro Giacca, con un’indicazione importante: Zocchi conosce molto bene Luca Piazzi, con cui c’è buona sintonia e questa è una condizione importante per l’anno che verrà. Ora c’è da rifare una squadra con 17 giocatori in scadenza e altri che andranno via e con diversi rinnovi non semplici. Ma è giusto avere fiducia.

A Trieste si vivono giorni di passione. Sincerità per sincerità, sono rimasto sbalordito dall’iscrizione in extremis della squadra. Con un -9 nella prossima stagione, debiti su debiti in essere, una situazione catastrofica sotto tutti i punti di vista, all’improvviso la luce: i tesserati pagati, quel comunicato alle 19.18 del 6 giugno che rimarrà impresso nella memoria dei tifosi alabardati. Tutto risolto, dunque? No di certo, anche perché continua a sfuggirmi la logica di un simile comportamento. Ben Rosenzweig? Puff, sparito, volatilizzato. Lui che aveva promesso mari e monti e che ha tradito la fiducia di una città intera. Perché, a scanso di equivoci, non basta quanto fatto per riguadagnare quel credito perso. Ora bisogna aspettare la Covisoc, per dire che davvero il pericolo è scampato. Poi bisognerà costruire, spiegare quelle notizie arrivate oggi secondo cui sia stato un investitore norvegese a salvare il club dal fallimento (pronto a ricapitalizzare per un totale di 5 milioni), presentare un piano di guida serio, capire che per annullare gli effetti di un -9 in classifica bisognerà scalare l’Everest. Per chi scrive, questa proprietà non ha futuro a Trieste. Ha collezionato una tale serie di nefandezze che non può esistere il perdono. Rosenzweig faccia mea culpa e passi la mano, perché è stato sostenuto e ha avallato una gestione folle e fallimentare, che ha portato il club sull’orlo del precipizio prima dell’arrivo di due ottimi professionisti come Daniele Delli Carri e Attilio Tesser, che hanno compiuto una vera impresa. Trieste merita una proprietà seria, che sappia lavorare in sinergia con le istituzioni, che sia coscienziosa e rispettosa della tifoseria che rappresenta. Bene ha fatto il Centro coordinamento dei club alabardati a togliere l’uso del marchio a questa proprietà. Una decisione sacrosanta, che segna uno strappo forse irrecuperabile nell’ambiente alabardato.

A Padova si è vissuto un mese di standby perché la società è stata davvero a un passo dall’essere ceduta al fondo americano Primera Capital rappresentato da un investitore stanziato nella West Coast di origini padovane che ha incontrato per due volte il sindaco Sergio Giordani e l’assessore allo sport Diego Bonavina. Adesso sembra che Oughourlian abbia sbloccato lo stallo e abbia dato mandato al direttore sportivo Massimiliano Mirabelli di andare avanti. L’offerta americana, come scrivemmo su queste colonne in tempi non sospetti, è stata rifiutata, se ne potrebbe riparlare a dicembre, ma senza alcuna certezza. Che poi si siano riportate cifre totalmente sballate su gentile concessione di chi, il giorno dell’iscrizione,  evidentemente aveva interesse a far saltare l’affare (nel 2021 il fondo valeva 21 miliardi, può in quattro anni il valore essere sceso a 100 milioni? Neppure in un mondo parallelo o in un’altra galassia), questo non è un dettaglio di poco conto. Si riparte dall’ossatura della squadra della passata stagione e si riparte da  un giocatore reduce da una squalifica per calcioscommesse, Christian Pastina. Non discuto il valore del giocatore, peraltro fermo da tempo, ma sincerità per sincerità, dopo quanto accaduto con Michael Liguori e Carmine Cretella, avrei evitato un’operazione come questa, ma evidentemente bisogna prendere atto di un certo modus operandi di questa dirigenza, poi ognuno si farà la propria idea in totale libertà. Molto meglio, decisamente meglio, prendere atto dell’interesse per alcuni ottimi giovani, come Pagano, Vavassori, Bartesaghi, mentre il ventilato ritorno di Aljosa Vasic, per il quale al momento non ci sono le condizioni economiche, resta un’operazione dall’esito non scontato. La situazione però potrebbe cambiare e magari il Palermo accetterà di mandare in prestito il centrocampista dopo una stagione tribolata e un’esperienza in rosanero a dir poco negativa. Mirabelli aveva chiesto 10 milioni di budget a Oughourlian, che ne ha concessi meno, ma non poi più di tanto. Nei prossimi giorni saremo più precisi.

A Venezia è finita l’esperienza di Eusebio Di Francesco, che l’ha tirata per le lunghe e, si sa, quando i tempi si dilatano le possibilità di una rottura aumentano. Se il tecnico non era convinto anche per una questione di uno staff che sarebbe stato cambiato o per la categoria, meglio chiuderla qui, nel pieno rispetto reciproco. Del resto, anche qui onestà per onestà, dopotutto la stagione si è conclusa con una retrocessione (la seconda consecutiva per il tecnico pescarese) e tirare troppo la corda non era un’opzione. Ora Antonelli punti su un top, come Giovanni Stroppa o Fabio Pecchia: quattro promozioni per il primo (Foggia, Crotone, Monza e Cremonese), tre per il secondo (Verona, Cremona, Parma) e un pedigree di razza. Piace pure Francesco Modesto, ma questo club ha bisogno di certezze se vuole risalire subito. Il Verona ha confermato Paolo Zanetti, una scelta giusta e meritata. Ha lavorato in condizioni difficilissime e ha fatto centro. Questa salvezza con l’ultimo budget della A vale come uno scudetto. Ora tocca a Presidio Investors dimostrare di poter essere un valore aggiunto rispetto a Maurizio Setti e non un salto nel buio.

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Venezia, una retrocessione diversa (e l’obiettivo di risalire subito). Il capolavoro del Verona. Vicenza, a Terni la salita più dura. Trieste, i giorni della paura. Udinese-Padova: America sì, America no https://www.trivenetogoal.it/2025/05/27/venezia-una-retrocessione-diversa-e-lobiettivo-di-risalire-subito-il-capolavoro-del-verona-vicenza-a-terni-la-salita-piu-dura-trieste-i-giorni-della-paura-udinese-padova-america-si-americ/235911/ https://www.trivenetogoal.it/2025/05/27/venezia-una-retrocessione-diversa-e-lobiettivo-di-risalire-subito-il-capolavoro-del-verona-vicenza-a-terni-la-salita-piu-dura-trieste-i-giorni-della-paura-udinese-padova-america-si-americ/235911/#respond Mon, 26 May 2025 22:30:44 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=235911 Il Venezia, come purtroppo era  prevedibile, non ce l’ha fatta. Non ha battuto la Juventus e, anche se lo avesse fatto, non sarebbe bastato ugualmente per evitare la B, vista la vittoria del Lecce a Roma. Niente da fare, nonostante una lunga rincorsa, fatta di risultati di grande dignità (i pareggi con Atalanta e Napoli […]

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Il Venezia, come purtroppo era  prevedibile, non ce l’ha fatta. Non ha battuto la Juventus e, anche se lo avesse fatto, non sarebbe bastato ugualmente per evitare la B, vista la vittoria del Lecce a Roma. Niente da fare, nonostante una lunga rincorsa, fatta di risultati di grande dignità (i pareggi con Atalanta e Napoli su tutti), di illusioni abbaglianti (alla terzultima giornata la squadra era in salvo) e di grandi cadute (Cagliari su tutte). Il Venezia, detto con grande schiettezza, ha meritato di retrocedere. E’ mancato sempre qualcosa, non si è mai vinto in trasferta, spesso alla qualità del gioco offerto non si è accompagnata altrettanta concretezza. Eppure quanto accaduto domenica sera al Penzo è una lezione per tutti. Si può retrocedere senza sputare veleno contro tutti, si può retrocedere a testa alta, si può retrocedere fra gli applausi. La gente ha capito che Eusebio Di Francesco ha fatto il massimo, con quello che gli è stato messo a disposizione. Chi ha perso, in questa retrocessione, è stata soprattutto la proprietà, che non ha capito il valore di una salvezza che avrebbe fatto superare forse definitivamente i guai finanziari degli ultimi anni. Ha perso, chi detiene le azioni del club, perché non ha messo il direttore sportivo Filippo Antonelli nelle condizioni di dare in mano a Di Francesco quello che serviva. Antonelli a gennaio ha indovinato quasi tutto, chiudendo il mercato in attivo, ma fallendo l’operazione più importante, quella di sostituire Pohjanpalo. Il capitano, ceduto in un’operazione che dal punto di vista finanziario non fa una grinza, non è stato sostituito adeguatamente. Con Shomurodov, probabilmente, il Venezia si sarebbe salvato, con Yaremchuk anche. Con Fila no, anche se resto convinto che il prossimo anno in B il centravanti ceco si prenderà la scena. Kike Perez, Candé, Zerbin sono stati tre acquisti importanti, Radu pure. Ma senza chi trasforma in oro, ossia in gol, quello che si crea, non si va lontano. Il Venezia torna ancora in B, si prenderà i 10 milioni del paracadute, ma scenderà di categoria in condizioni molto diverse rispetto a quelle di tre anni fa. Allora c’erano contratti esorbitanti, giocatori con la pancia piena, un club che boccheggiava. Oggi quasi tutta la rosa è di proprietà, ci sono due o tre giocatori (Idzes e Nicolussi Caviglia su tutti) che verranno ceduti perché con la B non c’entrano nulla e si sistemeranno  definitivamente i conti potendo reinvestire la cifra per tornare subito in A. L’unica zavorra rimasta, quantomeno economicamente, si chiama Ridgeciano Haps, prigioniero di un contratto folle che ha messo in difficoltà l’intera struttura, il simbolo di una gestione che ha fatto tanti danni e che fortunatamente non tornerà più.

Complimenti al Verona, complimenti a Zanetti, complimenti a Sogliano. Salvarsi con l’ultimo monte ingaggi continuando a valorizzare giocatori (Coppola in Nazionale l’ultimo esempio) è stata un’impresa vera. Riesce davvero difficile comprendere le critiche a Zanetti, l’ingratitudine verso un club che ancora una volta rimane in Serie A, anche facendo le nozze coi fichi secchi. L’ultimo blitz di Empoli ha confermato che, quando si è al dentro o fuori, il Verona difficilmente tradisce. La capacità di smarcarsi quando non ci sono più vie d’uscita è stata una costante durata per tutta la stagione. Ad ogni bivio, ad ogni strettoia, il Verona è sempre uscito in piedi. Ha ondeggiato, ha tremato, ha traballato, ma alla fine quando davvero contava, non ha mai tradito. Ora tocca a Presidio Investors dimostrare di essere un valore aggiunto e di essere venuti a Verona per portare un miglioramento e non un peggioramento rispetto a Maurizio Setti. Serve un segnale forte, probabilmente con gli uomini della nuova proprietà, perché è nella realtà delle cose che quando un club cambia padrone prima o dopo cambino anche gli interpreti sul ponte di comando. Pochi giorni e si capiranno molte cose.

Prima dei playoff, su queste colonne, ho pronosticato il Pescara favorito per la promozione. Baldini è quasi in finale, sta facendo un altro capolavoro dopo Palermo, perché dentro di sé ha la stimmate del vincente. Non sarei sorpreso se alla fine fosse proprio lui ad alzare le braccia al cielo, anche se faccio il tifo per la promozione del Vicenza, perché mi piacerebbe molto una Serie B con Padova, Venezia e Vicenza. Acquisirebbe valore la categoria, i derby li adoro e più in alto sono e più bello è. Oggi il Vicenza è al dentro o fuori e ha di fronte a sé la salita più dura. Ero certo che avrebbe passato i quarti, mentre quando è capitata la Ternana, mi aspettavo che sarebbe stata durissima. E dopo lo 0-0 dell’andata lo è ancora di più. Domenica la fatica si è fatta sentire, segnare ai rossoverdi è davvero difficile, l’assenza di Ferrari come prevedibile ha pesato moltissimo sugli equilibri della squadra. El Loco mi pare arrivato nella sua versione migliore a questi spareggi. Ha segnato all’andata e al ritorno al Crotone, può essere l’arma in più al Liberati, anche perché per espugnare Terni serve il miglior Vicenza della stagione. Cosa ha raccontato la partita d’andata? Che le occasioni complessive si contano sulle dita di una mano, a dimostrazione del grande equilibrio e della forza difensiva di entrambe. Che la Ternana è davvero forte e ha poco da invidiare al Vicenza, che anche le virgole faranno le differenza e che la partita la si vincerà a centrocampo, dove transitano i migliori interpreti delle due squadre.

A Trieste si vivono i giorni della paura. La proprietà ha tradito tutte le promesse durante l’anno e, nonostante tutte le rassicurazioni, non tira certo una buona aria. Servono 6,5 milioni per chiudere le pendenze e ricominciare, ne servono almeno 3 per ripartire riducendo drasticamente il budget rispetto agli ultimi campionati e con lo spettro del -6 in classifica che compromette già in partenza l’anno che verrà. Il pessimismo dilaga e non potrebbe essere altrimenti. Ben Rosenzweig è sparito, non ha speso una parola per la salvezza ottenuta, ha dimostrato ancora una volta tutta la sua inadeguatezza. La logica suggerisce già l’epilogo finale, ma siccome in questa storia di logico non c’è proprio nulla, c’è sempre la speranza di un colpo di coda. Se davvero Trieste dovesse ripartire dall’Eccellenza, se mai dovesse riuscirci perché i tempi sarebbero strettissimi, sarebbe una mazzata tremenda. Anche qui, sarà sufficiente aspettare qualche giorno, poi si saprà tutto.

Chiusura con le vicende societarie e con l’America. Quell’America già presente a Venezia, a Verona e a Trieste e che ha ottenuto due diverse risposte a Udine e a Padova. La famiglia Pozzo sta per cedere il controllo del club, si parla di una cifra compresa fra i 150 e i 170 milioni di euro e siamo di fronte a una svolta epocale. A breve si conosceranno i nomi dei compratori a stelle e strisce, con Pozzo che rimarrebbe nella gestione del club, un po’ come accade a Bergamo con l’Atalanta. A Padova, invece, Joseph Oughourlian ha detto no. Ha rifiutato una maxi offerta americana e andrà avanti. Chi sta seguendo la trattativa (coinvolto uno dei più importanti studi legali di Padova e del Veneto) sostiene che si potrebbe fare più avanti, diciamo a dicembre. In questa sede, del resto, basterà ricordare che Oughourlian entrò in scena a suo tempo proprio a dicembre con una quota di minoranza, per poi progressivamente scalare fino a diventare azionista di maggioranza. Oggi che ha conquistato la B e nonostante una proposta davvero importante, ha deciso di andare avanti. A tempo debito faremo nomi e cognomi, ma ancora una volta viene confermato che il Padova ha un appeal importante e che gli acquirenti non mancano proprio. Ora tocca al finanziere franco armeno dimostrare di aver imparato la lezione dell’ultima volta. Nel 2018-2019 si poteva salvare la categoria, ma il patron (allora in minoranza) non aprì i cordoni della borsa. Se si vuole consolidare la B servono investimenti e servono idee chiare, serve dare la possibilità al ds Mirabelli di costruire una squadra di livello. Tirare a campare non è un’opzione, perché dopo tutta la fatica che si è fatta per salire al piano di sopra, ora quella categoria va difesa ad ogni costo.

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Venezia, 180 minuti per decidere una stagione. Cittadella, ecco le scelte sbagliate di Marchetti (ma se i granata esistono e sono quello che sono è grazie a lui). Triestina, la D proprio no. Vicenza, prendi la più forte ai quarti https://www.trivenetogoal.it/2025/05/14/venezia-180-minuti-per-decidere-una-stagione-cittadella-ecco-le-scelte-sbagliate-di-marchetti-ma-se-i-granata-esistono-e-sono-quello-che-sono-e-grazie-a-lui-triestina-la-d-proprio-no-vicenza/235191/ https://www.trivenetogoal.it/2025/05/14/venezia-180-minuti-per-decidere-una-stagione-cittadella-ecco-le-scelte-sbagliate-di-marchetti-ma-se-i-granata-esistono-e-sono-quello-che-sono-e-grazie-a-lui-triestina-la-d-proprio-no-vicenza/235191/#respond Wed, 14 May 2025 21:41:39 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=235191 Centottanta minuti per conoscere il proprio destino. Ci fosse una giustizia calcistica superiore, Eusebio Di Francesco dovrebbe completare l’impresa che ad oggi sta conducendo alla guida del Venezia. Due mesi fa il Venezia sembrava pressoché spacciato, a -6 dal quartultimo posto, senza vittorie, senza certezze. Eppure oggi, a due giornate dalla fine, per la prima […]

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Centottanta minuti per conoscere il proprio destino. Ci fosse una giustizia calcistica superiore, Eusebio Di Francesco dovrebbe completare l’impresa che ad oggi sta conducendo alla guida del Venezia. Due mesi fa il Venezia sembrava pressoché spacciato, a -6 dal quartultimo posto, senza vittorie, senza certezze. Eppure oggi, a due giornate dalla fine, per la prima volta dall’inizio dell’anno, si è messo dietro tre squadre. Non è adesso il momento di celebrare Di Francesco, non è adesso il momento di ricordare che, se da un lato Antonelli è rimasto costantemente sottotiro per non aver sostituito adeguatamente Pohjanpalo dimenticando che ha dovuto operare addirittura chiudendo in attivo il mercato di gennaio, dall’altro il ds è quello che ha portato a Venezia Candé, Zerbin e Kike Perez, tre giocatori che hanno alzato e non di poco il livello qualitativo di difesa e centrocampo. E che hanno aiutato il tecnico a rimanere a galla. Non è questo il momento perché i ragionamenti e le somme finali si faranno dopo Cagliari e Juventus e chissà se magari ci sarà bisogno di una coda per stabilire il nome della terza retrocessa. Per ora è caduto solo il Monza, se il Venezia ce la facesse sarebbe quasi un miracolo, considerate le premesse. Con la Fiorentina, la partita perfetta o quasi. Un piano gara eccellente, l’attacco leggero con Oristanio e Yeboah (divenuto imprescindibile anche al di là degli errori che commette) un centrocampo tutta sostanza e una difesa che ha svolto egregiamente il suo compito: il tutto ha prodotto un 2-1 che ha un valore assoluto incalcolabile. Ora Cagliari, un crocevia cruciale. A 33 punti forse ci si salva, ma nessuno può sentirsi troppo tranquillo. Di certo sembra che il destino abbia apparecchiato la tavola per la prima vittoria stagionale esterna del Venezia, che arriva all’Unipol Domus con nuove consapevolezze e una forza di squadra ritrovata. Celebrazioni, elogi, considerazioni, meglio rimandare tutto, perché fra una retrocessione e una salvezza c’è tutta la differenza del mondo. E pure il Verona lo sa: con l’ultimo budget della categoria, con una squadra che costantemente nei momenti chiave ha perso i pezzi migliori, si è arrampicato alla stessa quota del Cagliari. Chi mugugna, chi insulta Zanetti, chi sputa sopra una salvezza che avrebbe un valore enorme, non ha la minima consapevolezza di quello che sta facendo questo allenatore e della bravura di chi ha allestito una squadra con pochi euro in grado di competere con chi di soldi ne ha spesi molti di più. Col Lecce si è badato alla sostanza, più che alla forma. E pazienza se l’attacco non segna e serve un difensore per evitare il ko, a fine anno si ricorderà soltanto il risultato finale e non se si è giocato bene o male.

La settimana ha portato con sé una retrocessione bruciante e molto pesante, quella del Cittadella. Non è bastato il guizzo col Bari, è stata la Salernitana, oggettivamente superiore in tutto, a infliggere l’ultima mazzata ai granata. In sala stampa si è presentato con grande dignità Stefano Marchetti, che si è assunto la responsabilità di quanto accaduto: “Ho scelto io e ho scelto male”. Vero, ma trovo assolutamente ingeneroso scaricare su di lui la frustrazione per la caduta in C. Marchetti ha un credito tendente all’infinito accumulato in 17 anni di B, quando viaggi sempre con uno dei budget più bassi della stagione (meno hanno speso solo Juve Stabia, Cosenza e Mantova) non puoi pensare sempre di sfangarla. Può capitare l’anno nero, non per caso quello dove il Cittadella ha sconfessato se stesso, esonerando Edoardo Gorini dopo aver avuto tre allenatori in 15 anni. Il problema, a proposito di scelte, è stata per esempio la scelta di Alessandro Dal Canto. Dispiace doverlo scrivere ancora, ma non c’è stata alcuna meritocrazia in questa investitura. Quali meriti, lo scrissi al momento del suo arrivo, aveva Dal Canto per allenare il Cittadella? Pochi, se non nulli, guardando il curriculum. Una carriera senza grossi guizzi in Serie C, un po’ pochino per essere l’uomo della provvidenza per mantenere la categoria. Scelte, si diceva. Un’altra infelice è stata quella di Davide Diaw. Non perché il valore del giocatore non sia degno di menzione, ma perché tutti sapevano che Diaw non stava bene, che era reduce da una sequenza di problemi fisici impressionante. Puntarci è stato un azzardo vero, che non ha pagato, una mossa non da Marchetti, a dirla tutta. E anche su Okwonkwo nutrivo seri dubbi. Quando uscì la notizia del suo trasferimento nella città murata, da Reggio Emilia mi chiamarono due colleghi per dirmi che stavano stappando champagne per la sua partenza. Insomma, di scelte sbagliate ce ne sono state più di una, ma non getto la croce addosso a Marchetti, perché non dimentico che se il Cittadella è ciò che è, in gran parte lo si deve a lui.  Sulla salvezza del  Südtirol abbiamo detto molto, se non tutto, e c’è un grande vincitore in questa stagione. Si chiama Fabrizio Castori, che ha preso una squadra agonizzante e, nonostante un’età molto avanzata, ha dimostrato di avere ancora molto da dare. Per questo rinnoverà il contratto e andrà avanti e a Bolzano sono in molti a ringraziarlo perché ha salvato un club che stava affondando dopo una serie di scelte sbagliate e che invece farà ancora la B.

Pillole dalla Serie C. La Triestina ha fatto la partita che doveva fare a Caldiero. Un po’ timorosa, sicuramente, ma anche qui vale il ragionamento fatto sopra. Fra un anno o due nessuno si ricorderà se la Triestina ha giocato bene o male, ma ci si ricorderà se si è salvata o è retrocessa in D. Sul futuro ci sono nuvole nere, se anche dovesse arrivare alla salvezza la proprietà ha esaurito tutto il credito a disposizione e servirebbe aria nuova. Già, ma come puoi avere aria nuova se parti con 6-8 punti di penalizzazione? In attesa di rispondere a questi quesiti, c’è da giocare la partita di ritorno. Il Caldiero dovrà scoprirsi e stavolta ci sarà più spazio per contropiedisti come Udoh, che ha molto da farsi perdonare visto che in tre momenti topici della stagione ha fallito gol pesanti. Sull’andata, non ho molto da dire. Una partita chiusa, non bella, ma che la Triestina ha dato l’impressione di voler gestire. Ha chiuso in 10 per una sciocchezza di Silvestri, al ritorno avrà due risultati e dovrà giocare con i nervi saldi, senza frenesia. Sulla carta non c’è storia, ma le partite bisogna giocarle e vincerle. A Padova si attende la decisione finale di Joseph Oughourlian sulla cessione societaria, perché un’offerta importante è arrivata e il patron dovrà scegliere se rifiutare e andare avanti rilanciando per la B oppure se chiuderla qui. I suoi uomini giurano che andrà avanti e c’è la possibilità che sia davvero così, poi siccome non accettiamo di passare per i cazzari di turno da parte di chi parla senza sapere nulla o da parte di chi fa della menzogna il suo credo di vita, al momento opportuno faremo nomi e cognomi e diremo tutto quello che è successo in questi mesi, giusto per mettere i puntini sulle “i”. Il Vicenza domani conoscerà il suo avversario ai quarti dei playoff ed è difficile esprimere preferenze perché ai playoff è un terno al lotto: mi verrebbe da dire, visto il vantaggio nel doppio confronto ai quarti con qualsiasi avversario, che varrebbe la pena sperare di pescare la più forte (Atalanta? Crotone?) per provare a eliminarla forti di questo vantaggio. Il Trento valuta Morris Donati come nuovo direttore sportivo, ma ci sono stati contatti anche con Jacopo Giugliarelli, un profilo giovane e interessante che ha già fatto parlare di sé

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Venezia salvo: perché sì e perché no. Verona, hai gli anticorpi per evitare la B. Cittadella, due partite per evitare la C. Trento: e adesso? Padova, la voce di Oughourlian. Benvenuta Dolomiti Bellunesi (con il solito problema stadio) https://www.trivenetogoal.it/2025/05/06/venezia-salvo-perche-si-e-perche-no-verona-hai-gli-anticorpi-per-evitare-la-b-cittadella-due-partite-per-evitare-la-c-trento-e-adesso-padova-la-voce-di-oughourlian-benvenuta-dolomiti-bellune/234737/ https://www.trivenetogoal.it/2025/05/06/venezia-salvo-perche-si-e-perche-no-verona-hai-gli-anticorpi-per-evitare-la-b-cittadella-due-partite-per-evitare-la-c-trento-e-adesso-padova-la-voce-di-oughourlian-benvenuta-dolomiti-bellune/234737/#respond Tue, 06 May 2025 20:57:10 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=234737 Mancano tre giornate alla fine del campionato di Serie A e il Venezia è a un solo punto dal quartultimo posto, che varrebbe lo spareggio salvezza (in caso di arrivo a pari punti fra due squadre non si conteggiano né gli scontri diretti né la differenza reti). Nonostante nell’ultimo turno gli arancioneroverdi abbiano recuperato un […]

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Mancano tre giornate alla fine del campionato di Serie A e il Venezia è a un solo punto dal quartultimo posto, che varrebbe lo spareggio salvezza (in caso di arrivo a pari punti fra due squadre non si conteggiano né gli scontri diretti né la differenza reti). Nonostante nell’ultimo turno gli arancioneroverdi abbiano recuperato un punto a Lecce ed Empoli, prevalgono i rimpianti. Perché quella di Torino era sulla carta la partita più agevole delle ultime quattro, perché il calendario mette i brividi (Fiorentina e Juve in casa, Cagliari in trasferta) e perché riesce difficile pensare alla salvezza senza aver vinto una sola volta fuori casa nel corso della stagione. La squadra è viva e su questo ci sono pochi dubbi. Esce sempre dal campo fra gli applausi, ma c’è sempre una sensazione di incompiutezza nel vedere il Venezia. Gioca bene, a volte segna, ma poi si dimentica di giocare, come accaduto nel secondo tempo di Torino dopo una prima frazione sontuosa. A volte i cambi non danno quello che il tecnico si aspettava, altre volte il Var fa arrabbiare, altre ancora una punta di uno scarpino toglie un gol che sarebbe stato strameritato per lo sviluppo di quell’azione, di certo non si può dire che il Venezia sia a credito con la fortuna. Dunque, Venezia salvo, perché sì: perché, appunto, è vivo, ha un’idea di gioco, sa sempre quello che deve fare, sfrutta le qualità che ha, ha centrocampisti che adesso segnano (prima Nicolussi Caviglia, adesso Busio e Kike Perez), perché (centravanti escluso) ha una squadra che ha un senso e che non ha nulla da invidiare altre altre concorrenti. Venezia salvo, perché no: perché gli manca un centravanti che la butti dentro, cosa che per esempio ha il Lecce (Kristovic), perché appunto non ha mai vinto in trasferta, perché ha un calendario più duro rispetto alle rivali, perché la sensazione è che abbia sprecato due grandi occasioni a Empoli e a Torino. Se riuscisse a centrare la permanenza in Serie A, Eusebio Di Francesco avrebbe compiuto un autentico miracolo. 

Poi c’è il Verona, che ultimamente perde colpi e che, pur essendo a distanza di sicurezza dal terzultimo posto, teme di incartarsi da solo e un eventuale ko col Lecce aprirebbe ufficialmente la crisi. Ma l’Hellas ha dimostrato più volte nel corso della stagione di avere gli anticorpi per evitare il contagio retrocessione. Ha una difesa, salvo alcune giornate nere, che rispetto ai disastri dell’andata, si è registrata eccome grazie all’arrivo di Valentini (qualche alto e basso, ma ha portato un deciso miglioramento) e alla crescita di Coppola e Ghilardi, ha un centrocampo che poggia su Duda e prima o poi si ricorderanno delle proprie qualità anche Suslov e Serdar e magari Sarr, oltre che giocare partite di buon livello, riuscirà a colpire con una rete pesante. Non credo che il Verona, anche guardando il calendario, avrà grossi problemi, un eventuale tracollo sarebbe appunto tale e difficilmente prevedibile.

Mentre l’Udinese dimostra di non essere andata in vacanza, raccogliendo l’appello dei suoi tifosi, in Serie si stanno consumando gli ultimi fuochi della regular season. Avevo più volte scritto che il Südtirol si sarebbe salvato e il pronostico è stato azzeccato, visto che adesso c’è pure una piccola speranza di fare i playoff. Non credo succederà, ma è comunque una notizia, visto che fino a tre settimane fa l’aria che tirava era davvero pesante. Ero convinto della salvezza perché il valore dell’organico è superiore a quello di altre concorrenti e perché ha gente abituata a lottare, a partire dal suo allenatore. Castori ha compiuto una vera impresa, rivitalizzando una squadra che pareva inerme e che è tornata ad esprimere i valori che ha al suo interno. Continuo a non considerare spacciato neppure il Cittadella, nonostante i numeri e le cifre siano impietosi e che sia stato commesso lungo il percorso più di qualche errore. Il calendario dice Bari e Salernitana alle ultime due giornate, per andare almeno ai playout servono almeno quattro punti (e non è detto neppure che bastino), ma per invertire la rotta i granata dovrebbero fare il pieno alle ultime due della regular season. Il tempo dei processi va rinviato e, se anche sarà retrocessione, nella città murata non sarebbe un dramma, considerato che non si può sempre sperare di sfangarla con l’ultimo budget della categoria e di indovinare una raffica di scommesse. 

In Serie C sono cominciati i playoff e per il Triveneto il primo turno è stato un autentico massacro. Fuori Arzignano, Virtus Verona e Trento. Ad essere onesto, non sono sorpreso dell’eliminazione delle  prime due, mentre non mi aspettavo il ko gialloblù, che lascia un po’ di amaro in bocca in questo finale di stagione. Il Trento con l’Atalanta ha lottato ad armi pari, non si è tirato indietro nonostante diversi uomini non al top della condizione, fra cui alcuni primattori. Il pubblico ha dimostrato di apprezzare e ha applaudito lo stesso. Ora è tempo di capire che ne sarà dell’attuale progetto. Giorgio Zamuner uscirà di scena. E’ in scadenza di contratto ed è stato il principale protagonista di questi anni, non ci sono stati colloqui per il rinnovo ed è ragionevole pensare che stiano scorrendo i titoli di coda. Devo anche rettificare una mia precedente notizia: avevo scritto che Luca Tabbiani aveva il rinnovo automatico solo in caso di sesto posto e invece scatterà ugualmente perché la clausola inserita era un risultato superiore alla decima piazza. Ma le parole del tecnico a molti sono parse quelle di un addio. In realtà Tabbiani a Trento sta bene, ma aveva (ha) un rapporto eccellente con Zamuner e l’addio del ds può essere un freno alla prosecuzione del rapporto con il club. A Tabbiani piacerebbe restare, ma solo se venisse confermato il blocco di quest’anno, cosa che per molti motivi non è semplice. Poi bisognerà capire se Zamuner verrà sostituito da  un ds giovane oppure se Piazzi sarà plenipotenziario in una sorta di one man show.

Una volta tanto si parla meno di Padova, Vicenza e Triestina, ma non significa che non ci sia carne al fuoco. I biancoscudati hanno dimostrato ad Avellino nella prima delle tre partite del triangolare di Supercoppa di avere ancora fame e di voler concludere in bellezza una stagione straordinaria. Tutti gli occhi sono però puntati su Joseph Oughourlian, atteso in città nel weekend del 17 e 18 maggio. Dovrò fare chiarezza sui programmi e spiegare come e se andrà avanti. Ad oggi, a dar retta alle dichiarazioni di Alessandra Bianchi e Francesco Peghin, non ci dovrebbero essere dubbi, in realtà il finanziere franco armeno ha ricevuto un’importante offerta di un facoltoso imprenditore americano (con un patrimonio miliardario). E dovrà decidere cosa fare. Se, come pare, rilanciare e puntare addirittura alla Serie A, oppure uscire di scena dopo aver riportato il club in Serie B al sesto tentativo. Sullo sfondo continua a rimbalzare il nome di Alessandro Banzato, patron di Acciaierie Venete, che Francesco Peghin sta cercando di convincere a entrare nel pacchetto azionario biancoscudato. Vedremo. A Vicenza ovviamente è un momento di standby in attesa dei playoff. Quanto al tema Stefano Vecchi e del suo futuro, sinceramente se dovesse essere promosso dopo i playoff mi sembrerebbe un controsenso andare a guidare l’Inter Under 23 dopo essere salito di categoria (sarebbe a tutti gli effetti un downgrade), mentre diverso sarebbe il caso se i biancorossi fallissero l’assalto alla B. Tutti scenari futuribili, compresi quelli che coinvolgono i dirigenti Seeber e Matteassi, il cui futuro resta tutto da scrivere. Settimana di attesa anche a Trieste, dov’è arrivato l’atteso deferimento per il mancato pagamento di Irpef e Inps relativi alla mensilità di febbraio. Uno scenario inquietante, per quanto atteso, che porterà nel prossimo campionato, se la squadra si salverà ai playout con il Caldiero Terme e si iscriverà, a una penalizzazione fra i sei e gli otto punti. Un macigno che, di fatto, compromette già in partenza anche il prossimo campionato. Non certo un bel biglietto da visita per una proprietà che ha esaurito da tempo tutto il credito che si era guadagnata.

Dulcis in fundo, benvenuta fra i professionisti alla Dolomiti Bellunesi che, a quattro anni dalla sua fondazione, rispetta alla perfezione il programma che aveva stilato. Non sono un grande amante delle fusioni, ma il progetto di creare una squadra della provincia anziché disperdere le forze in tre realtà di tono minore (Union Feltre, Belluno e San Giorgio Sedico), in questo caso è riuscito a meraviglia. Congratulazioni al presidente Paolo De Cian, perfetto mediatore con l’anima da tifoso fra le varie esigenze del territorio e a Nicola Zanini, che si è rimesso in discussione dopo l’esperienza di Vicenza e, dopo una lunga gavetta in Serie D, porta a casa un grandissimo risultato, riuscendo a staccare la corazzata Treviso proprio sul rettilineo finale. Ora, come spesso accade, si apre il problema stadio: la provincia non ne ha uno a norma per la C (il Polisportivo lo sarà dalla Primavera 2026 grazie a un investimento di 10 milioni di euro, lo Zugni Tauro dovrebbe beneficiare di un massiccio restyling per rispondere ai criteri del professionismo) e il trasloco, fino a quando non si sa, a Fontanafredda sembra un’ipotesi molto concreta. Con una domanda: ipotizzando una tempistica simile a quella avvenuta a Chioggia (prima partita al Ballarin a dicembre) avrebbe senso, per il Comune di Feltre, investire sullo Zugni Tauro se poi dopo 3-4 mesi terminerebbero i lavori al Polisportivo? A queste domanda dovranno rispondere le istituzioni, prima di chiunque altro. Perché Belluno merita strutture all’altezza, nell’eterna lotta italica (e il Triveneto non fa eccezione) a recuperare il gap sempre più imbarazzante sul fronte stadi rispetto a quasi tutti gli altri Paesi europei di prima fascia.

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Padova, il capolavoro è compiuto. Vicenza, i pro e i contro in vista dei playoff. Triestina, l’ultimo sforzo ma poi c’è un baratro da evitare. Trento, ora divertiti. Venezia, si fa sempre più dura (ma quel rigore non dato…) https://www.trivenetogoal.it/2025/04/27/padova-il-capolavoro-e-compiuto-vicenza-i-pro-e-i-contro-in-vista-dei-playoff-triestina-lultimo-sforzo-ma-poi-ce-un-baratro-da-evitare-trento-ora-divertiti-venezia-si-fa-sempre-piu-dura/234158/ https://www.trivenetogoal.it/2025/04/27/padova-il-capolavoro-e-compiuto-vicenza-i-pro-e-i-contro-in-vista-dei-playoff-triestina-lultimo-sforzo-ma-poi-ce-un-baratro-da-evitare-trento-ora-divertiti-venezia-si-fa-sempre-piu-dura/234158/#respond Sun, 27 Apr 2025 21:14:51 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=234158 Se c’è un simbolo della straordinaria cavalcata che ha portato il Padova in B, questo non può che essere Matteo Andreoletti. Un tecnico arrivato nell’indifferenza e fra lo scetticismo generale, che ha messo insieme 86 punti e che è riuscito anche a raddrizzare la barca mentre stava affondando. Aveva perso 10 punti di vantaggio sul […]

The post Padova, il capolavoro è compiuto. Vicenza, i pro e i contro in vista dei playoff. Triestina, l’ultimo sforzo ma poi c’è un baratro da evitare. Trento, ora divertiti. Venezia, si fa sempre più dura (ma quel rigore non dato…) first appeared on Triveneto Goal.]]>
Se c’è un simbolo della straordinaria cavalcata che ha portato il Padova in B, questo non può che essere Matteo Andreoletti. Un tecnico arrivato nell’indifferenza e fra lo scetticismo generale, che ha messo insieme 86 punti e che è riuscito anche a raddrizzare la barca mentre stava affondando. Aveva perso 10 punti di vantaggio sul Vicenza, aveva subito lo smacco del sorpasso della rivale più fiera, quella che non ha mai mollato, quella che ha tenuto viva la volata fino a pochi minuti dalla fine dell’ultima partita e quella che ci riproverà ai playoff, con la speranza di affollare di squadre del territorio la cadetteria. Sembrava sul punto di disunirsi, invece è stato capace di rimettere la squadra sul binario giusto, fino all’arrivo a destinazione in mezzo a quasi 4mila tifosi in trasferta, un record per il girone di cui essere orgogliosi. Il Padova vola in Serie B e la promozione l’ha meritata, perché ha avuto qualcosa in più della rivale. Non tanto, ma un piccolo gap che alla fine ha fotografato alla perfezione quello che si è visto sul campo, quanto è bastato per firmare un vero capolavoro. Il Padova è stato quasi sempre in testa, tranne per due giornate che sono sembrate un’eternità soprattutto ai suoi tifosi, molti dei quali in preda allo sconforto dopo anni di schiaffi e di delusioni ne avevano già decretato il deragliamento. Invece no, bastava dare un’occhiata al calendario per immaginare che non fosse tutto così scontato, perché vincere a Verona non è facile per nessuno e perché in trasferta il Vicenza aveva perso troppi punti, creando le premesse per l’epilogo che poi si è concretizzato a Lumezzane. Andreoletti ha commesso pochissimi errori, si contano sulle dita di una mano, si è caricato sulle spalle un ambiente in ebollizione, sfidando anche la matematica del calcio perché era oggettivamente davvero complesso vincere un campionato in un clima simile. Con la tifoseria spaccata a disertare l’Euganeo (si era partiti con 1600 spettatori, all’ultima casalinga con l’Union Clodiense c’erano richieste doppie rispetto alla capienza di 5500 posti per i sostenitori di casa), con un patron che era sbarcato in città attaccando tutti (Comune, tifosi, amministratori di Teolo, varie ed eventuali), con un clima di eterno duello interno. A dispetto delle apparenze e anche della logica, è come se questo ambiente senza certezze e senza cabine ovattate in cui accomodarsi, abbia sorprendentemente giovato alla squadra. Che si è chiusa a riccio, che ha saputo isolarsi e che ha trovato dentro se stessa le armi per arrivare a destinazione. Nonostante fuori infuriasse la tempesta, con un tutti contro tutti alimentato a più riprese, Andreoletti ha tenuto la barra dritta. Una felice intuizione del direttore sportivo Massimiliano Mirabelli, che ha scommesso su di lui prendendosi un bel rischio con un tecnico così giovane, ma vincendo la scommessa su tutto il fronte. I meriti di Mirabelli sono sostanzialmente due: il primo è, appunto, la scelta del tecnico, il secondo è l’acquisto di Buonaiuto, un giocatore che con la Serie C non c’entra nulla e che si è rivelato la vera arma in più del girone di ritorno. Ora che il passo è stato compiuto, bisognerà capire le intenzioni di Oughourlian. Chi gli sta vicino dice che sarebbe pronto a rilanciare e tentare di costruire una squadra per tentare la doppia scalata verso la A, una volta liberatosi della zavorra più ingombrante, quella Serie C che rappresenta l’inferno per tanti club blasonati. Ci ha messo il doppio del tempo previsto (aveva progettato nel 2019 una scalata in tre anni, ce l’ha fatta in sei). C’è, invece, chi continua a parlare di una trattativa confermata da più parti e di almeno un’offerta già recapitata: una di un imprenditore americano, di cui abbiamo un’identikit preciso e un nome da sganciare al momento opportuno, e poi un’altra strada, il cosiddetto piano B. L’ultima parola spetta ovviamente a lui e, da come hanno parlato l’ad Bianchi e il presidente Peghin, la sensazione è che il finanziere franco -armeno andrà avanti. Magari ci sarà qualche rimpasto all’interno del pacchetto azionario del club e resta da capire se la presenza di Alessandro Banzato di Acciaierie Venete allo stadio nelle ultime quattro partite sia soltanto legata al tifo per i colori biancoscudati o se potrebbe esserci qualche sorpresa in serbo in tal senso. A giorni Oughourlian sarà a Padova e tutto probabilmente sarà più chiaro.

Dal Padova al Vicenza, la delusione di questi giorni per i biancorossi, inutile negarlo, è stata cocente. A Trento è arrivata un’altra sconfitta in trasferta, che ha confermato il motivo principale per cui la squadra di Stefano Vecchi non è riuscita a scalzare il Padova dallo scranno del girone A. Il rendimento in trasferta non è stato all’altezza di quello in casa: troppi punti persi e troppe sconfitte pesanti (Padova, Salò, Trieste, Verona e Trento) e, come ha detto recentemente l’ex presidente Pieraldo Dalle Carbonare, probabilmente è mancata la personalità nei momenti chiave. 83 punti sono comunque tanti, ma i paragoni con gli altri gironi non hanno secondo me molto senso, perché la competizione è stata sensibilmente diversa per tante ragioni. Nel girone A ci sono state due squadre (Padova e Vicenza, appunto) nettamente superiori alle altre e la volata è stata ristretta a due soli club. Il Vicenza, dopo il terzo posto dello scorso anno e la finale playoff persa a Carrara, quest’anno è arrivato secondo e, fino a quando la formula del campionato sarà questa, purtroppo chi si piazza secondo è il primo degli sconfitti anche se ha fatto tanti punti. Ci sono i playoff, certo, ma sono un terno al lotto per tanti motivi: 1) la condizione fisica, tutta da verificare; 2) la tenuta mentale dopo una volata così lunga e logorante persa sul rettilineo finale; 3) il ricordo della finale persa, che inevitabilmente, peserà (a Padova ne hanno perse due e ne sanno qualcosa). Ma ci sono anche dei punti a favore da cui ripartire: 1) il valore della squadra è molto buono e non teme confronti con tutte le altre 26 avversarie; 2) il vantaggio del doppio risultato ai quarti pesa e potrà essere sfruttato; 3) il gruppo ha molte carte da giocarsi per arrivare in fondo, tecniche e gestionali. Lo stop di oltre 20 giorni può essere un vantaggio, perché la squadra nelle ultime partite arrancava e si potrà studiare un programma ad hoc per affrontare le sei partite che separano la squadra dalla promozione. Chi mi conosce sa quanto ami le sfide fra squadre dello stesso territorio, quanto adori i derby e quanto vorrei vederli nelle categorie più alte, per cui spero che anche il Vicenza raggiunga il Padova in  Serie B dopo i playoff.

Alla Triestina non è bastato travolgere il Novara addirittura per 6-0 per evitare i playout. Va agli spareggi in una situazione societaria che definire caotica è poco, ma sulla carta ha forza, mezzi e tenuta per battere il Caldiero Terme e salvarsi, potendo contare anche sul doppio risultato. Oggi il futuro per tante ragioni fa paura e, ben che vada, la penalizzazione con cui si ripartirà il prossimo anno sarà pesantissima. Al punto che viene da chiedersi chi mai potrebbe rilevare un club penalizzato ben che vada di 5 punti, mal che vada di 8: lo si capirà soltanto quando arriverà il deferimento per i mancati pagamenti di Irpef e Inps relativi alla mensilità di febbraio, con l’aggravante della recidività. Se la squadra si salverà sul campo, avrà compiuto un mezzo miracolo, considerato che quando fu rimesso al volante Attilio Tesser e in cabina di regia Daniele Delli Carri, di punti la Triestina ne aveva appena 6 ed era nel marasma più totale. Poi, il futuro resta un’incognita enorme per tante ragioni. Tornando alla stretta attualità, l’infortunio alla caviglia di Olivieri potrebbe pesare, per il resto sulla carta ai playout, se la Triestina giocherà come sa, non dovrebbe avere problemi. Il Trento, invece, ha chiuso alla grande la regular season, battendo il Vicenza in modo chiaro e riscattando il netto ko dell’andata, è arrivato settimo e proverà a passare un paio di turni per arrivare alla fase nazionale. Se la vedrà con l’Atalanta U23 in una sfida apertissima e oggi vorrei menzionare la forza di una panchina importante, perché per esempio Tomi Petrovic ha segnato sei gol giocando pochissimo, dimostrando quanto gli possa stare stretto il ruolo di riserva in questa squadra. Ai playoff anche Virtus Verona e Arzignano: i giallocelesti, da quando è tornato Bianchini in panchina, hanno compiuto un’impresa analoga a quella della Triestina, centrando la qualificazione per gli spareggi e dimostrando di avere un’idea di calcio bella e precisa, destinata a regalare tante soddisfazioni. Retrocedono in D Legnago e Union Clodiense, mentre al piano di sotto andranno al fotofinish Dolomiti Bellunesi e Treviso, con la squadra di Zanini che oggi ha sprecato un’occasione incredibile spedendo sulla traversa il rigore della promozione. All’ultima giornata due partite casalinghe (Dolomiti-Brian Lignano e Treviso-Este) e l’ipotesi dello spareggio in caso di arrivo a pari punti che non è campata per aria.

A quattro giornate dalla fine il Venezia, sconfitto dal Milan al Penzo nonostante un’ottima prestazione, è più lontano dalla salvezza, che oggi dista due punti e non più uno dopo il pari ottenuto dal Lecce a Bergamo in serata. C’era un rigore solare su Yeboah non dato e la mancata concessione del penalty ha fatto giustamente infuriare Di Francesco. Già a Empoli c’erano diversi dubbi su un contatto sospetto in area su Haps, oggi quei sospetti sono raddoppiati. Fra gol annullati per una questione di centimetri e decisioni controverse, il Venezia non sta ottenendo i punti che meriterebbe e oggi si arrabbia. Sono i risultati che fanno la differenza, anche se oggi Di Francesco era riuscito a impostare un piano partita che aveva un senso preciso, demolito dopo appena cinque minuti da Pulisic. A lungo in controllo del gioco con Condé titolare per dare più fisicità al centrocampo, gli arancioneroverdi non sono riusciti a segnare, subendo in pieno recupero anche il 2-0. Peccato, perché sul campo il risultato più giusto sarebbe stato un pareggio. La missione salvezza si fa sempre più complicata e per forza di cose passa per almeno una vittoria eclatante fra Torino, Fiorentina, Cagliari e Juventus. Le possibilità oggi sono ridotte davvero al lumicino e l’ipotesi più probabile resta purtroppo la retrocessione. Ma il Venezia se la giocherà fino alla fine, come ha saputo dimostrare in queste difficili settimane.

In Serie B è stata la giornata del Südtirol, che ha saputo conquistare una vittoria che pesa come un macigno con la Juve Stabia. Successo solare e senza discussioni, con Odogwu che si è ricordato di saper segnare gol determinanti al momento giusto. Oggi i playout sono più lontani, mentre il Cittadella crollando a Reggio Emilia si è messo nei guai. Ma io testardamente scommetto sulla salvezza di entrambe. Fra tutte le concorrenti in ballo, per motivi diversi, Cittadella e Südtirol hanno i mezzi per riuscire a evitare la retrocessione in C.

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Padova, sei anni dopo manca l’ultimo scatto. Venezia: più vicina, eppure più lontana. Triestina, Rosenzweig dove sei? Trento, occhio alle differenze https://www.trivenetogoal.it/2025/04/23/padova-sei-anni-dopo-manca-lultimo-scatto-venezia-piu-vicina-eppure-piu-lontana-triestina-rosenzweig-dove-sei-trento-occhio-alle-differenze/233780/ https://www.trivenetogoal.it/2025/04/23/padova-sei-anni-dopo-manca-lultimo-scatto-venezia-piu-vicina-eppure-piu-lontana-triestina-rosenzweig-dove-sei-trento-occhio-alle-differenze/233780/#respond Tue, 22 Apr 2025 22:44:07 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=233780 Sei anni dopo l’ultima apparizione fugace e poco felice in Serie B, il Padova è a un passo dalla promozione. Lasciare l’inferno della C è la priorità di tutte le big che annaspano in terza serie, dove si perdono montagne di denaro, dove club falliscono a stagione in corso, dove altri non pagano gli stipendi […]

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Sei anni dopo l’ultima apparizione fugace e poco felice in Serie B, il Padova è a un passo dalla promozione. Lasciare l’inferno della C è la priorità di tutte le big che annaspano in terza serie, dove si perdono montagne di denaro, dove club falliscono a stagione in corso, dove altri non pagano gli stipendi e altri ancora si accorgono a fine stagione di aver speso troppo e non riescono neppure a gestire l’ordinaria amministrazione. Insomma, un vero girone infernale, con mille trappole disseminate lungo il percorso. L’ultima il Padova la affronterà a Lumezzane e sottolineo subito che le partite vanno giocate, vinte (o pareggiate in questo caso) e poi si possono fare tutti i discorsi del mondo. Non prima. Altrimenti si rischia di farsi molto male. Il Padova oggi ha il 90% di possibilità di tagliare il traguardo e di lasciarsi alle spalle un anno folle, in cui ne sono successe di tutti i colori. Ma c’è un 10% in cui il Vicenza, che ha avuto il merito di tenere vivo un campionato quasi chiuso fino all’ultima giornata, vuole provare a infilarsi. Detto molto schiettamente. Che il Padova perda a Lumezzane e il Vicenza vinca a Trento lo ritengo molto improbabile per tante ragioni, ma il calcio in passato ha saputo apparecchiare scenari impensabili anche quando tutto sembrava viaggiare verso un’unica direzione. Nell’ultimo turno il Padova ha battuto l’Union Clodiense, non senza fatica, con un solo gol di scarto, a dimostrazione, anche qui, che non si trattava di una passeggiata. Il Vicenza ha battuto a sua volta la Triestina, un altro risultato non scontato, dimostrando uno spirito battagliero ammirevole, anche quando tutto sembrava remare in direzione contraria. Quell’ultima palla che Correia avrebbe potuto spingere dentro di testa e che invece ha svirgolato con Udoh che si è dimenticato di essere in fuorigioco mentre la accompagnava in fondo al sacco è l’ennesimo fotogramma di un campionato pazzesco. In cui abbiamo visto il Padova battere i record e salire a +10 con lo scontro diretto a favore e a +13 per un giorno, abbiamo vinto il Vicenza rimontare e portarsi a -3 scivolando malamente a Salò, abbiamo visto il Padova riprendersi fino allo scontro diretto del Menti, abbiamo visto il Vicenza segnare e controllare la partita a lungo e poi prendere gol al 94′ da Spagnoli, abbiamo visto il Padova perdere a Verona e poi a Salò, abbiamo visto il Vicenza che ogni volta che aveva la possibilità di compiere l’ultimo passo per il sorpasso fino a mettere la freccia si inceppava, abbiamo visto il Padova pareggiare a Caravaggio e il Vicenza vincere a Vercelli salendo a +1 per due settimane, abbiamo visto Gigi Fresco riscrivere un altro capitolo della fatal Verona mentre il Padova vinceva a Trieste sospinto da 2100 tifosi. Ora manca l’ultimo passaggio. Il Vicenza andrà a Trento su un campo tutt’altro che semplice, il Padova affronterà una squadra già salva che a Busto Arsizio con la Pro Patria sembrava già in vacanza. Il duello infinito Padova-Vicenza assomiglia molto a quello Modena-Reggiana di qualche stagione fa. Detto e scritto schiettamente: meriterebbero la promozione entrambe per quello che hanno fatto e la mia speranza è che il duello si rinnovi il prossimo anno in Serie B. Chi delle due andrà ai playoff avrà una zavorra pesantissima con cui fare i conti, ma quanto a valori tecnici affronterebbe gli spareggi se non da favorita, da protagonista annunciata. 

Il tutto mentre a Trieste verrebbe da chiedersi che fine abbia fatto Ben Rosenzweig. Un presidente che ha dimostrato ancora una volta tutta la sua inadeguatezza. Aveva promesso dopo il -4 in classifica che tutto sarebbe stato sistemato, invece si è aspettato l’ultimo giorno utile per pagare all’ultimo respiro gli stipendi di febbraio, mancando però le scadenze Irpef e Inps (ancora!) e compromettendo non solo questa stagione, ma anche quella prossima. Il peggio possibile. Com’è possibile che si spendano così male i soldi e che, dopo aver buttato 27 milioni al vento in neppure due anni ci si ritrovi nemmeno a riuscire a finire una stagione. A Delli Carri e Tesser dovrebbero fare un monumento. Hanno preso la squadra a 6 punti, l’hanno risollevata, l’hanno trasformata in un gruppo vero, quando stavano per uscire dalla zona salvezza e accarezzavano persino il sogno playoff hanno buttato loro addosso un tir in piena corsa. Psicologicamente, per la Triestina, è stato tremendo affrontare le ultime partite, con l’incubo di non essere pagati, con un’incertezza che domina la scena, fra cambi di proprietà ipotizzati e mai avvenuti, con una LLC che in questo momento boccheggia e non fornisce alcuna garanzia per il futuro. Quasi sicuramente ci saranno i playout, ma se così sarà, tutto il credito che si era guadagnata nei primi mesi di gestione, questa società l’ha letteralmente buttato al vento. Un delitto, per le potenzialità che questo gruppo dirigente ha sprecato nel peggiore dei modi. Un peccato, davvero, perché di tante situazioni societarie viste in 30 anni di professione, questa di Trieste ancora mi mancava. Vedere un club che aveva tutto per essere protagonista essere messo accanto a Lucchese, Taranto e Turris grida vendetta sotto tutti i punti di vista.

Il Trento, intanto, sta frenando proprio sul più bello, quando sarebbe servito lo scatto finale per portare a casa un piazzamento lusinghiero. Invece a Novara è andata in scena la peggior versione possibile vista quest’anno dei gialloblù. Lenti, impacciati, involuti negli uomini simbolo, con un Barlocco in versione horror, senza contare la difesa che improvvisamente ha fatto acqua da tutte le parti. La squadra vista al Piola i playoff sarebbe soltanto una comparsa che quasi certamente uscirebbe di scena al primo turno, ma sarebbe un vero peccato per tutto quello che ha fatto prima. Manca ancora la partita col Vicenza, poi ci saranno gli spareggi promozione, in cui l’obiettivo sarebbe quello di arrivare alla fase nazionale. Vedremo se Luca Tabbiani riuscirà a rimettere in sesto un gruppo improvvisamente in ambasce. La Virtus Verona si gioca un piazzamento lusinghiero ai playoff, il Caldiero sgomita per provare a prendersi la salvezza all’ultimo tuffo e anche oltre i tempi supplementari, l’Arzignano vorrebbe sognare un finale di stagione da protagonista.

Con la Serie B fermata dalla tragica scomparsa di Papa Francesco, tutte le attenzioni si spostano sulla Serie A. Sulla carta, dopo l’ultimo turno, il Venezia è più vicino alla salvezza, che adesso dista un solo punto quantomeno per giocarsi tutto allo spareggio. Ma a ben guardare, in realtà, quella salvezza che sarebbe salvifica per mille motivi, dopo il 2-2 del Castellani è più lontana. Perché il successo che stava maturando a sei minuti dalla fine avrebbe permesso di scavalcare in un colpo solo due squadre. Avrebbe probabilmente inferto un colpo mortale all’Empoli soprattutto dal punto di vista psicologico e avrebbe messo il muso davanti al Lecce per la prima volta dall’inizio del campionato. Invece, con un errore di squadra imperdonabile, si è subito un gol di Anjorin assolutamente evitabile e si è rimasti appesi a un filo. Se il cuore e la speranza dicono che il Venezia ce la può ancora fare, guardando il calendario le certezze crollano drasticamente. Milan, Fiorentina e Juventus in casa, Torino e Cagliari in trasferta, di peggio ce l’ha soltanto il Lecce, mentre l’Empoli ha un cammino meno in salita di quanto non aspetti Di Francesco. Se davvero il Venezia dovesse salvarsi sarebbe un’impresa titanica, considerate le condizioni in cui sta operando il tecnico arancioneroverde, che per inventarsi qualcosa in attacco è aggrappato alle invenzioni dei suoi centrocampisti e magari di quel turbo che Yeboah potrebbe aver innestato proprio nelle ultime curve prima del rettilineo finale. Domenica al Penzo arriva l’incerto Milan che neppure con il 3-4-3 è riuscito a dimenticare gli stenti di un annus horribilis. Il 4-0 di Udine è stata un’illusione, con l’Atalanta si è ritornati improvvisamente e bruscamente sulla terra. Qui si deve infilare il Venezia per provare a trasformare il sogno in realtà.

Post scriptum sul Verona. A Roma, nonostante il ko, ha fatto una signora partita. Non è ancora salvo ma lo sarà presto. E a quel punto si dovrà tributare i giusti onori a una dirigenza e a un allenatore che hanno fatto veramente un miracolo. Spendendo pochissimo e mettendo a segno una serie di operazioni eccezionali, si stanno tenendo ancora stretta la Serie A. Nella speranza che Presidio Investors metta mano al portafoglio e provi a regalare in riva all’Adige una nuova epoca d’oro.

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Padova-Vicenza, controsorpasso (decisivo?) in una domenica incredibile. Triestina, ora gli stipendi, poi la salvezza e la ricostruzione. Venezia, una possibilità c’è. Trento, i playoff ma non solo. Cittadella-Südtirol, che bagarre! https://www.trivenetogoal.it/2025/04/13/padova-vicenza-controsorpasso-decisivo-in-una-domenica-incredibile-triestina-ora-gli-stipendi-poi-la-salvezza-e-la-ricostruzione-venezia-una-possibilita-ce-trento-i-playoff-ma-non-solo-c/233257/ https://www.trivenetogoal.it/2025/04/13/padova-vicenza-controsorpasso-decisivo-in-una-domenica-incredibile-triestina-ora-gli-stipendi-poi-la-salvezza-e-la-ricostruzione-venezia-una-possibilita-ce-trento-i-playoff-ma-non-solo-c/233257/#respond Sun, 13 Apr 2025 21:38:08 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=233257 A due giornate dalla fine della regular season, il Padova ha in canna il colpo promozione. Davanti a sé ha un’autostrada spianata verso la B, visto che la vittoria a Trieste e il contemporaneo crollo del Vicenza al Gavagnin si aggiungono al calendario delle ultime due giornate, che metterà di fronte ai biancoscudati l’Union Clodiense […]

The post Padova-Vicenza, controsorpasso (decisivo?) in una domenica incredibile. Triestina, ora gli stipendi, poi la salvezza e la ricostruzione. Venezia, una possibilità c’è. Trento, i playoff ma non solo. Cittadella-Südtirol, che bagarre! first appeared on Triveneto Goal.]]>
A due giornate dalla fine della regular season, il Padova ha in canna il colpo promozione. Davanti a sé ha un’autostrada spianata verso la B, visto che la vittoria a Trieste e il contemporaneo crollo del Vicenza al Gavagnin si aggiungono al calendario delle ultime due giornate, che metterà di fronte ai biancoscudati l’Union Clodiense ultima e già retrocessa e il Lumezzane senza più alcuna velleità di classifica. Insomma, sulla carta sembrano due calci di rigore comodi, anche se il calcio insegna che fino all’ultimo non è giusto dare nulla per scontato. Gli scivoloni clamorosi a un passo dal traguardo ci sono: quello più eclatante un celeberrimo Roma-Lecce che privò i giallorossi, sconfitti incredibilmente da una squadra già retrocessa, di uno scudetto che pareva cosa fatta. Al momento i pronostici della volata promozione sono tutti orientati in direzione Padova, a conferma che quando scrivevo che il campionato era ancora aperto anche dopo il sorpasso del Vicenza la situazione era tutt’altro che definita come qualcuno voleva far credere, non ci avevo visto sbagliato. Sono sempre stato convinto al momento di leggere il calendario che a Verona contro la Virtus il Vicenza avrebbe sofferto: non è facile per nessuno e su quel campo era già caduto il Padova. Oggi se n’è avuta la conferma. Cancellate le ridicole teorie di combine circolate sui social in settimana che hanno messo in dubbio la professionalità di Gigi Fresco e dei suoi ragazzi. Hanno lottato, sono passati in vantaggio, sono stati raggiunti e nel finale si sono tolti la soddisfazione di vincere con un gol di Gatti al 97′. Se devo essere onesto, nonostante le vittorie contro Caldiero Terme, Pro Vercelli e Union Clodiense, il Vicenza non mi aveva convinto fino in fondo. Mi sembrava sospinto più dai nervi che dalle gambe e arrivati a questo punto vince chi riesce a trovare dentro di sé la forza per schivare gli ultimi ostacoli con le armi che ha. Al Padova è andata di lusso con il Lecco (con quella carambola finale e il doppio legno che è sembrato un assist della dea bendata) e quello visto oggi a Trieste ha incartato Tesser con un 3-5-2 che ha tolto pressoché tutte le fonti di gioco all’Alabarda. Troppi cross innocui dalla trequarti, troppa poca spinta sulle vie centrali, senza la necessaria velocità palla a terra per provare a scardinare il bunker biancoscudato. La Triestina ha fatto meglio nella ripresa, ma di occasioni vere ne ha avuta una con Udoh, non sfruttata e alla fine la differenza è tutta lì. Il Padova ha saputo colpire presto con una bellissima azione finalizzata da Buonaiuto e conclusa da Bortolussi e su quel gol ha costruito la sua vittoria. Duemila e cento tifosi in trasferta non si vedono tutti i giorni e non c’è dubbio che quella spinta sia stato un fattore. Ora, se davvero il Vicenza non riuscirà nel miracolo, arriverà ai playoff con una zavorra mentale pesantissima con cui fare i conti (lo stesso, se non peggio, sarebbe per il Padova se dovesse suicidarsi). Con alle spalle una finale playoff persa e una rimonta che pareva concretizzarsi e che oggi sembra sul punto di fallire dopo un enorme dispendio di energie.

Se il girone A ha vissuto la propria domenica pomeriggio tutto sul duello Padova-Vicenza, la Triestina non è stata soltanto spettatrice. Martedì è atteso il pagamento degli stipendi e sarà un passaggio fondamentale da qui al finale di stagione. Le indicazioni trapelate in serata sono che i soldi ci siano, ma ho accumulato sufficiente esperienza per aspettare che tutto si concretizzi prima di accendere la luce verde. Anche qui la squadra deve fare i conti con una pressione enorme dal punto di vista mentale, lo abbiamo scritto mille volte che quella penalizzazione è stata un macigno che ha scombinato tutto. Se si riuscirà a centrare l’0biettivo salvezza bisognerà voltare pagina e ricostruire con pazienza, senza cedere alla tentazione di azzerare tutto. C’è del buono  nella squadra di oggi che va conservato. Altri rami secchi vanno potati e bisogna scegliere una linea e percorrere quella strada senza esitazioni. E’ stato il weekend che ha consegnato al campionato altri due verdetti: il Trento è matematicamente ai playoff e l’Union Clodiense è matematicamente retrocessa in Serie D. I gialloblù hanno pareggiato col Renate, per dare una valutazione alla stagione bisogna attendere le ultime due giornate e capire quanto avanti si andrà ai playoff. Certo il miglioramento rispetto alla passata stagione c’è già stato, ma un conto sarebbe arrivare quinti e un altro arrivare noni. Difficile fare disquisizioni tattiche oggi e forse avrebbe poco senso. Con i playoff inizierà un altro campionato e se si riuscissero a passare un paio di turni, ecco che davvero la stagione sarebbe positiva. Da dimenticare, invece, quella dell’Union Clodiense. L’handicap dell’esilio a Legnago, il ritardo nel cambiare allenatore quando ancora c’era la possibilità di rimettere in piedi la situazione, una certa inesperienza nel gestire la categoria. L’ultimo posto è quello che purtroppo ha espresso la squadra, che non è mai riuscita a cambiare marcia. Ha avuto un paio di  guizzi al momento dell’arrivo di Tedino, ma poi si è spenta lentamente, a fuoco lento fino ad ammainare bandiera.

Il weekend ha messo in vetrina il tentativo ammirevole del Venezia a non arrendersi all’evidenza. Sono ancora in molti quelli che pensano che alla fine la squadra retrocederà e questo, visto anche il calendario, resta l’epilogo più probabile. Ma nessuno potrà rimproverare a Di Francesco e ai suoi ragazzi di non averci provato fino in fondo orgogliosamente. Ribadiamo: per salvarsi il Venezia deve fare qualcosa di straordinario, quindi dopo aver vinto col Monza, deve vincere anche a Empoli. Non ci sono alternative al blitz al Castellani, se si vuole continuare a sperare, anche perché dopo ci saranno Milan, Fiorentina e Juventus in casa, Torino e Cagliari in trasferta. E’ durissima, inutile nasconderlo, eppure il primo step è stato superato e non era scontato, se pensiamo che il Monza aveva costretto l’Inter a una faticosissima rimonta da 0-2 a 3-2 per blindare i tre punti. Il Venezia è stato meno bello rispetto ad altre occasioni, ma stavolta è stato più efficace. Ha segnato Fila davanti all’ex Pohjanpalo, che è venuto a trovare vecchi amici in un sabato da vacanziero. La nota stonata è stata l’espulsione nel finale del centravanti, che si era appena sbloccato e che avrebbe potuto proseguire sulla scia al Castellani la domenica di Pasqua. La difesa ha fatto il solito figurone, il centrocampo è stato retto da un ottimo Nicolussi Caviglia e Zerbin è riuscito a convivere con l’ammonizione evitabile incassata dopo pochi minuti. Oggi il Venezia è comunque una squadra viva e merita che gli venga concessa fiducia, si è guadagnato un gettone da inserire nel juke box e adesso può suonare fino in fondo. Ammirevole anche il cammino del Verona, che è riuscito a strappare un altro pareggio importante dopo quello di Torino, bloccando sullo 0-0 il Genoa. Una partita soporifera, quella del Bentegodi, ma l’Hellas voleva il punto e se l’è portato a casa. Mosquera ha avuto un paio di buone occasioni, il legno ha salvato la porta di Leali, per il resto la figura fatta è stata più che degna. L’Udinese, invece, sembra già in vacanza, pare aver staccato la spina una volta raggiunti tutti gli obiettivi stagionali. Col Milan una serata da dimenticare, in cui non è funzionato nulla e lo 0-4 è lo specchio di quanto visto. Ora servirà ricompattarsi per evitare altri tracolli simili da qui alla fine.

Chiusura di sipario con la Serie B. E’ stata una pessima giornata per Cittadella e Südtirol, che hanno incassato due sconfitte pesanti. I granata sono affondati in un Marassi da brivido che ha trascinato la Sampdoria alla vittoria e sono stati agganciati in classifica.. Se dovessi scommettere qualche fiches, guardando anche il calendario, punterei ancora sulla salvezza per i granata, perché hanno diversi scontri diretti e possono farcela, ma adesso stanno rischiando parecchio. Brutta, molto brutta, anche la sconfitta del

 

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Vicenza, vittoria e sorpasso in vetta: cosa può succedere adesso. Padova, i perché di un crollo. Triestina arbitra della promozione, Trento: fra una meraviglia e l’altra il messaggio di Tabbiani. Venezia, ora o mai più. Dal Canto-Pandolfi: scintille! https://www.trivenetogoal.it/2025/04/01/vicenza-vittoria-e-sorpasso-in-vetta-cosa-puo-succedere-adesso-padova-i-perche-di-un-crollo-triestina-arbitra-della-promozione-trento-fra-una-meraviglia-e-laltra-il-messaggio-di-tabbiani-ven/232433/ https://www.trivenetogoal.it/2025/04/01/vicenza-vittoria-e-sorpasso-in-vetta-cosa-puo-succedere-adesso-padova-i-perche-di-un-crollo-triestina-arbitra-della-promozione-trento-fra-una-meraviglia-e-laltra-il-messaggio-di-tabbiani-ven/232433/#respond Mon, 31 Mar 2025 22:21:14 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=232433 La rincorsa è durata mesi e, onestamente, ben pochi credevano in una rimonta simile. A gennaio scrissi su queste colonne che il campionato poteva perderlo soltanto il Padova e ad oggi è successo proprio questo. Il campionato non è finito, ma il Padova lo sta perdendo. Il Vicenza alla data odierna ha recuperato 11 (undici!) […]

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La rincorsa è durata mesi e, onestamente, ben pochi credevano in una rimonta simile. A gennaio scrissi su queste colonne che il campionato poteva perderlo soltanto il Padova e ad oggi è successo proprio questo. Il campionato non è finito, ma il Padova lo sta perdendo. Il Vicenza alla data odierna ha recuperato 11 (undici!) punti all’ex capolista e oggi comanda a quattro giornate dalla fine il girone A della Serie C. La domenica del sorpasso si è consumata in due attimi: il 90′ di Atalanta – Padova, quando Vlahovic ha segnato la rete del pareggio sfruttando un errato posizionamento della difesa biancoscudata e il 22′ di Pro Vercelli-Vicenza, quando Rauti ha concluso in modo perfetto una bella azione biancorossa. Da +10 con lo scontro diretto a favore a -1. Per il Padova psicologicamente questo sorpasso è una mazzata pesantissima da assorbire, mentre ora l’inerzia è tutta dalla parte del Vicenza. Proviamo ad analizzare quanto visto nelle due partite. Il piano partita di Andreoletti a mio avviso aveva funzionato eccome: un centrocampista in più (Fusi con Varas ad affiancare Crisetig), due punte pesanti e due esterni a piedi invertiti, come all’andata. Il gol di Fusi è arrivato al termine di una bellissima azione, poi la partita era stata pressoché anestetizzata. Molti hanno contestato i cambi di Andreoletti: per me l’unico discutibile è stato quello di Bortolussi, ma mi è stato riferito che era acciaccato e che è stata una scelta praticamente obbligata. Il Padova non ha concesso praticamente nulla all’Atalanta, è vero che non ha quasi mai tirato in porta, poi al 90′ ecco il doppio passaggio a vuoto: prima un fallo incomprensibile di Kirwan, che ha concesso un corner corto ai nerazzurri, poi l’errato posizionamento della difesa (colpevole, ma Fortin non c’entra, in quella situazione con cinque uomini davanti non poteva uscire) ed ecco il gol di Vlahovic che ribalta tutto e chiude la saracinesca di Caravaggio sull’1-1. Benzina nel serbatoio di un Vicenza che ha vinto a Vercelli soffrendo tanto, protetto egregiamente da un grande Confente e capace di resistere al ritorno avversario chiudendosi a riccio e trovando ogni varco possibile per ripartire. Se devo scrivere quello che penso, neppure il Vicenza brilla, ma il risultato adesso è l’unica cosa che conti, in qualsiasi modo arrivi. Per tre volte la squadra di Vecchi aveva fallito aggancio e sorpasso, stavolta non ha sbagliato. Un merito enorme, in una domenica segnata dalla freccia messa dai biancorossi. Questo 1-0 ha un valore incalcolabile e oggi è il Vicenza ad essere padrone del suo destino, oltre che il nuovo favorito per la volata finale. Con quattro vittorie sarà Serie B, ma se dovessi scommettere qualcosa, secondo me né il Padova né il Vicenza faranno l’en-plein nelle ultime quattro giornate. Punti se ne perderanno ancora per strada, vedremo quanti e a favore di chi. Nulla mi toglie dalla testa che l’estate scorsa Andreoletti abbia impostato una preparazione per partire sparato e gestire così le tensioni ambientali che si erano create. La squadra oggi sembra non al top fisicamente, non più intensa come nel girone d’andata e in un gioco così dispendioso come quello di Andreoletti questo conta eccome. Il Vicenza, che ha avuto il merito di rimanere aggrappato al campionato senza mollare mai neanche quando i punti di distacco erano dieci nel girone di ritorno ha fatto nettamente meglio del Padova, mentre il trend biancoscudato è inequivocabile: due punti conquistati nelle ultime sei trasferte, decisamente un segnale impossibile da trascurare.

Probabilmente sarà la Triestina, più ancora dell’Union Clodiense (nel calcio, però, occhio perché le sorprese sono dietro l’angolo), ad essere arbitra del duello promozione. L’Alabarda si deve salvare, vuole evitare i playout ma ha un calendario difficilissimo. Dopo aver perso con la Feralpisalò, dovrà vedersela con Padova e Vicenza, andrà a Meda e all’ultima avrà il Novara, non si sa in quale situazione di classifica. Possiamo fare mille analisi, possiamo discutere perché Tesser non veda Braima, se questo o quel cambio può essere stato o meno indovinato, ma niente mi toglierà dalla testa che il problema oggi sia quasi esclusivamente mentale. Detto che i limiti dell’organico ci sono, ma che non sono così eclatanti, è nella testa dei giocatori che l’uomo delle quattro promozioni dovrà entrare. Resto convinto che la squadra, prima della penalizzazione, credesse nei playoff, invece quel colpo è stato durissimo. Ora l’epilogo più probabile sono i playout, da brivido, ma l’Alabarda proverà a centrare la salvezza diretta. Una missione molto complicata in cui entrano in gioco i fattori più disparati. 

A dire il vero ci sarebbe da ricordare che ci sarà anche il Trento sulla strada del Vicenza verso la B. All’andata fu un massacro sportivo, con la partita del Menti che sarebbe potuta tranquillamente finire 5-0. Giocando a viso aperto col Vicenza, 9 volte su 10 si perde. Il Trento avrà imparato la lezione? A giudicare da quanto sta facendo sul campo assolutamente sì. Con l’Albinoleffe i gialloblù hanno sfornato una prestazione sontuosa, con un secondo tempo fantastico, in cui l’Albinoleffe è stato letteralmente demolito. Luca Tabbiani ha un merito indiscutibile: gioca chi merita. Cappelletti ondeggia e traballa? Promosso Falasco centrale. Rada non brilla? Dentro Aucelli in cabina di regia. Accornero non ha la marcia in più che gli si chiede? Ecco Peralta. Peralta gioca maluccio nel primo tempo? Dentro Anastasia, che sfodera una doppietta e un assist, giusto per gradire. Insomma, il Trento sembra stare bene nel momento giusto e a quattro giornate dalla fine crede nel quarto posto. Molto significativa la puntualizzazione dello stesso Tabbiani nel dopo gara, con tanto di ringraziamenti a Giorgio Zamuner per la squadra messagli a disposizione. Il ds è in scadenza di contratto, nessuno lo ha chiamato per rinnovare e se il piano di Giacca è quello di far fare tutto a Piazzi non sappiamo proprio se sia questa la strada giusta, anzi nutriamo forti dubbi. Pillole sparse: la Virtus perde in casa e ha qualche alto e basso rispetto allo scintillio di 2-3 settimane fa, l’Arzignano idem, mentre il Legnago prova a rimanere aggrappato alla categoria, esattamente come il Caldiero. Stupisce la bella vittoria dell’Union Clodiense col Novara, ma potrebbe essere troppo tardi. Vedremo.

A Venezia è finita la parte più difficile del calendario e adesso iniziano gli scontri diretti. E’ sempre più evidente come alla squadra manchi colui che la butta dentro (peggio ha fatto solo il Lecce, prossimo avversario domenica prossima all’ora di pranzo) e che Pohjanpalo non sia stato degnamente sostituito. Ingenerosi i fischi a Fila, catapultato in una realtà più grande della sua attuale dimensione. Eppure le doti ci sono e sono convinto che, magari il prossimo anno emergeranno. Non si scappa da un fatto: fra Lecce, Monza ed Empoli il Venezia deve fare come minimo sette punti e non è detto neppure che bastino. Col Bologna ancora tanti complimenti, ma stavolta non sono proprio d’accordo. L’assenza di Nicolussi Caviglia è stata molto pesante e la squadra non ha girato in modo fluido come nelle precedenti giornate. Certo, di fronte c’era il super Bologna quarto in classifica e alla quinta vittoria consecutiva. Il Venezia ci ha provato, sbattendo regolarmente contro l’ottima difesa rossoblù. Se poi né Zerbin né Busio sfruttano occasioni molto importanti, ecco che il quadro è completo. Già domenica, tanto per essere chiari, si potrà sapere molto del futuro arancioneroverde. Se non si vince, le possibilità di salvezza si ridurranno davvero a percentuali minime, visto che la vittoria manca addirittura dal 22 dicembre. Intanto il Verona si prende il punto che voleva col Parma, in una partita tutt’altro che entusiasmante. Le occasioni ci sono state, ma nessuno ha voluto spingere più di tanto sull’acceleratore. Comprensibile per l’Hellas, meno per il Parma, che adesso ha un calendario in salita. L’Udinese sarà pure in vacanza in assenza di rischi di retrocessione, ma a San Siro ha fatto un altro figurone. Dopo un primo tempo così così, Runjaic ha resettato tutto e nella ripresa ha avuto le risposte che cercava. Quando arrivò Solet a gennaio scrissi subito di segnare questo nome in rosso e i fatti stanno confermando quell’impressione. Non solo una tenuta difensiva ammirevole, ma pure il gol alla Scala del Calcio e quasi la doppietta. Credo proprio che a Udinese Solet sarà di passaggio e che presto vestirà la maglia di una big.

Chiusura con la Serie B. Male, decisamente male il Südtirol, sconfitto con pieno merito a Mantova. La zona pericolo è sempre lì, mi ha stupito in negativo la prestazione della squadra al Martelli, farraginosa nei movimenti, con troppi errori tecnici e con un’inspiegabile frenesia. Insomma, la speranza è che sia stata solo una giornata storta, perché le possibilità di farcela sono intatte. Ottima la prova del Cittadella a Cremona, ma parole di fuoco di Dal Canto nel dopo gara contro Pandolfi. Un corto circuito da tenere d’occhio e la spia di qualcosa che non funziona a dovere anche dentro lo spogliatoio. Ma i granata visti allo Zini non avranno troppi problemi a salvarsi. Il problema vero sono le partite in casa, un buco nero che continua a produrre danni in serie. I giochi sono ancora aperti e gli equilibri sono molto sottili. Per entrambe, Südtirol e Cittadella, voto oggi ancora salvezza. Ma non sarà facile

 

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Padova-Vicenza, il momento della verità: tutte le carte e le variabili sul tavolo. Triestina, gambe e testa pesanti: un finale difficile. Trento, per lo sprint servono il miglior Rada e il miglior Di Carmine. Pordenone, un nuovo inizio https://www.trivenetogoal.it/2025/03/25/padova-vicenza-il-momento-della-verita-tutte-le-carte-e-le-variabili-sul-tavolo-triestina-gambe-e-testa-pesanti-un-finale-difficile-trento-per-lo-sprint-servono-il-miglior-rada-e-il-miglior-di/232026/ https://www.trivenetogoal.it/2025/03/25/padova-vicenza-il-momento-della-verita-tutte-le-carte-e-le-variabili-sul-tavolo-triestina-gambe-e-testa-pesanti-un-finale-difficile-trento-per-lo-sprint-servono-il-miglior-rada-e-il-miglior-di/232026/#respond Mon, 24 Mar 2025 23:15:22 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=232026 A cinque giornate dalla fine è arrivato il momento della verità nel duello Padova-Vicenza per il primo posto e per la Serie B. L’ultimo weekend ha nuovamente ribaltato sensazioni e impressioni, semplicemente perché il Vicenza ha fatto quello che ci si aspettava, ossia battere il Caldiero, non senza qualche difficoltà fino a quando il risultato […]

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A cinque giornate dalla fine è arrivato il momento della verità nel duello Padova-Vicenza per il primo posto e per la Serie B. L’ultimo weekend ha nuovamente ribaltato sensazioni e impressioni, semplicemente perché il Vicenza ha fatto quello che ci si aspettava, ossia battere il Caldiero, non senza qualche difficoltà fino a quando il risultato non è stato sbloccato, mentre il Padova ha confermato a Novara il trend negativo di questo girone di ritorno in trasferta. Nelle ultime cinque partite giocate lontano dall’Euganeo la squadra ha ottenuto appena un punto sui quindici disponibili, al 94′ nello scontro diretto col Vicenza. Migliore il rendimento complessivo fuori casa dei biancorossi, ma è altrettanto vero che neppure il Vicenza scoppia di salute. E, nelle tre occasioni avute in precedenza quando il primo posto è stato a tiro, per tre volte ha fallito l’opportunità dell’aggancio e del sorpasso. A Salò, nello scontro diretto del Menti, a Lecco. Insomma, il Padova di certo non scoppia di salute, ma neppure il Vicenza viaggia a mille, soprattutto lontano dal Menti. Il Padova visto al Piola ha sbagliato ancora una volta approccio alla gara, ha subito gol nei primi minuti, ha tradito insicurezze e nervosismo, ha dimostrato di avere qualche problema sia di tenuta mentale che di brillantezza atletica. Anche un cieco vede che la squadra non ha più quell’intensità che ha avuto nel girone d’andata, rimane in piedi aggrappata al primo posto con la forza dei nervi. Eppure anche a Novara, in un modo o nell’altro, la stava per riprendere. Ha segnato con Spagnoli, un minuto dopo si è guadagnato un rigore (che c’era). E a quel punto è successo un episodio a mio modo di vedere grave perché un giocatore (Liguori) ha anteposto la sua persona all’interesse del gruppo. Come ha ribadito Matteo Andreoletti nel dopo gara, il rigorista era Bortolussi, il vice Varas. Invece Liguori, un po’ come fece Lucca in Lecce – Udinese, si è andato a prendere il pallone e, cosa ancor più grave, nessuno (neppure il capitano) è andato a ricordargli le gerarchie chiare che esistevano. Liguori ha tirato e ha sbagliato, con il caso montato in sala stampa per Andreoletti, come aveva fatto per Broh, non le ha mandate a dire. E lo stesso ha fatto Spagnoli, che ha fatto capire chiaramente come la pensava il gruppo sull’accaduto. Ergo, se ci dovesse essere la stessa severità utilizzata per Broh, accompagnato alla porta dopo uno spezzone di gara non all’altezza a Trento, la stessa cosa dovrebbe essere fatta con Liguori. Invece abbiamo appreso che la società sembra intenzionata a perdonarlo, evidentemente con la volontà di sfruttare tutte le risorse a disposizione in questo finale di stagione. Ma il messaggio che si dà al gruppo a mio avviso, non è quello giusto. L’errore di Liguori può costare un campionato, questo sarebbe bene capirlo, perchè il Vicenza è lì, a un solo punto di distacco, pronto a provare a mettere la freccia. Non che a quaranta chilometri di distanza dalla città del Santo vada tutto bene. A Lecco, nell’ultima trasferta, i biancorossi non avevano certo brillato, così come a Caravaggio. A Meda erano riusciti a vincere al 96′ su una palla inattiva, ma della bella squadra che si vede al Menti in trasferta spesso si è vista una copia sbiadita. Col Caldiero per lunghi tratti si è vista la superiorità schiacciante biancorossa. Ma non è andato tutto liscio. Anche i sette minuti finali dopo il gol di Marras non mi hanno convinto fino in fondo. Squadra lunga, gestione un po’ ansiogena, insomma il Vicenza oggi sta un po’ meglio del Padova, ma non così tanto da avere la certezza che possa davvero mettere la freccia. A cinque giornate dalla fine, con un calendario frastagliato e ricco d’insidie per entrambe, può davvero accadere di tutto. Vedo il Padova ancora leggermente favorito, ma nella testa potrebbe pesare quel vantaggio enorme (10 punti) diventato un margine minimo (1 punto, con lo scontro diretto a favore). Il Vicenza si deve appoggiare ai suoi uomini di maggiore personalità, penso a Leverbe in difesa, penso a Ronaldo a centrocampo, penso a Ferrari in attacco. E deve sperare di recuperare il miglior Costa per questo sprint finale. Mi hanno chiesto in tanti come vedo il prossimo turno: mentre le altre volte avevo pochi dubbi e i risultati mi hanno dato ragione, stavolta non so sicuro di quello che potrà succedere. Ancora una volta il Padova giocherà prima del Vicenza, un’arma come abbiamo visto a doppio taglio e l’Atalanta U23 è una vera mina vagante. Se starà bene atleticamente e avrà una rosa pressoché al completo, può dare filo da torcere al Padova di questa primavera. Ma neppure per il Vicenza sarà una passeggiata a Vercelli, contro un avversario che in casa  ha ottenuto a volte risultati eclatanti e che sta lottando per la sopravvivenza. Insomma, tutto aperto e, se devo essere sincero, non avrei mai creduto a uno scenario simile con il Padova che per un giorno è stato anche a +13 con il massimo vantaggio di dieci punti mantenuto per diverse giornate. 

A Trieste, inutile dirlo, la situazione si è complicata notevolmente. La sconfitta di Gorgonzola è stata pesantissima e può influire molto anche sul morale. Oggi l’ipotesi più probabile è che l’Alabarda debba difendere la categoria ai playout, con tutte le problematiche che questo può significare. La squadra di Tesser oggi gioca con le gambe e la testa pesanti, la mazzata del -4 in classifica è stata durissima da assorbire per il gruppo. Psicologicamente ha “ammazzato” il gruppo, che a mio parere al suo interno era convinto di poter arrivare ai playoff. Adesso si deve risintonizzare e il calendario è davvero durissimo, con l’apice delle difficoltà nelle due sfide a Padova e Vicenza. Tesser e Delli Carri chiamino a raccolta i giocatori più esperti e si appoggino su di loro. Penso a Ionita, a Strizzolo, a Germano, a Fiordilino, a Silvestri, a Frare. Insomma a quelli che sanno come gestire certi momenti. Arzignano, Caravaggio, Zanica e Gorgonzola sono state partite simile e se la Triestina prende gol e non riesce a tenere il risultato in equilibrio, spesso finisce per deragliare anche oltre i propri demeriti. Poi, chiaro, ci si aspetta novità entro il 16 aprile, perché se davvero non dovesse accadere quello che dietro le quinte si prefigura sarebbe una catastrofe. Ma voglio ancora essere positivo e ipotizzare un finale positivo. Il movimento con il passaggio di consegne, avverrà all’interno del fondo Lbk Capital e non a livello di proprietà, una procedura molto più snella di un vero e proprio closing societario. Siamo arrivati ai dialoghi fra avvocati, che stanno definendo il tutto e la speranza è che si riesca a trovare la quadra. La società oggi praticamente non ha debiti, il che agevola il passaggio di consegne. Basterà? Staremo a vedere

Il Trento ha perso a Salò una partita giocata discretamente nella solita emergenza sulla corsia destra per l’ormai ben nota vicenda Frosinini e per l’assenza di Vitturini. Oggi Luca Tabbiani insegue il quarto posto, lui che ha il rinnovo automatico in caso di conquista della sesta piazza. Non si parla di rinnovo per Giorgio Zamuner e mi sembra che la strada sia segnata, visto che Luca Piazzi è già in società e gode della fiducia di Mauro Giacca. Insomma, si potrebbe presto chiudere un ciclo, mentre la squadra insegue il miglior piazzamento possibile. Per arrivare in alto il Trento ha bisogno del miglior Rada e del miglior Di Carmine in questo finale. Falasco ha preso possesso della difesa in un ruolo diverso da quello che si immaginava, ma la sua presenza è importante per i tanti giovani che ci sono in squadra. La sconfitta del Turina è meritata e non fa una grinza, ma non c’è tempo di piangere. Domenica arriva l’Albinoleffe e si può dare un segnale in controtendenza rispetto a quanto visto domenica. L’Arzignano ha espugnato Crema, dimostrando di essere in salute e può arrivare ai playoff, la Virtus Verona si è fatta imporre il pari da un Lecco molto coriaceo visto al Gavagnin. Gigi Fresco ha preso un premio alla carriera Coverciano (complimenti sinceri), il Legnago lotta disperatamente per evitare la retrocessione e l’Union Clodiense sembra aver ormai ammainato bandiera. Nel prossimo weekend torneranno Serie A e Serie B e si entrerà nel mese decisivo della stagione, ossia aprile, quando si deciderà tutto o quasi di un anno intero di calcio.

Postilla finale per il Pordenone. Dodici vittorie consecutive, campionato vinto, Eccellenza conquistata, festa grande sul campo e fuori. Ci voleva, un anno così, dopo i tanti, troppi veleni dell’ultima parte dell’era Lovisa. Ora si potrà programmare con calma lo step successivo. Prima, però, si festeggi. Perché non era scontato farcela al primo tentativo. E il calcio triveneto ha bisogno anche di Pordenone, una realtà che può dare ancora tanto, dopo aver aperto le finestre e cambiato un’aria che si era fatta irrespirabile.

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Padova e Triestina, c’è posta dall’America. Vicenza, manca qualcosa (parte due). Venezia, due reparti su tre vanno alla grande: si può sperare. Trento sprint, Verona-Como, trova le differenze https://www.trivenetogoal.it/2025/03/19/padova-e-triestina-ce-posta-dallamerica-vicenza-manca-qualcosa-parte-due-venezia-due-reparti-su-tre-vanno-alla-grande-si-puo-sperare-trento-sprint-verona-como-trova-le-differenze/231686/ https://www.trivenetogoal.it/2025/03/19/padova-e-triestina-ce-posta-dallamerica-vicenza-manca-qualcosa-parte-due-venezia-due-reparti-su-tre-vanno-alla-grande-si-puo-sperare-trento-sprint-verona-como-trova-le-differenze/231686/#respond Tue, 18 Mar 2025 23:24:08 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=231686 Può sembrare paradossale, ma la salvezza per la Triestina americana dopo i disastri di metà marzo e il mancato pagamento di Irpef e Inps, può arrivare… ancora dall’America. L’Alabarda a stelle e strisce che boccheggia dietro le quinte e che sul campo regala un’altra prova di maturità nello scontro ansiogeno contro la Pro Patria avvicinandosi […]

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Può sembrare paradossale, ma la salvezza per la Triestina americana dopo i disastri di metà marzo e il mancato pagamento di Irpef e Inps, può arrivare… ancora dall’America. L’Alabarda a stelle e strisce che boccheggia dietro le quinte e che sul campo regala un’altra prova di maturità nello scontro ansiogeno contro la Pro Patria avvicinandosi alla salvezza sul campo, potrebbe ricevere l’ancora di salvataggio decisiva per rimanere in piedi ancora una volta dagli Stati Uniti. Sì, perché dopo aver trattato a lungo con un gruppo svizzero nei giorni scorsi, un altro gruppo americano, a quanto pare molto serio, sembrerebbe disposto ad assumere il controllo, non della Triestina, ma di Lbk Capital, ossia del fondo che acquisì la proprietà dell’Alabarda nell’estate del 2023. Molte cose sono successe nel frattempo e Ben Rosenzweig, in tutta evidenza, ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza a guidare un club così prestigioso e storico non solo per il Nord Est, ma per tutto il calcio italiano. Troppi errori, gestioni mediatiche imbarazzanti e, visto che il presidente è lui, è lui a doversi fare da parte per il bene di tutti. Non è andata meglio a Sebastiano Stella, che ha messo in fila una serie di topiche notevoli, confermando i dubbi che esistevano sul suo conto a gestire un ruolo tanto determinante come quello di Ceo. Semplicemente, non è cosa per lui, per mandare avanti la Triestina serve gente all’altezza di una governance del club, che merita rispetto e non sciatteria e pressapochismo. La salvezza può arrivare dall’America e dal tanto vituperato Alex Menta, che ha molto da farsi perdonare, ma che è l’unico ad avere i contatti per evitare il peggio e per dare un senso a quasi due anni vissuti pericolosamente sulle montagne russe. E’ lui, infatti, a tessere la tela con questo gruppo imprenditoriale americano che sta trattando con Rosenzweig la sua uscita di scena. A Trieste, inutile dirlo, sperano di non dover assistere a metà aprile a un drammatico epilogo che sarebbe catastrofico a tutti i livelli. Non concediamo cambiali in bianco a nessuno, nel senso che prima di dire che davvero finirà bene attendiamo che gli eventi facciano il proprio corso. E solo dopo, eventualmente, diremo la nostra. Chi ha tirato fuori tanti soldi, al di là di tutti gli errori, un po’ di credito ce l’ha e, dunque, attendiamo di capire cosa succederà.

Ma l’America potrebbe essere nel futuro anche del Padova. Nella settimana in cui la squadra fa un giro panoramico all’inferno con biglietto di ritorno e un saliscendi da brivido nel corso di Padova-Pergolettese (al 45′ per la prima volta dall’inizio dell’anno il Vicenza era davanti di un punto, al 90′ la capolista è tornata ad avere quattro punti di vantaggio), dietro le quinte molte cose stanno accadendo. Il presidente Francesco Peghin ha smentito categoricamente che il Padova sia in vendita, Oughoourlian quando è sbarcato a Padova da un lato è sembrato voler continuare la sua avventura, dall’altro ha dispensato bacchettate a tutti quelli che lo circondano nella città del Santo, come chi si vuole togliere molti sassolini prima di uscire di scena. Secondo alcuni andrà avanti, secondo altri ha già deciso di cedere. Da mesi scriviamo che di acquirenti interessati a rilevare il pacchetto di maggioranza del Padova ce n’è più di uno. Il più serio è un gruppo di tre imprenditori americani, il cui capofila è originario di Firenze, ha un legame antico con la città del Santo e ha base a Washington D.C. per la sua attività. Il gruppo ha disponibilità economiche rilevanti, è già inserito nel mondo del football e dello sport americano, è intenzionato, se l’affare andrà in porto, a investire sullo stadio Euganeo per rifarlo completamente e sul centro sportivo. Non solo, ma l’acquirente potenziale è in città in questi giorni e ora tocca a Oughourlian decidere. Venderà il Padova o rilancerà? Nei prossimi giorni sapremo, ma la buona notizia, se mai ce ne fosse stato il bisogno è che, se Oughourlian dovesse decidere di lasciare, il Padova continuerà ad esistere, con progetti di crescita interessanti. Una notizia rassicurante, che non deve destabilizzare, ma deve anzi far comprendere come il club abbia ancora un’attrattiva, nonostante negli ultimi 30 anni abbia navigato troppo in terza serie e poco nelle categorie più nobili a cui era più abituato nei 60 anni di storia precedente.

Il duello col Vicenza oggi e alla data attuale, pende più verso la città del Santo. L’acquisto di Cristian Buonaiuto, come già avevamo avuto modo di sottolineare, può spostare gli equilibri, mentre il Vicenza ogni volta che arriva vicino al traguardo, costantemente non riesce a fare il salto di qualità. In tutta evidenza, ribadiamo quanto già scritto una settimana fa, manca qualcosa. Fateci caso. E’ sceso a -3 e la settimana successiva ha tradito con una prestazione scialba e insufficiente a Salò, ha avuto il derby in mano e si è fatto raggiungere al 94′  gestendo malissimo il possesso palla sull’ultima punizione, è sceso nuovamente a -2 dopo aver battuto il Novara, a Lecco è andato in vantaggio con un pizzico di fortuna. Ci si sarebbe aspettati che scoprire negli spogliatoi che il Padova perdeva e che per la prima volta si era davanti in classifica avrebbe messo le ali alla squadra. Nulla di tutto questo. Nel secondo tempo praticamente non si è tirato in porta e il Lecco ha, anzi, ottenuto il pareggio, acuendo la sensazione che il Vicenza non riesca a completare l’opera ogni volta che gli si presenta davanti l’opportunità per farlo. Manca personalità, forse, manca lucidità, manca la “garra” per fare il salto e mettere la freccia. Il risultato dell’avversario non si può controllare, ma il proprio rendimento e il modo in cui si gestiscono le partite soprattutto in trasferta sì. Mancano sei giornate e il tempo per smentire questa tendenza è sempre meno. Ora, davvero, non si dovrà più sbagliare se si vuole il primo posto e potrebbe anche non bastare.

Il Trento, nel frattempo, è tornato a correre. Prima ha battuto la Virtus Verona al Gavagnin, un risultato eclatante contro un avversario che era forse la squadra più in forma del campionato. Poi si è ripetuto contro l’Alcione Milano, giocando un ottimo primo tempo e risultando meno brillante paradossalmente quando è rimasto in superiorità numerica. Fatto sta che i gialloblù hanno concesso il bis, scoprendo una nuova solidità difensiva grazie anche al ritorno di Barison assieme a Cappelletti e all’affidabilità di un ottimo Maffei, che si è preso la fascia sinistra con grande personalità. Insomma, il Trento sta bene, è quarto in classifica e, nel momento di massima pressione stagionale, ha dato risposte molto convincenti. A volte una stagione è fatta di bivi, se imbocchi quello giusto tutto ti sorride, altrimenti entri in un vicolo cieco e rischi di buttare via tutto il lavoro fatto sino a quel momento. In coda l’Union Clodiense sta affondando sotto mille incongruenze ed errori probabilmente dovuti all’inesperienza della categoria. La retrocessione sembra inevitabile, mentre il Caldiero Terme sta lottando con il coltello fra i denti e proverà fino alla fine ad evitare il ritorno in Serie D, così come sta provando a fare il Legnago. L’Arzignano sogna i playoff ed è a un solo punto dalla decima piazza. Può concludere alla grande una stagione iniziata malissimo e che può finire quasi come in un sogno.

Il Venezia ha aumentato le proprie certezze dopo il mercato di gennaio. In porta l’infortunio di Stankovic poteva rappresentare una mazzata durissima da assorbire, forse un colpo letale. Invece il ds Filippo Antonelli ha scovato l’idea giusta, qualcosa che poteva assomigliare a un azzardo e che invece sta dando risultati eccellenti. Ionut Radu era in uno di quei momenti in cui la carriera può prendere una direzione e destinarti all’oblio, oppure un’altra direzione e offrirti il riscatto. Era ricordato solo per i disastri di Bologna che costarono lo scudetto all’Inter, sta dimostrando sul campo di avere molto da dare. Ha ottimi fondamentali, una buona reattività, ha subito un gol in quattro partite, rimanendo con la porta inviolata con Lazio, Atalanta e Napoli, tre big che non sono riuscite a fargli gol. Merito anche di un reparto che oggi è solido, roccioso, affidabile. Candé ha avuto un impatto notevolissimo, Schingtienne si è preso una maglia da titolare e Idzes è diventato una certezza. Radu subisce pochissimi gol perché davanti ha una difesa che a inizio anno non  dico fosse la banda del buco ma quasi e che oggi invece è una delle più difficili della A da superare. Questo perché anche il centrocampo è decollato. Kike Perez ha confermato tutte le sue qualità e ha dato quel dinamismo che mancava in mezzo a tanto equilibrio, Zerbin è spesso fra i migliori. Insomma, porta, difesa e centrocampo funzionano alla grande e sono migliorati. Stankovic ne avrà ancora per un mese e mezzo minimo, ma può recuperare senza fretta con un Radu così. Il vero peccato è non essere riusciti a sostituire adeguatamente Pohjanpalo. Come già ho avuto modo di scrivere, Shomurodov sarebbe stato un ottimo innesto, così come Yaremchuk e, tecnicamente parlando, avrei rischiato la puntata pure con Ben Yedder. Non è arrivato nessuno di loro e ci si è dovuti accontentare di quelli che, in tutta evidenza, sono stati dei ripieghi. Fila ha qualità ma è giovane e acerbo. Se si dovesse retrocedere sono convinto che in B farebbe bene, mentre Maric non ha mai dato la sensazione di poter essere un attaccante determinante in Serie A. Basterà tutto questo per salvarsi? Le percentuali di riuscita dell’impresa, diciamolo chiaramente, sono basse, eppure gli impegni proibitivi stanno finendo e, dopo il Bologna al Penzo, arriveranno partite alla portata e scontri diretti. Con i pareggi si rimane a galla ma prima o dopo si affonda, per salvarsi ci vogliono le vittorie. Sembra una cantilena, ma è davvero così.

Il Verona, ormai è evidente a tutti, si salverà. Ogni volta che ha avuto le spalle al muro si è sempre rialzato. Sempre. Anche a Udine era una partita non dico da dentro o fuori ma sicuramente molto importante e: a) la difesa più perforata del campionato è rimasta imbattuta; b) Duda ha sfornato un capolavoro su punizione; c) è arrivato un altro successo pesantissimo; d) Zanetti ha gli stessi punti del tanto celebrato Fabregas, che spendendo oltre 90 milioni sul mercato, dal punto di vista squisitamente numerico non ha fatto meglio di chi ha fatto le nozze coi fichi secchi sia in estate che a gennaio. Se salvezza sarà, andranno dati i giusti meriti non solo a Sogliano, capace di scovare talenti ovunque a basso prezzo, ma anche a un allenatore che pare aver trovato la sua dimensione nell’anno più difficile. Che ha vissuto giornate nerissime, ma che è sempre rimasto in piedi, sostenuto adeguatamente da una società che non lo ha mai lasciato da solo, resistendo alla tentazione di esonerarlo quando praticamente lo aveva fatto. 

Postilla finale per la Serie B. Ho visto Cittadella-Sassuolo e non c’è stata partita, al di là del punteggio finale che potrebbe ingannare. Troppo forte la corazzata neroverde, che ha giochicchiato per 90 minuti, troppo leziosa persino nei momenti in cui sarebbe servito piazzare i colpi giusti. Invece, specchiandosi troppo nel proprio talento, il Sassuolo ha rischiato persino di pareggiare una partita che aveva dominato in lungo e in largo. Per il Cittadella è arrivata la seconda sconfitta casalinga consecutiva e la classifica si è fatta nuovamente più cupa, con la zona pericolo di nuovo a una sola lunghezza. Un passetto più su sta il Südtirol, beffato dalla Carrarese nel finale. C’è ancora da soffrire per entrambe, anche se ribadiamo la nostra convinzione: dovessimo giocarci qualcosa al tavolo da gioco, scommetteremmo sulla salvezza di entrambe. Sono due squadre da battaglia, che possono arrivare in fondo salvando la pelle, in un modo o nell’altro

The post Padova e Triestina, c’è posta dall’America. Vicenza, manca qualcosa (parte due). Venezia, due reparti su tre vanno alla grande: si può sperare. Trento sprint, Verona-Como, trova le differenze first appeared on Triveneto Goal.]]>
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Padova, uno scatto da B. Vicenza, tre indizi fanno una prova: manca qualcosa per il primo posto. Triestina, servono i fatti dietro la scrivania. Venezia, non è finita (e arriva la prima rata di Tessmann). Trento, patti chiari… https://www.trivenetogoal.it/2025/03/11/padova-uno-scatto-da-b-vicenza-tre-indizi-fanno-una-prova-manca-qualcosa-per-il-primo-posto-triestina-servono-i-fatti-dietro-la-scrivania-venezia-non-e-finita-e-arriva-la-prima-rata-di-tessma/231057/ https://www.trivenetogoal.it/2025/03/11/padova-uno-scatto-da-b-vicenza-tre-indizi-fanno-una-prova-manca-qualcosa-per-il-primo-posto-triestina-servono-i-fatti-dietro-la-scrivania-venezia-non-e-finita-e-arriva-la-prima-rata-di-tessma/231057/#respond Mon, 10 Mar 2025 23:08:31 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=231057 Non so dire se i risultati domenicali mettano definitivamente una pietra tombale sulla volata per il primo posto del girone A in Serie C, ma di sicuro ci sono due verità che emergono in maniera incontrovertibile da Caravaggio e da Padova. La capolista continua a dimostrare di meritare di essere tale, nonostante la flessione del […]

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Non so dire se i risultati domenicali mettano definitivamente una pietra tombale sulla volata per il primo posto del girone A in Serie C, ma di sicuro ci sono due verità che emergono in maniera incontrovertibile da Caravaggio e da Padova. La capolista continua a dimostrare di meritare di essere tale, nonostante la flessione del girone di ritorno, nonostante gli infortuni, nonostante una situazione ambientale a dir poco caotica. Ogni volta che è arrivata a un passo dallo smarrirsi ha sempre reagito e i meriti di Matteo Andreoletti sono indiscutibili. In un anno in cui ha fatto da parafulmine anche per conto di altri, il tecnico sta dimostrando una bravura fuori dal comune per un allenatore della sua (giovanissima) età. Ha indovinato alla perfezione la formazione anti-Albinoleffe, ha indovinato pure i cambi e ha condotto la squadra per mano fuori da un guado complicato dal punto di vista mentale. Bravo davvero e il 3-0 alla quarta forza del campionato è un messaggio chiaro al Vicenza. Cinque punti sono tanti, oggi fra Padova e Vicenza c’è lo spazio di due sconfitte e due contemporanee vittorie. Avevo scommesso su un turno a favore dei biancoscudati e così è stato, mentre su quello che potrebbe accadere giovedì ci arriviamo fra poco. Mi aspettavo che il Vicenza non avrebbe vinto a Caravaggio, per una serie di motivi: 1) avevo il sospetto, tramutatosi in certezza, che alla squadra manchi personalità, perché per tre volte ha avuto alla portata la vera possibilità di riaprire il campionato e per tre volte, per un motivo o per l’altro, ha fallito; 2) perché statisticamente l’Atalanta viaggiava da troppe giornate sottoritmo e prima o dopo ero convinto avrebbe reagito; 3) perché le caratteristiche tecniche dei nerazzurri, se la partita si mette in un certo modo, sono difficili da fronteggiare. Vecchi ha scelto una squadra di pedalatori, escludendo Ronaldo, per reagire alla velocità dei ragazzi di Modesto. Ma il piano non ha funzionato e dopo pochi minuti il Vicenza era già sotto. Il primo tempo, diciamolo senza mezzi termini, è stato orribile sotto tutti i punti di vista. Una squadra che punta al primo posto non può andare in campo con quell’atteggiamento, con quella flemma, con quella scarsa convinzione. L’Atalanta ha sbranato il Vicenza, che si è rialzato nella ripresa, sfruttando due calci da fermo e la bravura dei singoli. In tutta onestà: serve di più a tutti i livelli, dalla società, all’allenatore, alla squadra se si vuole il primato. Ad oggi mi viene da dire che per il primo posto manchi qualcosa, detto, dimostrato e ribadito da quanto accaduto in questi mesi. Le parole di Vecchi a fine gara, poi, fanno pensare. Aveva sempre difeso la squadra, stavolta le ha puntato il dito contro perché evidentemente si è sentito tradito. Al momento le percentuali di successo sono nettamente a favore del Padova, ma il calcio ha abituato a stupire, quindi lasciamo ancora aperto un piccolo spiraglio per i biancorossi. A patto che giovedì battano il Novara, altrimenti rimarrebbe solo l’imponderabile, per evitare di assegnare la promozione al Padova.

La Triestina è stata penalizzata di quattro punti ed è andata pure bene, checché ne dicano i vertici societari. L’avvocato Mattia Grassani sulle nostre colonne aveva paventato addirittura un disastroso -6, riuscendo a limitare i danni in sede di dibattimento. Difficile questo verdetto possa essere rivisto, così come, a quanto ne so, è difficile che venga restituito il punto del caso – Olivieri. A proposito di Olivieri. In quell’errore dal dischetto dopo tante cose belle c’è tutta la pesantezza del momento, di una squadra che (ne sono fermamente convinto) credeva addirittura ai playoff e invece si è ritrovata cornuta e mazziata. Con la Pergolettese ho visto una Triestina spenta, lontana parente di quella con sacro fuoco delle precedenti giornate. Tesser dovrà superarsi per riuscire a entrare nella testa dei giocatori e far capire loro che oggi l’unico obiettivo è la salvezza, da ottenere in qualsiasi modo. Per il resto servono i fatti dietro la scrivania. Delle parole di Rosenzweig onestamente non sappiamo che farcene. Generiche ammissioni di colpevolezza, nessuna testa che salta, niente di niente. La salvezza oggi potrebbe arrivare da un uomo contestato, ma che è l’unico ad avere i contatti per poter risollevare la baracca. Parliamo di Alex Menta, volato in Svizzera nei giorni scorsi per un passaggio di proprietà che potrebbe essere non così lontano. Ci auguriamo di non assistere a teatrini già visti ad altre latitudini, perché la situazione è molto seria e adesso servono atti concreti e acquirenti seri, altrimenti sarà la fine. Servono i soldi per finire la stagione, ne servono altri per cominciare la successiva cominciando lentamente a liberarsi delle zavorre del recente passato. Di 30 milioni di budget in 3 anni, ne sono stati spesi 27 e nemmeno siamo alla fine del secondo. Così, lo diciamo senza timore di smentita, non è possibile gestire un club e molte cose devono cambiare. 

La Virtus Verona è una meraviglia e il simbolo di questa rinascita dopo un inizio di stagione horror che aveva fatto dubitare anche un inguaribile ottimista come Gigi Fresco si chiama Michael De Marchi. Era entrato in un tunnel senza uscita, è tornato a Verona per ritrovare gli antichi splendori. Quattordici gol sono tantissimi, anche perché li ha segnati in mille modi diversi, sfruttando tutte le sue qualità. Probabilmente aveva bisogno di un ambiente senza pressioni per rendere al meglio e ci sta riuscendo. Il resto è una squadra che si sta rivalutando praticamente in ogni suo elemento La vittoria sull’Union Clodiense è stata meritata e, mentre i granata pagano errori e congiunzioni negative di una stagione tribolata che probabilmente si concluderà con la retrocessione, i rossoblù sognano. Mai erano arrivati così in alto così avanti nella stagione e se dovessero chiudere quarti sarebbe un mezzo miracolo. Il Trento sta pagando una serie di situazioni negative nel suo momento di flessione. Alcune sono tecniche, altre legate agli infortuni, altre ancora si creano perché i ruoli in società non si devono sovrapporre. Prendiamo il caso Frosinini. Da gennaio mi erano arrivate voci, avevo provato a verificarle e mi erano arrivate smentite. Ci avevo creduto, ma evidentemente avevo fatto male, perché Frosinini probabilmente fino a fine campionato non lo vedremo più in gialloblù. Gli hanno offerto il rinnovo, non è stato accettato e in società c’è il sospetto che ci sia già l’accordo con un altro club di B. Una vicenda sgradevole, che nuoce alla squadra e che non è stata gestita bene da nessuna delle due parti. Giusto per essere chiari. Il direttore generale, se c’è un direttore sportivo, non deve sovrapporsi, altrimenti si crea confusione e ci si fa del male da soli. Se a Trento si vuole che le cose funzionino bene, Piazzi deve fare il dg e non deve entrare nelle scelte tecniche imponendo soluzioni esotiche poco sensate e Zamuner deve poter gestire quotidianità e mercato nelle scelte, eccezion fatta per la vidimazione economica delle stesse. E’ vero che il Trento, nonostante non vinca da cinque partite, oggi è ancora quinto, ma il confine fra gloria e anonimato guardando la classifica è molto sottile e bisogna stare attenti a non buttare via un lavoro eccellente fatto sinora. L’Arzignano ha dimenticato in fretta Vicenza ottenendo una vittoria importantissima nei minuti finali con la Pro Vercelli e il Legnago ha dimostrato di essere ancora vivo. Lotta pure il Caldiero Terme, che tuttavia ha chance di salvezza molto ridotte.

In Serie A il weekend si è chiuso stasera con l’ottima prestazione dell’Udinese a Roma. Ottima, davvero, la prova bianconera, con il ritorno di Okoye fra i pali, con un Thauvin scintillante e con una difesa che, grazie all’innesto di Solet, ha fatto non uno, ma due passi in avanti. Ma le luci della ribalta vanno indiscutibilmente al Venezia che, nonostante sia considerato spacciato dal 99% degli addetti ai lavori, ha imposto un altro pareggio dopo Lazio e Atalanta, anche al Como di Fabregas, che era una delle squadre più in forma del campionato. No, non è ancora finita, anche se il calendario adesso metterà di fronte al Penzo alla squadra di Di Francesco Napoli e Bologna, due ostacoli durissimi. Ma se si riesce a tenere duro nelle prossime due partite muovendo ancora la classifica, dopo il cammino sarà più in discesa. Al Sinigaglia due ammonizioni nei primi minuti hanno condizionato la partita del Venezia, soprattutto quella di Zerbin, che infatti ha sfornato la sua prestazione più deludente da quando è arrivato in laguna. La difesa, però, regge egregiamente e Schingtienne oggi è diventato un titolare, Radu è da applausi e ha tappato egregiamente una falla gigantesca apertasi dopo l’infortunio di Stankovic. Idzes e Candè, nonostante qualche difficoltà, completano bene il reparto e la scelta di mettere la fascia di capitano sul braccio dell’indonesiano a mio avviso è stata la più giusta. Non è tutto, perché arrivano pure buone notizie finanziariamente parlando. Il Lione ha onorato la prima rata del pagamento di Tessmann e ha tutta l’intenzione di fare il bis anche per la prossima scadenza estiva. Sono soldi preziosi, che servono per andare avanti, comunque si concluda il campionato. Che potrebbe trovare in Christian Gytkjaer, l’uomo meno atteso che a gennaio doveva essere ceduto, il centravanti migliore per concludere la stagione. Il Verona, intanto, ha imboccato un vicolo cieco. Sono arrivate due sconfitte che si potevano mettere in preventivo, qualche polemica arbitrale (ma il braccio di Dominguez tanto polemizzato a mio avviso era coerente col movimento del corpo e attaccato allo stesso) e la sensazione che serva tantissimo Tengstedt per completare la missione. La grande mole di gioco prodotta, infatti, non ha un terminale sicuro offensivo e quando è entrato il danese il livello si è alzato notevolmente. Un gol annullato e l’assist per la catapulta di Mosquera che ha illuso tutti.

Postilla finale per Cittadella –  Südtirol: una partita senza senso e senza un filo logico. Se si legge il risultato si può pensare a un dominio in lungo e in largo altoatesino, invece per quasi un’ora l’equilibrio è stato quasi assoluto. Poi il Cittadella ha fatto capire benissimo perché Alessandro Dal Canto avesse detto che “ci sono dei fantasmi che questa squadra vede anche quando non ci sono”. Inspiegabile, infatti, il blackout completo che ha portato al tracollo granata. Tre gol presi in quattro minuti, Kastrati da museo degli orrori, poi di gol ne sono arrivati altri due, addirittura con la doppietta di Giorgini. Uno schiaffo a cinque dita in faccia al Cittadella, umiliato davanti al proprio pubblico. Siccome non è il primo tracollo stagionale (Sassuolo, Spezia sono ancora lì a fare male), è evidente che qualcosa non vada. Complimenti a Fabrizio Castori, che sta salvando il Südtirol scavalcando le carenze dirigenziali (a proposito, a fine anno probabilmente Bravo se ne andrà e c’è l’idea di cambiare direttore sportivo) scegliendo l’unica strada possibile. Quella del pragmatismo. In un modo o nell’altro la nave va condotta in porto, poi il prossimo anno molte cose dovranno cambiare per evitare di ripetere gli stessi errori che hanno reso tutto più difficile.

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Perché Padova e perché Vicenza: una volata da restare senza fiato. Triestina, è in gioco l’esistenza stessa del club. Venezia, perché non boccio il mercato di gennaio. Trento e gli infortuni: trovata la causa https://www.trivenetogoal.it/2025/03/04/perche-padova-e-perche-vicenza-una-volata-da-restare-senza-fiato-triestina-e-in-gioco-lesistenza-stessa-del-club-venezia-perche-non-boccio-il-mercato-di-gennaio-trento-e-gli-infortuni-trovata/230688/ https://www.trivenetogoal.it/2025/03/04/perche-padova-e-perche-vicenza-una-volata-da-restare-senza-fiato-triestina-e-in-gioco-lesistenza-stessa-del-club-venezia-perche-non-boccio-il-mercato-di-gennaio-trento-e-gli-infortuni-trovata/230688/#respond Tue, 04 Mar 2025 22:24:07 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=230688 Il duello infinito Padova-Vicenza ha vissuto un altro capitolo domenicale, scatenando come al solito infinite polemiche sui social. Sulla carta era un turno favorevole al Vicenza, impegnato in casa nel derby con l’Arzignano con cui ha una tradizione molto favorevole, mentre il Padova andava su un campo dove i precedenti erano a dir poco contrari. […]

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Il duello infinito Padova-Vicenza ha vissuto un altro capitolo domenicale, scatenando come al solito infinite polemiche sui social. Sulla carta era un turno favorevole al Vicenza, impegnato in casa nel derby con l’Arzignano con cui ha una tradizione molto favorevole, mentre il Padova andava su un campo dove i precedenti erano a dir poco contrari. Ha vinto il Vicenza, ha perso il Padova e il distacco in classifica è tornato di appena tre punti, con lo scontro diretto a favore della capolista. C’è un dato, più di ogni altro, che deve far riflettere. Dopo un girone di andata mostruoso, condotto a livelli record, il Padova nel girone di ritorno ha frenato e non poco: dando uno sguardo al riscontro dei numeri, infatti, dopo il giro di boa guida il Vicenza con 23 punti, davanti alla Virtus Verona e alla Feralpisalò appaiate a quota 22, quarta la Triestina, a pari merito con la Giana Erminio a 20, mentre il Padova sarebbe solo sesto a 18. Insomma, sottovalutare il calo della capolista sarebbe sbagliato. Più difficile capire a cosa sia dovuto. Ci sono diversi elementi che concorrono: gli infortuni di due terzi della difesa titolare (Belli e Perrotta), un calo fisico di alcuni degli uomini guida (Fusi e Crisetig), lo scadimento di forma di altri primattori (Liguori e, in parte, Bortolussi). Questo dal punto di vista tecnico, mentre sulla componente ambientale la situazione è nota e in questa sede non ci tornerò sopra. Se si vuole provare a leggere tutti gli elementi in ballo, si può dire che forse il Vicenza abbia un calendario leggermente più in discesa, ma si tratta di percentuali minime, anche perché conterà capire quando si affronteranno determinati avversari (saranno salvi? saranno retrocessi? in che stato di forma si presenteranno?). Il Vicenza ha vinto con pieno merito sull’Arzignano e ha confermato una caratteristica significativa del suo percorso: se in casa segna presto, entro il primo quarto d’ora, quasi sempre porta a casa il risultato pieno. Stavolta ci ha pensato Ronaldo con una punizione gioiello a sbloccare il risultato, complice il posizionamento errato di Boseggia, esattamente com’era successo a Padova sul gol di Varas, poi i biancorossi hanno dilagato, portando a casa agevolmente i tre punti. Il Padova ha approcciato male la partita di Salò, ha giocato sottoritmo nel primo tempo dove avrebbe meritato lo svantaggio, si è rialzato nella ripresa dove avrebbe meritato di segnare. Ai punti ci poteva stare il pari, ma la Feralpisalò non ha rubato nulla, segnando al 97′ in una mischia, portandosi a casa l’episodio favorevole e applicando la par condicio al Vicenza, che al Turina a sua volta era uscito sconfitto. Domenica si replica e sulla carta sembrerebbe più agevole l’impegno del Padova. L’Albinoleffe quarto in classifica è un cliente scomodo, ma se il Padova gioca come sa può batterlo, l’Atalanta sul suo campo è difficile da sconfiggere, anche se con le big ha spesso steccato ed è reduce da un periodo di forma molto negativo (quattro sconfitte nelle ultime cinque partite). Da qui alla fine ci sono ancora nove partite: il Padova è ancora favorito, ma a questo punto non si può escludere nulla e tante componenti faranno la differenza, comprese quelle ambientali, in un gigantesco calderone che accompagnerà al verdetto finale. Perché Padova: per la carta vincente che  può essere Buonaiuto. Perché Vicenza: per il valore della rosa nel suo complesso.

La Virtus Verona è riuscita nell’impresa di rimontare due gol alla Triestina al Gavagnin. L’Alabarda aveva cominciato a razzo, sparando una raffica di cartucce su un campo dove vincere è difficile per chiunque, segnando due volte in pochi minuti, prima con Ionita e poi con Vertainen. Ma stavolta probabilmente si è specchiata un po’ troppo su stessa, convinta che farsi rimontare due gol dopo quell’inizio sarebbe stato difficilissimo. E invece la Virtus non ha mollato, ha cambiato modulo, ha sfruttato due leggerezze avversarie e soprattutto quella finale di Frare, che ha letteralmente regalato il tredicesimo gol stagionale a uno scatenato De Marchi. Tanto di cappello a Gigi Fresco, che punta deciso a un incredibile quarto posto, con un girone di ritorno straordinario, in cui almeno cinque interpreti della formazione titolare sono letteralmente esplosi. La Triestina vive mesi difficilissimi: è in gioco la sopravvivenza stessa del club, in società ostentano sicurezza nel poter risolvere i propri guai, mentre a inizio settimana è arrivato il tanto temuto deferimento. Saranno quattro o due i punti di penalizzazione? Fa tutta la differenza del mondo uno scenario o l’altro. C’è da augurarsi vivamente che abbia ragione chi guida la società, mentre il futuro è un gigantesco punto interrogativo e oggi non sappiamo immaginare quali scenari potranno prefigurarsi. In calo, invece, il Trento, reduce da tre pareggi consecutivi in un momento in cui troppi infortuni stanno mettendo in grossa difficoltà il lavoro di Luca Tabbiani. Per aiutare l’allenatore bisognerà scoprire le cause e pare che la società abbia individuato la ragione principale di quello stillicidio che settimanalmente accompagna il cammino della squadra. A Vercelli mancava il regista titolare (Rada) e il suo vice (Aucelli), tanto che in cabina si è dovuto sistemare Di Cosmo, ormai palleggiato fra diversi ruoli e sdoppiatosi in più versioni. In coda sembra vicina alla resa l’Union Clodiense, che però ci proverà fino alla fine e boccheggia pure il Caldiero, a cui non ha giovato il doppio cambio di allenatore.

In Serie A sabato pomeriggio abbiamo ammirato uno splendido Venezia mettere alla frusta l’Atalanta, sfiorando persino la vittoria. La campagna acquisti invernale è stata definita “insufficiente” nel migliore dei casi, “indecente” nei peggiori, ma io ritengo che, al contrario, abbia migliorato la rosa in porta (Radu ha messo in soffitta la versione horror di Joronen di questa stagione dopo l’infortunio e sono arrivati due clean  sheet contro Lazio e Atalanta, semplicemente impensabile poche settimane fa), in difesa (Candè è diventato un titolare fisso con risultati ottimi, Marcandalli ha già dimostrato il suo talento e deve solo perfezionarlo), a centrocampo (Kike Perez ha aggiunto equilibrio e dinamismo) e sugli esterni (Zerbin resta un valore aggiunto). L’unico ruolo dove Antonelli non è riuscito a completare una campagna acquisti difficile ma complessivamente tutt’altro che negativa è l’attacco. La cessione di Pohjanpalo, come ho già avuto modo di sottolineare, aveva un suo senso, economico e tecnico, ma solo se fosse arrivato uno fra Yaremchuk, Shomurodov e Ben Yedder. Per un’incredibile serie di stravolgimenti, tecnici, extracampo e di circostanze impossibili da prevedere, non è arrivato nessuno dei tre e né Maric, né Fila, sembrano essere gli uomini giusti per far dimenticare il Doge. Ma non boccio il mercato di gennaio. Se l’obiettivo era quello di rimanere competitivi e di tenere in vita un club il più sano possibile, accetto di buon grado anche questa realtà. Non dimentichiamo che parliamo pur sempre di Serie A, che per la storia del Venezia non è certo la regola. Il distacco dal quartultimo posto è sceso a cinque punti, ma il problema resta sempre quello: manca una vittoria che faccia svoltare e a Como sarà durissima. Oggi affrontare la squadra di Fabregas è quasi come affrontare una big, ci vorrà una prestazione super per portare a casa i tre punti e riaprire la corsa salvezza. Dopo le ultime due partite giusto riconoscere anche i meriti di Di Francesco, che ha fatto davvero il massimo contro due avversarie di razza.

Ho visto Juventus – Verona è l’annullamento dell’eurogol di Suslov è stato un vero peccato, quel fuorigioco di Faraoni purtroppo c’era e ha vanificato una prodezza d’altri tempi della stella gialloblù. Il bunker di Zanetti ha retto oltre settanta minuti, poi si è sfaldato sotto i colpi del talento bianconero, prima di Thuram e poi del criticatissimo Koopmeiners. Nelle due trasferte contro Milan e Juventus, in ogni caso, la tanto vituperata difesa dell’Hellas ha retto egregiamente, dimostrando di aver raggiunto un equilibrio importante sia di reparto che di squadra. Il tutto mentre l’Udinese ha battuto anche il Parma e si è issato in decima posizione, chiudendo con tre mesi di anticipo la questione salvezza. Oggi i bianconeri sono una macchina quasi perfetta, Solet ha sistemato la difesa contribuendo anche ad alzare il rendimento di Bijol, il centrocampo ha trovato un equilibrio invidiabile con la crescita vertiginosa di Ekkelenkamp e le doti di Karlstrom, Lucca ha capito di aver commesso una sciocchezza a Lecce e i compagni lo hanno perdonato. Quanto a Runjaic, lo dico da inizio anno. Avrà un grande futuro e ha già un grande presente. Scelta perfetta, quella dei Pozzo, che hanno colto nel segno scovando un tecnico che farà strada a livelli più alti.

Se dovessi scommettere sulla salvezza di Cittadella e Südtirol non esiterei a puntare su entrambe. Per ragioni diverse: i biancorossi hanno trovato un assetto perfetto e un Castori che pensavo fosse a fine corsa e che, invece, sembra aver fatto quadrare tutti i conti, nascondendo i tanti errori gestionali della stagione. Un calcio pane e salame, tremendamente concreto e spigoloso, forse adatto per una realtà come quella bolzanina. I granata, ogni volta che sono con le spalle al muro, reagiscono sempre, a dimostrazione di avere un dna da combattimento al proprio interno e una conoscenza perfetta della categoria.  Non mi aspettavo la vittoria di Castellammare del Cittadella, mentre non sono sorpreso dall’ottima prestazione del Südtirol contro la terza forza del campionato. Una bella dimostrazione di forza, nel momento di massima difficoltà stagionale. La salvezza è alla portata e, visto da dove si era partiti, sarebbe decisamente un bel traguardo

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Triestina, 27 milioni in un anno e mezzo e mille interrogativi. Padova, Oughourlian contro tutti (ma la squadra vola). Vicenza, un segnale importante. Venezia, idee per il mal di gol. Virtus Verona, l’ennesima meraviglia. Trento, Barlocco dietro la lavagna https://www.trivenetogoal.it/2025/02/25/triestina-27-milioni-in-un-anno-e-mezzo-e-mille-interrogativi-padova-oughourlian-contro-tutti-ma-la-squadra-vola-vicenza-un-segnale-importante-venezia-idee-per-il-mal-di-gol-virtus-verona-l/230284/ https://www.trivenetogoal.it/2025/02/25/triestina-27-milioni-in-un-anno-e-mezzo-e-mille-interrogativi-padova-oughourlian-contro-tutti-ma-la-squadra-vola-vicenza-un-segnale-importante-venezia-idee-per-il-mal-di-gol-virtus-verona-l/230284/#respond Tue, 25 Feb 2025 21:35:27 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=230284 Ventisette milioni spesi in un anno e mezzo. Una penalizzazione (la seconda) in arrivo e un rapporto di fiducia che potrebbe essersi spezzato irrimediabilmente. Il fatto della settimana è senza dubbio l’incredibile stravolgimento di Trieste dove, proprio nella settimana in cui la squadra esce dalla zona retrocessione e si porta a soli cinque punti dalla […]

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Ventisette milioni spesi in un anno e mezzo. Una penalizzazione (la seconda) in arrivo e un rapporto di fiducia che potrebbe essersi spezzato irrimediabilmente. Il fatto della settimana è senza dubbio l’incredibile stravolgimento di Trieste dove, proprio nella settimana in cui la squadra esce dalla zona retrocessione e si porta a soli cinque punti dalla zona playoff, un’autentica mazzata si abbatte sulla Triestina. Come ammesso in una conferenza stampa che onestamente mi ha convinto molto poco dal presidente Ben Rosenzweig, non sono stati pagati gli adempimenti Irpef e Iva dello scorso 16 febbraio in ritardo, mentre gli stipendi sono stati pagati. Ergo: qualcuno dice due, altri (propendiamo per questa ipotesi) quattro punti di penalizzazione. Per arrivare in fondo alla stagione servono almeno cinque milioni e oggi personalmente attendo di capire se davvero quei soldi arriveranno. Perché onestamente la fiducia l’ho persa anch’io. Sembrava essere tornato tutto sui giusti binari, la squadra va a mille, continua a vincere, Daniele Delli Carri ha fatto un lavoro super sul mercato e Attilio Tesser ha rimesso in piedi una squadra che aveva appena sei punti in classifica. Oggi corre come un treno, è solida, non ha punti deboli particolari, segna il giusto, subisce  poco e riesce persino a superare gli infortuni che continuano a falcidiarla. Dicevo dei ventisette milioni spesi in un anno e mezzo. Il budget, già elevatissimo, era di trenta milioni in tre anni, abbiamo appena scavallato metà percorso ed è stato già speso quasi tutto. Cosa succederà adesso? Ci sono i soldi? La società verrà ceduta? Tesser a fine stagione stagione andrà via qualsiasi cosa succeda, Delli Carri è pronto a fare lo stesso e nel frattempo la squadra si ritrova di nuovo invischiata in una situazione non semplice. Lo dico in tutta onestà: è impensabile gestire una società di calcio in questa maniera, sarà difficile recuperare la fiducia della gente e così non si può andare avanti. Servono ruoli chiari in società, serve eliminare persone che col calcio c’entrano zero, serve una gestione oculata del denaro. Non so se la Triestina verrà ceduta, so che un’offerta russa è stata rispedita al mittente, ma così non si può fare calcio. Non lo merita la piazza, non lo merita una città che da troppo tempo aspetta di scrollarsi di dosso la Serie C, non lo meritano quei tifosi che, se adeguatamente stimolati, arrivano eccome in massa: basti ricordare sei anni fa, mica una vita fa, quando la finale playoff Triestina – Pisa fu vista al Rocco da 22mila spettatori. Pensate un po’ cosa potrebbe diventare questa piazza se ci fosse qualcuno in grado di fare le cose come dio pallone comanda. Un potenziale sconfinato, che andrebbe valorizzato ed esaltato, ma da troppi anni si attende la miccia giusta che non si accende mai. Se davvero vuole dare una svolta alla sua esperienza triestina, caro Rosenzweig, deve cambiare tanto. Non bastano i soldi, serve la competenza, servono le persone giuste al posto giusto, come dimostrato da questi ultimi due mesi. E i risultati arrivano, eccome se arrivano se si agisce secondo criterio.

Da Trieste a Padova, parliamo di due piazze che qualche analogia ce l’hanno. Da troppi anni galleggiano nella mediocrità della terza serie, con una sola fugace apparizione in Serie B dei biancoscudati nel 2018-2019, poi anche qui tanti soldi spesi e risultati pochi. Quest’anno, finalmente, sembra essere quello buono. Archiviati gli errori della passata stagione, il direttore sportivo Massimiliano Mirabelli ha avuto il merito di indovinare l’allenatore, puntando su un Matteo Andreoletti che sta realizzando una vera impresa. Ha sei punti (sette considerando lo scontro diretto) sul Vicenza, ha perso una sola volta fra andata e ritorno, ha creato un gruppo fantastico, che è riuscito a isolarsi da tutto quello che gira attorno. Lo dico senza troppi giri di parole: dovesse riuscire a centrare la B, sarebbe un’impresa titanica, mentre fuori accade di tutto. Proprio nel momento in cui si ci poteva godere il fatto di aver superato un guado difficilissimo della stagione, quello di Vicenza, ecco arrivare in città a un anno di distanza dall’ultima volta Joseph Oughourlian. Che ha pensato bene di attaccare nell’ordine: 1) Comune di Padova; 2) tifoseria organizzata e ultras; 3) Comune di Teolo; 4) varie ed eventuali. Secondo il patron, il fatto di proporre uno spettacolo con la squadra prima in classifica sarebbe sufficiente a passare sopra a tutto il resto. C’era bisogno di sparare a zero su tutto quello che circonda la squadra? C’era bisogno di alzare un polverone, aizzando un tutti contro tutti, dividendo la città in guelfi e ghibellini? A parere di chi scrive, assolutamente no. Se alcuni dei concetti espressi sono condivisibili, c’è modo e modo di interfacciarsi con l’ambiente che ti circonda. Dove può portare andare in guerra contro tutti alla lunga? Per me in un vicolo cieco, se davvero Oughourlian ha intenzione di proseguire la sua avventura patavina. Mi sarei aspettato toni concilianti nei confronti dell’ala più numerosa della tifoseria patavina, messa invece alla berlina senza cercare un confronto. Il generico “le porte sono aperte” è appunto una frase di facciata, buttata lì senza un vero intento di ricucire. Ha risposto il sindaco Giordani e mi sono trovato d’accordo nel 70-75% di quello che ha detto. Sulla vicenda curva l’amministrazione comunale è indifendibile, ma ci sono aspetti che vanno oltre la volontà e le capacità di Palazzo Moroni e fare un gigantesco calderone buttando dentro pure la questione centro sportivo come se la sua realizzazione dipendesse dal Comune non è stata una bella uscita da parte di Oughourlian. Sul centro sportivo di Bresseo, per come la vedo io e mi è stata spiegata, do ragione al sindaco Valentino Turetta. A quelle condizioni, se fossi stato io il sindaco, non avrei accettato. Tutto questo per dire. E’ fisiologico che si entri in rotta di collisione con qualche componente in alcune fasi di una gestione societaria, ma quando ci si trova quasi tutti contro evidentemente qualcosa di sbagliato lo si è fatto e lo si sta facendo. Da come ha parlato, Oughourlian sembra pronto a rilanciare in caso di B, nel frattempo però dietro le quinte sono arrivate diverse manifestazioni d’interesse per il club. Ci ha pensato a lungo Presidio Investors prima di virare sul Verona, ha trattato (sta trattando?) un altro gruppo americano di cui il principale azionista ha antenati padovani, ci sono stati altri abboccamenti. In mezzo a tutto ciò, sicuramente ci hanno provato anche avventurieri poco raccomandabili, ma acquirenti seri ci sono, a conferma che al Padova non mancherà mai una cosa che in 115 anni di storia non è mai mancata: una proprietà. Sono stanco di sentire la storiella che se Oughourlian si stanca il Padova sparisce, perché non sarà così. Non lo è stato ai tempi di Cestaro, non lo sarà adesso. Oughourlian ha dalla sua i risultati che quest’anno sorridono, innegabile e ingiusto non tributare i giusti meriti, ma ho forti perplessità sul modo di gestire i rapporti con l’ambiente. Non si può sempre considerare le persone come dei codici a barre, non si può far finta che quello che ti circonda non abbia valore.  So bene che in Italia le proprietà straniere hanno un modus operandi simile, ma a mio parere per un successo lungo e duraturo serve mediare, non si può sempre indossare l’elmetto e attaccare tutto ciò che ti circonda.

A Vicenza si vive un clima di attesa e intanto un altro segnale è stato lanciato. A Lumezzane, per varie ragioni, non era semplice vincere e lo si è fatto, non senza qualche legittima difficoltà. Psicologicamente la squadra ha reagito al pareggio nel derby col Padova e si è rialzata. Il prossimo turno sulla carta sarà favorevole e a mio parere, se il Padova dovesse vincere anche a Salò, ecco che le speranze di rimonta biancorosse sarebbero davvero ridotte al lumicino. Nel frattempo al Saleri la squadra mi è complessivamente piaciuta. Senza troppo incantare, è stata lineare nello sviluppo del gioco, ha colpito con un bel gol, si è vista negare un rigore clamoroso. Siamo al limite dell’errore tecnico. Se non viene fischiato fallo, a quel punto se il difensore prende il pallone con le mani e se lo porta al petto, nemmeno un cieco può non vendere il penalty. E pazienza se l’arbitro prende un abbaglio, a quel punto l’assistente dovrebbe intervenire all’istante. L’episodio è stato ininfluente, ma testimonia bene la mediocrità e l’inadeguatezza di molti arbitri in terza serie. Il Vicenza, in definitiva, è ancora in piedi, vivo e vegeto e pronto a lottare fino in fondo. Nel prossimo weekend affronterà l’Arzignano e sulla carta è favorito, mentre il Padova ha un impegno molto complicato sulla carta a Salò. E’ una di quelle giornate in cui si capirà molto. Tutti gli altri discorsi (rinnovi o meno dei quadri dirigenziali, rinnovi giocatori, strategie) sono rimandati, ma è lecito chiedersi cosa farà Rosso se l’assalto alla B dovesse fallire anche quest’anno. Appunti sparsi: Rauti ogni dimostra quanto vale e quanto il suo apporto potrebbe essere determinante, Leverbe rappresenta oggi per Vicenza quello che ha rappresentato Golemic, Ronaldo in condizione è imprescindibile, Ferrari mi sembra avviato verso il pieno recupero.

Una speciale menzione la vorrei dedicare alla Virtus Verona. Sta facendo meraviglie, ha messo insieme cinque vittorie consecutive, è stata l’unica a battere il Padova, anche quest’anno sta facendo centro. A inizio anno,  lo ammetto, avevo molti dubbi, invece lungo il percorso si è corretto qua e là anche con l’arrivo di qualche svincolato, si sono fatti crescere i giovani presi e i risultati si vedono. Complimenti a Gigi Fresco per quanto sta facendo, ma evidentemente aveva ragione Stefano Marchetti, che quando in molti non credevano nei rossoblù a ottobre disse che la Virtus era la migliore mai costruita negli ultimi anni. Il Trento rallenta ancora e stavolta paga l’erroraccio di Sergio Barlocco: il portiere gialloblù finisce nel mirino, dopo aver preso gol su calcio d’angolo col Lumezzane, non sta vivendo un bel momento. Per il resto noto diverse differenze nelle ultime tre partite: a Trieste si è giocato bene, ma non si è concretizzato, col Lumezzane è stata la prova peggiore, con la Pergolettese la prestazione è stata discreta, ma si sono pagati errori individuali. Il Caldiero Terme è tornato alle origini richiamando Soave e sconfessando dopo poche giornate Roberto Bordin, al secondo flop consecutivo della sua carriera di allenatore dopo quello di Trieste, l’Union Clodiense ha lanciato finalmente un segnale battendo la Pro Vercelli e riscoprendo un vecchio centravanti come Gianmarco Zigoni, il Legnago con Bagatti potrebbe incredibilmente riuscire a salvarsi.

In Serie A il weekend è cominciato con l’incredibile litigio per il rigore che ha permesso all’Udinese di battere il Lecce. Lucca sembrava uno di quei bambini che nei campetti di periferia si prende il pallone e stravolge il concetto di squadra per egoismi personali. Penso che sarà difficile che la frattura venga ricomposta e mi aspetto una cessione a giugno senza troppi rimpianti. Bene ha fatto Runjaic a sostituirlo, perché la squadra viene prima di tutto e se l’Udinese oggi è decima e virtualmente salva, lo deve a quell’allenatore a cui in estate predissi un grande presente. Complimenti alla famiglia Pozzo per la scelta e, in questo caso, le referenze che mi erano arrivate non hanno tradito. Runjaic è un signor allenatore, pragmatico quanto basta, intelligente e attento agli equilibri. Per me farà strada. Poi ecco il Venezia e qui ci sono le dolenti note. Con la Lazio, lo sottolineiamo, avrebbe meritato di vincere, soprattutto grazie a un grande secondo tempo. Il problema è sempre lì, nel reparto offensivo, dove i problemi c’erano con Pohjanpalo e dove permangono anche oggi. Fila è acerbo e ha bisogno di tempo, Maric dovrebbe cambiare marcia alla sua carriera, Gytkjaer abbiamo capito che è dietro nelle gerarchie. Un’idea potrebbe essere quella di avanzare Zerbin, uno che ha i numeri per poter aumentare la pericolosità offensiva, fatto sta che il calendario non aiuta e che il gap dalla zona salvezza è salito a sei punti. Ora si andrà a Bergamo, poi a Como contro una delle squadre più in forma del campionato, poi al Penzo arriveranno Napoli e Bologna. Detto, molto onestamente: la successione degli impegni fa paura e ci vorrà un vero miracolo per non vedere fuggire lontano più ancora di quanto non siano già le concorrenti nella zona calda. Le note liete? Radu, Nicolussi Caviglia, Zerbin, Idzes. Le criticità? L’attacco, l’attacco e ancora l’attacco, più ancora di tutte le altre zone d’ombra. Di Francesco continua ad essere in bilico. Vedendo la prestazione della squadra con la Lazio verrebbe da dire che un eventuale esonero sarebbe ingiusto. Ma io ribalto la questione: è davvero l’allenatore pescarese il più adatto a cucire il vestito salvezza alla squadra? Comincio a nutrire qualche dubbio, perché alla fine quello che conta sono i punti e preferisco mille volte la praticità ai ricami d’alta classe. Resta il Verona, che trova una vittoria di incalcolabile importanza al 95′ con la Fiorentina. Una vittoria che vale platino e che conferma che questa squadra quasi certamente si salverà. Vuoi per il merito di un direttore che continua a pescare talenti ovunque (l’ultima perla Antoine Bernede, eroe della domenica al Bentegodi), vuoi per la bravura di un allenatore che sta superando prove durissime. Zanetti, per quanto visto sinora, merita la salvezza, perché ogni volta che è finito con le spalle al muro ha sempre risposto alla grande.

Pillole finali dalla B. Il Cittadella fa preoccupare i suoi tifosi. Incassa una meritata sconfitta col Modena, che si somma a quella di Catanzaro. Non si parla ancora di crisi, ma di sicuro mi sembra ci siano stati preoccupanti passi indietro. E non capisco, in tutta onestà, l’operazione Diaw, per tante ragioni, ma magari anche stavolta Marchetti mi smentirà. Il Südtirol è vivo e respira a pieni polmoni. A Brescia mi è piaciuto, si è visto annullare un gol dal Var, avrebbe forse meritato di fare bottino pieno. Bisognerà lottare fino alla fine, ma se dovessi sbilanciarmi oggi direi che sia il Cittadella che il Südtirol si salveranno. Vedremo se mi sbaglio.

The post Triestina, 27 milioni in un anno e mezzo e mille interrogativi. Padova, Oughourlian contro tutti (ma la squadra vola). Vicenza, un segnale importante. Venezia, idee per il mal di gol. Virtus Verona, l’ennesima meraviglia. Trento, Barlocco dietro la lavagna first appeared on Triveneto Goal.]]>
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Vicenza-Padova, quando un gol al 94′ può cambiare un campionato. Triestina, Tesser e Delli Carri regalano meraviglie: salvezza vicina, i playoff il sogno. Trento, gli infortuni sono troppi. Venezia, così l’epilogo non potrà che essere la B https://www.trivenetogoal.it/2025/02/18/vicenza-padova-quando-un-gol-al-94-puo-cambiare-un-campionato-triestina-tesser-e-delli-carri-regalano-meraviglie-salvezza-vicina-i-playoff-il-sogno-trento-gli-infortuni-sono-troppi-venezia/229845/ https://www.trivenetogoal.it/2025/02/18/vicenza-padova-quando-un-gol-al-94-puo-cambiare-un-campionato-triestina-tesser-e-delli-carri-regalano-meraviglie-salvezza-vicina-i-playoff-il-sogno-trento-gli-infortuni-sono-troppi-venezia/229845/#respond Mon, 17 Feb 2025 23:02:12 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=229845 Parto dal fondo e cioè da Genoa – Venezia, che ha chiuso pochi minuti fa il weekend calcistico del Triveneto. Scrivo a braccio e d’istinto, cercando di analizzare cosa ho visto a Marassi. Ammetto che il pensiero mi è andato a Wissam Ben Yedder. Ho provato a immaginare questa squadra con il funambolico francese a […]

The post Vicenza-Padova, quando un gol al 94′ può cambiare un campionato. Triestina, Tesser e Delli Carri regalano meraviglie: salvezza vicina, i playoff il sogno. Trento, gli infortuni sono troppi. Venezia, così l’epilogo non potrà che essere la B first appeared on Triveneto Goal.]]>
Parto dal fondo e cioè da Genoa – Venezia, che ha chiuso pochi minuti fa il weekend calcistico del Triveneto. Scrivo a braccio e d’istinto, cercando di analizzare cosa ho visto a Marassi. Ammetto che il pensiero mi è andato a Wissam Ben Yedder. Ho provato a immaginare questa squadra con il funambolico francese a far da terminale offensivo e ho avuto la conferma che manchi qualcosa. Manca colui che la butta dentro, che fa la differenza, che dà un senso al lavoro che ogni giocatore fa. Ben Yedder avrebbe potuto farla, ma il suo nome pesava troppo per tante ragioni, molte delle quali extarcampo. Perché per un tempo in campo si è visto più Venezia che Genoa, perché tre occasioni per segnare sono state arancioneroverdi, perché Kike Perez ha avuto sul piede la palla dell’1-0 ma l’ha fallita, perchè Nicolussi Caviglia ha scaldato i guantoni a Leali e perché Oristanio ha fatto l’unico tiro della sua scialba partita senza riuscire a impensierire il portiere avversario. Preoccupa molto il fatto che, per un motivo o per l’altro, il Venezia alla fine sia sempre al punto di partenza. Passano le settimane e le speranze di salvezza si riducono, a volte si coglie l’inadeguatezza dell’organico quando non riesce a svoltare, quando cede dopo aver subito e rischia di deragliare come stasera. Oggi c’è una realtà oggettiva da evidenziare: i cambi di Di Francesco non hanno portato nulla, anzi hanno peggiorato il rendimento collettivo. E qui la domanda da un milione di dollari: è perché l’organico è scarso o perché l’allenatore non sembra ispirato quando deve muovere le pedine sullo scacchiere? Detto molto onestamente, un frammento di verità c’è in ognuna delle due angolazioni: di sicuro l’organico non è eccelso, soprattutto nei rincalzi, ma fatico a ricordarmi una partita in cui un cambio di Di Francesco abbia spostato gli equilibri in meglio. Insomma, se il Venezia è penultimo e sta scivolando sempre più verso il baratro con un calendario complicatissimo davanti a sé sicuramente è in parte colpa di un organico che vale fedelmente il penultimo posto che occupa, ma allo stesso tempo dalla panchina spesso non arriva quel qualcosa in più che servirebbe per provare a svoltare.

Si è vista ieri un’ottima Udinese, che è arrivata a febbraio e che ha la salvezza già in cassaforte, con una serie di primizie da scoprire, da coltivare, da mettere sulla vetrina di famiglia. Ekkelenkamp è in stato di grazia ed è l’ultima scoperta dell’area scouting bianconera. Ha segnato tre gol in due partite, tutti decisivi, sta crescendo a vista d’occhio anche al di là delle tre fiammate in 180 minuti che hanno illuminato Udine. Il resto lo ha fatto una difesa sempre più convincente, trascinata al rialzo dall’ottimo Solet, altro innesto indovinato del mercato di gennaio. Ho visto pure Milan – Verona, una partita che ho seguito con attenzione. La peggiore difesa del campionato alla Scala del calcio ha fatto un figurone e si è inchinata soltanto a una doppia giocata d’autore, quella di Jimenez che ha alzato un pallone magnifico a tagliare in due i centrali gialloblù, completata poi dall’invito a nozze di Leao che ha smarcato a un metro dalla porta Gimenez. Sin lì il Verona è piaciuto decisamente di più rispetto all’imbarcata presa con l’Atalanta, ha imparato la lezione e ha imparato a perdere. Perché non è vero che perdere 5-0 o 1-0 è lo stesso. Anche se alla resa dei conti porti a casa zero punti, la consapevolezza di squadra è trascinata al rialzo dopo un ko onorevole come quello di San Siro. Manca, è vero, a centrocampo la regia di Belahyane, ceduto alla Lazio, ma ci sono molte altre cose a cui appigliarsi. Serdar e Suslov, quando stanno bene, sono due primattori che possono spostare gli equilibri, Sarr sta crescendo e pazienza se Lazovic pare avviato, fra una pubalgia e un acciacco, sul viale del tramonto. La salvezza è ancora possibile, per tante ragioni. Si può ancora sperare, immaginare, creare il guizzo che ti stacchi dal terzultimo posto, anche di un solo punto.

La domenica pomeriggio è stata indiscutibilmente monopolizzata dal derby Vicenza-Padova, che metteva in palio una buona fetta di promozione. In pochi secondi, è cambiato un intero campionato. Il Vicenza, che sin lì aveva fatto meglio del Padova meritando il vantaggio, si è dimenticato le regole base di come gestire il pallone nei minuti finali. E così abbiamo visto una punizione in cui, anziché portare la palla verso la linea di fondo, giocare con il cronometro, perdere tempo, tenere lontano l’avversario, si è buttata via un’azione, regalando al Padova l’ultimo possesso. E lì è successo che un minimo errore di posizionamento di Costa, un pallone in controtempo e la bravura di Valente e Spagnoli potrebbero aver deciso un campionato. Vero, mancano ancora 11 partite, ma stare a +3 azzerando il gap dello scontro diretto o a +6 con vista +7 fa tutta la differenza del mondo. Il derby offre uno spaccato di sé che racconta tanto: racconta che il Vicenza con Ronaldo e Ferrari in campo è una cosa, senza è un’altra. Fa capire perché lo scorso anno si sia perso in finale playoff con la Carrarese e perché quando Vecchi ha sostituito entrambi il Vicenza abbia perso personalità e qualche sicurezza. I cambi, in sostanza, non hanno migliorato un bel niente, mentre il Padova, tenuto a galla da uno straordinario Fortin, ha avuto il merito di rimanere aggrappato alla partita grazie anche ai subentranti. Ha avuto due occasioni vere, una l’ha sbagliata (Bortolussi) e l’altra l’ha segnata (Spagnoli). A proposito di Spagnoli: lo avevo criticato due settimane fa dopo il gol sbagliato con la Virtus Verona. Lui ha risposto con uno scatto di reni da applausi. Ha segnato alla Pro Patria, si è ripetuto a Vicenza. Quattro gol sono sempre pochi, ma di fronte a una reazione del genere, giù il cappello e basta. Ci sono due modi, infatti, per fronteggiare le difficoltà: deprimersi, prendersela con la stampa cattiva, oppure tirare fuori l’orgoglio e Spagnoli lo ha fatto. Sono certo che neppure lui fosse soddisfatto di se stesso fino alla partita con la Pro Patria, da adesso in avanti può essere lui l’uomo promozione. Il Vicenza non potrà praticamente più sbagliare, ha un calendario probabilmente leggermente migliore rispetto al Padova, ma dovrà essere praticamente perfetto, se vorrà centrare una rimonta che oggi è oggettivamente molto difficile.

A proposito di scalate difficili, la Triestina sta per uscire dalla zona salvezza, come si poteva immaginare. Aveva già un buon organico prima del mercato di gennaio, senza spese pazze Daniele Delli Carri ha messo a disposizione di Attilio Tesser i rinforzi giusti. Peccato per Strizzolo, che dovrà stare fuori un po’ per un problema alla caviglia che non pare gravissimo, stesso discorso per Cortinovis. Ovvio che qualcuno adesso una sbirciata più alto la voglia dare: il decimo posto dista otto punti, che sono davvero tanti. Una piccola speranza c’è, fermo restando che il primo diktat resta quello di completare la rimonta e blindare prima di tutto la categoria. Eppure se a segnare è un carneade come Jonsson che, per stessa ammissione di Tesser sta scalando gerarchie interne molto rapidamente, ecco che tutto diventa più chiaro. Tutti stanno interpretando lo spartito, ognuno per la propria fetta di responsabilità. La Triestina di oggi ricorda il Pordenone che scalò dalla C alla B. Partite sporche, vinte con una giocata, rischi ridotti al minimo dietro e il colpo di qualcuno fra i tanti ad alzare la posta. Oggi diventa importante persino Bianconi, preferito a Frare per il tipo di avversario e per il terreno del Piola di Vercelli, oltre che per la presenza in area  di un certo Comi che meritava una marcatura particolare.

Il Trento si è un po’ inceppato, Luca Tabbiani si è arrabbiato per qualche mugugno durante la partita col Lumezzane, ma deve fare i conti soprattutto con un numero troppo alto di infortuni. L’ultimo è Samuel Di Carmine, per il quale però l’allarme non suona più all’impazzata come dopo la sua uscita di scena domenicale. E’ il ginocchio, sì, ma non c’entrano i legamenti e al massimo si parla di un trauma distorsivo – contusivo, al punto che potrebbe addirittura esserci nell’anticipo di venerdì con la Pergolettese. Col Lumezzane la prestazione c’è stata solo a tratti, il Trento ha fatto peggio che a Trieste e l’assenza di Rada in mezzo si è avvertita distintamente. Il problema maggiore, si diceva, rimangono gli infortuni: Frosinini (due volte), Rada (tre volte), Barison (due volte), Peralta, Di Cosmo, Sangalli, Trainotti, Vitturini, giusto per fare alcuni esempi. Al punto che si fa strada il sospetto che l’idea di un nuovo centro sportivo possa essere un toccasana anche sotto questo punto di vista. Nel Monday Night onore alla Virtus Verona, che ha dato spettacolo nel derby col Caldiero Terme, ma menzione speciale anche per l’Arzignano, che fuori casa va come un treno e che ha battuto anche l’Alcione Milano. Affonda l’Union Clodiense, troppi errori in una stagione maledetta, in cui la tempistica delle varie decisioni prese, dentro e fuori dal campo, non è stata quella ideale. Neppure l’arrivo di Bruno Tedino, che aveva cominciato bene ma si è perso per strada, ha cambiato la sostanza.

Chiusura di sipario con la Serie B. Il Cittadella ha perso a Catanzaro per un’incomprensione fra Matino e Maniero e non è la prima volta che accade una cosa simile. La prestazione non è stata tutta da buttare, ma la sconfitta per come l’ho vista è stata meritata. Nessun dramma, considerata la classifica e dopo il blitz di Pisa, tutto resta in gioco. Festeggia anche il Südtirol, che fa sua una partita brutta, sporca e cattiva con la Sampdoria. I blucerchiati chiudono in nove, l’impressione vedendo il match è che i biancorossi abbiano giocato sulle debolezze avversarie, riuscendo a conquistare una vittoria che pesa come un macigno. La salvezza resta un approdo incerto, ma l’impressione è che Castori, pur senza fare meraviglie, stia riuscendo a trovare la quadratura del cerchio, quantomeno per giocarsela fino in fodno

The post Vicenza-Padova, quando un gol al 94′ può cambiare un campionato. Triestina, Tesser e Delli Carri regalano meraviglie: salvezza vicina, i playoff il sogno. Trento, gli infortuni sono troppi. Venezia, così l’epilogo non potrà che essere la B first appeared on Triveneto Goal.]]>
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Presidio Investors ha trattato il Padova prima di prendere il Verona. Vicenza, il derby e l’ultima chiamata per la B. Triestina, è davvero possibile sognare i playoff? Venezia, domani dentro o fuori per Ben Yedder: una vittoria per sperare https://www.trivenetogoal.it/2025/02/12/presidio-investors-ha-trattato-il-padova-prima-di-prendere-il-verona-vicenza-il-derby-e-lultima-chiamata-per-la-b-triestina-e-davvero-possibile-sognare-i-playoff-venezia-domani-si-decide-per-b/229473/ Wed, 12 Feb 2025 22:00:53 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=229473 È la settimana di Vicenza-Padova, che se non è un’ultima spiaggia per i biancorossi, poco ci manca. Sono in molti ad aver già messo le mani avanti sostenendo che questo derby non sia decisivo, ma non sono affatto d’accordo. In caso di vittoria di Padova il vantaggio diventerebbe pressoché incolmabile, con un +9 tendente al […]

The post Presidio Investors ha trattato il Padova prima di prendere il Verona. Vicenza, il derby e l’ultima chiamata per la B. Triestina, è davvero possibile sognare i playoff? Venezia, domani dentro o fuori per Ben Yedder: una vittoria per sperare first appeared on Triveneto Goal.]]>
È la settimana di Vicenza-Padova, che se non è un’ultima spiaggia per i biancorossi, poco ci manca. Sono in molti ad aver già messo le mani avanti sostenendo che questo derby non sia decisivo, ma non sono affatto d’accordo. In caso di vittoria di Padova il vantaggio diventerebbe pressoché incolmabile, con un +9 tendente al +10 in virtù dello scontro diretto a favore e con l’enorme spinta psicologica di aver vinto entrambi gli scontri diretti che difficilmente potrebbe essere trascurata. Una sorta di ipoteca sulla B, mentre in caso di pareggio la questione rimarrebbe aperta, con il Padova però sempre favorito. Ecco perché il Lane deve vincere, anche perché il verdetto di Salò è di quelli che fanno male: la squadra di Vecchi ha perso con tutte e tre le squadre migliori del girone A (Padova, Triestina e Feralpisalò), tre indizi chiarissimi che fanno una prova. Vecchi deve dare un segnale se vuole vincere il campionato. Manca qualcosa ai biancorossi, almeno fino a questo momento, per poter scavalcare il Padova, che di partite ne ha persa solo una (a Verona) e che si è subito rialzato dopo la sberla del Gavagnin. La settimana scorsa avevo profetizzato un nuovo allungo biancoscudato e così è stato. Era un passaggio delicato della stagione e il Padova lo ha superato brillantemente, trovando finalmente un gol pesante di Spagnoli, che ha risposto con personalità alle comprensibili critiche arrivate dopo i gol falliti nelle ultime settimane. Che derby sarà? Un derby molto fisico, dove il Vicenza proverà a replicare la partita dell’andata, cercando di finalizzare meglio la manovra, mentre mi aspetto che il Padova affronti il match con un atteggiamento simile. È una settimana ad alta tensione, in cui il Padova ha chiuso tutte le porte, mediatiche, degli allenamenti, delle interviste, a dimostrazione di quanto sia importante l’appuntamento di domenica. Mi aspetto Ronaldo e Ferrari in campo dal 1’, mi aspetto Pirrello al posto di Perrotta, mi aspetto uno spezzone importante per Buonaiuto, mi aspetto un clima incandescente per un match che dirà tanto e che avrà un peso specifico altissimo nell’economia dell’intera stagione.

Lunedì un altro derby triveneto ha premiato la Triestina contro il Trento. Un tempo praticamente senza occasioni, poi un altro tempo con una squadra (quella di Tesser) che ha fatto valere il peso di un ottimo mercato invernale. Non solo perché Ionita ha segnato il secondo gol consecutivo, ma anche per l’ottimo Silvestri e la sorpresa Balcot, che si è preso di forza la fascia destra. Il Trento complessivamente è stato buono, ottimo a tratti, ma ha peccato nella fase di finalizzazione e sta risentendo della prolungata assenza di Frosinini che, fino a quando la condizione lo ha sostenuto, è stato un valore aggiunto innegabile. L’attacco poggia tutto su Di Carmine, ma servono quelle alternative che al Rocco non si sono viste. Accornero non ha punto come sa fare, Disanto è andato a sprazzi e si è avvertita l’assenza di Peralta, inizialmente in panchina. La domanda da un milione di dollari: la Triestina deve davvero accontentarsi della salvezza con può sperare in una clamorosa rimonta playoff? Dal decimo posto ci sono nove punti e troppe squadre per immaginare un miracolo. Oggi che la Triestina sarebbe terza dall’arrivo di Tesser in poi, l’unico focus possibile dev’essere la salvezza, tutto il resto va messo in soffitta e, nel caso, ci sarà tempo di estrarlo dall’armadio nel rush finale della regular season. Il cambio di equilibri interno al club, con i fratelli Craft che adesso sono in maggioranza col 60% delle quote del fondo che possiede la Triestina, non va sottovalutato e qualcosa magari non nell’immediato, potrebbe cambiare. Postille finali per Caldiero Terme e Union Clodiense, che lottano per una salvezza sempre complicata, per l’Arzignano, arrivato a otto risultati utili consecutivi fuori casa e per la Virtus Verona, che vive un momento di forma strepitoso. Complimenti a Fresco, capace ancora una volta grazie a uno staff di prim’ordine di comporre una squadra che piace, che lotta, che sa sguazzare nel Mare Magno di una categoria difficile, in cui se non nuoti bene rischi di affogare.

Adesso saliamo di due piani e andiamo a Verona. Presidio Investors, che prima di prendere l’Hellas, udite udite, ha trattato a lungo il Padova negli ultimi mesi tramite il broker Giacomo Satta (e di acquirenti per il club biancoscudato ce ne sono anche altri), finalmente ha parlato e si è presentata in conferenza stampa. Italo Zanzi conosce bene l’ambiente calcistico, la conferenza tutto sommato mi ha convinto anche se poi bisogna vedere se alle parole seguiranno i fatti. Sul mercato era lecito attendersi qualcosa di più del piccolo cabotaggio a cui eravamo abituati nell’era Setti e la cessione di Belahyane l’ho trovata frettolosa. Si sarebbe potuto attendere e trattenerlo fino a giugno, quando forse il prezzo sarebbe ulteriormente lievitato. Sul campo è arrivato un altro rovescio preoccupante pesantissimo con l’Atalanta, ma il Verona ha dimostrato più volte quest’anno che quando ha avuto le spalle al muro si è sempre rialzato. Giusto avere fiducia? Un po’ di credito c’è ed è giusto concederlo, ma non bisogna scherzare troppo col fuoco. Le scommesse, tante, vanno vinte e non è automatico che lo siano.

Il Venezia ancora una volta si trova nella stessa situazione. Gioca una buona gara, mette in difficoltà la Roma, viene punito da quello che Eusebio Di Francesco ha definito “un rigorino”, si arrabbia perché di “rigorini” non ne è stato concesso un altro e perché alla resa dei conti lo 0-1 non ci stava. La quartultima piazza è sempre lì, a cinque punti, perché l’Empoli è in caduta libera, il Parma boccheggia e qualche piccola speranza ancora c’è. Come ho già avuto modo di scrivere una settimana fa per me Wissam Ben Yedder va preso, va tentata questa carta con un attaccante che lo scorso anno fece 16 gol in 32 partite. È fermo da sette mesi, ma ha tutte le possibilità per lasciare il segno. I dubbi, più che essere legati alle sue vicende extra campo, sembrano essere legati alla sua lunga inattività. Domani a quanto pare si saprà. Eppure la Serie A è un patrimonio inestimabile che va difeso fino all’ultimo. Kike Perez e Zerbin sono due ottimi acquisti, Candé ha retto l’impatto con la A e Marcandalli non ha demeritato, rigore a parte, al suo debutto in maglia arancioneroverde. Sinceramente non è onesto sostenere che la squadra sia più debole rispetto a inizio anno e ci sono fatti oggettivi per sostenerlo. Ora, però, bisogna vincere una partita e a Genova l’occasione c’è. Vieira ha portato solidità, la squadra che pure non gioca un calcio champagne si è allontanata dalla zona calda e forse, proprio per questo, può essere attaccabile da un Venezia affamato di punti e che vuole difendere la Serie A. L’Udinese ha fatto un figurone a Napoli, portandosi a casa un punto d’oro, grazie al gol più inatteso, quello di quell’Ekkelenkamp eroe per un giorno al Maradona. Runjaic sta traghettando la squadra in lidi sicuri, la salvezza è ormai cosa fatta e, visto che siamo appena a febbraio, è un traguardo davvero importante.

Post scriptum per la B. Il Cittadella si riprende a Pisa con gli interessi il ko a tavolino dell’andata, alla fine il calcio a volte restituisce quello che i cavilli regolamentari tolgono. Una vittoria probabilmente immeritata, quella dell’Arena Garibaldi, ma come ho detto una mano toglie e l’altra dà. E il sigillo di Pandolfi pone fine a una diatriba lontana da quello di cui vorremmo parlare ogni settimana. Il Südtirol si lamenta degli arbitri, ma la sconfitta di Cremona non fa una grinza. La lotta salvezza sarà lunga e logorante e le possibilità di evitare la C ci sono tutte. Dopotutto, prima che fisica, la guerra che si deve combattere è psicologica. Vincerà chi avrà i nervi più saldi e a Bolzano, in tempi non sospetti, hanno dimostrato di saper non perdere la testa.

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Venezia, non è ancora il momento di alzare bandiera bianca. La prima flessione del Padova, il Vicenza che spinge, la rivoluzione di Trieste, le scommesse di Marchetti, il fattore Pyythia e Treviso che bussa laggiù https://www.trivenetogoal.it/2025/02/04/venezia-non-e-ancora-il-momento-di-alzare-bandiera-bianca-la-prima-flessione-del-padova-il-vicenza-che-spinge-la-rivoluzione-di-trieste-le-scommesse-di-marchetti-il-fattore-pyythia-e-treviso-che/228993/ https://www.trivenetogoal.it/2025/02/04/venezia-non-e-ancora-il-momento-di-alzare-bandiera-bianca-la-prima-flessione-del-padova-il-vicenza-che-spinge-la-rivoluzione-di-trieste-le-scommesse-di-marchetti-il-fattore-pyythia-e-treviso-che/228993/#respond Tue, 04 Feb 2025 21:46:59 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=228993 Se n’è andata anche l’ennesima sessione di calciomercato extralarge, ridondante, debordante, invadente oltre ogni limite possibile. Come ho già avuto modo di scrivere e di ribadire, il giorno in cui si chiuderà la sessione con l’inizio delle partite (a Natale si potrebbe studiare una finestra di 15 giorni in coincidenza di una pausa) sarà sempre […]

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Se n’è andata anche l’ennesima sessione di calciomercato extralarge, ridondante, debordante, invadente oltre ogni limite possibile. Come ho già avuto modo di scrivere e di ribadire, il giorno in cui si chiuderà la sessione con l’inizio delle partite (a Natale si potrebbe studiare una finestra di 15 giorni in coincidenza di una pausa) sarà sempre troppo tardi. Paradossale quanto accaduto a gennaio, dove a Verona e a Venezia soprattutto ci sono giocatori scesi in campo con la testa altrove, qualcuno già venduto, altri in partenza e poi rimasti, altri ancora in arrivo. Parto ancora dal Venezia, perché mi pare la situazione con maggiori spunti di riflessione. E’ partito Pohjanpalo per 5 milioni più bonus, non l’importo della clausola ma esattamente quella via di mezzo che avevo indicato come approdo possibile fra domanda (6 milioni) e offerta (4 milioni più bonus). In molti hanno gettato la croce addosso alla società, ma io invece dico che sarebbe bastato, per Pohjanpalo, fare come ha fatto Christian Gytkjaer, ossia dire no (ai soldi del Palermo) e tutto si sarebbe spento sul nascere. Invece Pohjanpalo (che ha parlato e ha detto tutto in poche parole con un eloquente “a volte nella vita vanno fatte scelte difficili”) ha detto subito sì e, di fatto, non ha fatto nulla perché le cose potessero finire diversamente. Esaminiamo la cessione dal punto di vista tecnico: è forse un’eresia pensare e far notare che il giocatore visto sinora in Serie A, pur avendo segnato 6 gol, faticasse parecchio anche per i concetti di calcio di Di Francesco? La società ha valutato che forse si potesse migliorare, il Palermo ha bussato, il giocatore ha aperto e a quel punto anche la società ha fatto le sue valutazioni. Qualcuno ha definito Filippo Antonelli un liquidatore. Eppure, nelle precedenti sessioni di mercato, ha sempre avuto ragione lui. Quando cedette Crnigoj contro il volere della piazza ed ebbe ragione, quando la cessione di Johnsen alla Cremonese fu considerata un sacrilegio ed ebbe ancora ragione lui con la squadra promossa in Serie A proprio contro la Cremonese, adesso per la terza volta il dilemma si ripropone. Avrà ragione oppure no, Antonelli ad aver ceduto Pohjanpalo? Daniel Fila, pagato 2,8 milioni e non 1,5 milioni come si è letto in giro,  è oggettivamente una scommessa ma nessuno vieta a una scommessa di essere centrata e, prima di bocciarlo, va visto all’opera in Italia, dove i cechi spesso hanno fatto centro. Wissam Ben Yedder ha guai con la giustizia e una sentenza di primo grado a due anni di reclusione con la condizionale per violenza sessuale a cui si è appellato. Sul campo è sempre stato un crac e lo scorso anno segnò 16 reti in 32 partite in Ligue 1. Se il Venezia ha ancora una chance per salvarsi prendere Ben Yedder  avrebbe un senso preciso, perché arrivati a questo punto bisogna provarle tutte e anche il carisma conta. Domani si saprà. Per il resto della sessione vogliamo dire, per esempio, che Zerbin è un ottimo acquisto, che Kike Perez è un ottimo centrocampista e che Candé ha già dimostrato di reggere l’impatto con il campionato italiano? Sembra che il Venezia abbia fatto una campagna acquisti disastrosa, invece io voglio concedere ancora credito ad Antonelli, perché ha dimostrato di meritarlo. Una piccola chance di salvezza c’è e va giocata fino in fondo. Se ci fosse Ben Yedder, di sicuro le possibilità di farcela sarebbero maggiori. Poi, a proposito delle contestazioni alla società, vorrei ricordare che il Venezia è salito in Serie A, ha superato un momento drammatico ed è ancora in piedi, lo sarà anche in caso di retrocessione. Ha un saldo attivo di 5 milioni dal mercato di gennaio, con investimenti per 5 milioni e spese per 10. Certo, i tifosi non se ne fanno nulla delle plusvalenze o dei conti in ordine perché vogliono giustamente risultati, ma in una situazione complessa come quella ereditata dall’attuale gestione, essere ancora in piedi è già un successo. Ho scritto che restare in Serie A sarebbe il volano per diventare una realtà del massimo campionato, ma se ciò non dovesse accadere, si sono gettate le basi per ripartire di nuovo con basi più solide di quelle di appena un anno fa, quando il club fu davvero a un passo dalla bancarotta. A una piazza che oggi è disorientata ma che ha vissuto tre fallimenti ricominciando sempre dalla D, vorrei ricordare che stiamo pur sempre parlando di Serie A e grazie agli americani, il club è prima rinato dalle ceneri e oggi si trova ancora nella massima serie dopo la prima esperienza. Non è poco, a nostro avviso, per una piazza che non ha una tradizione decennale ai massimi livelli e che sta cercando di competere senza compromettere la sua stessa esistenza.

Dubbi e perplessità ce ne sono anche a Verona, dove la musica sul mercato non è cambiata neppure dopo l’arrivo di Presidio Investors. Fra tutte le cessioni quella più dolorosa è quella di Belahyane, anche perché come ho già avuto modo di sottolineare a un giocatore baciato dal talento sarebbe servito un altro anno in provincia prima di spiccare il volo. E invece adesso alla Lazio corre il rischio di bruciarsi. Sul campo la squadra, ancora una volta, quando ha le spalle al muro in qualche modo riesce sempre a emergere, un segnale che farebbe pensare che, a fine anno, la salvezza possa arrivare. Sul mercato sono arrivate una serie di scommesse scelte accuratamente da Sean Sogliano e anche qui, come Antonelli, vale la pena dare fiducia a chi, almeno a Verona, ha dimostrato di meritarla. Anche qui, visti i precedenti dello scorso anno e di due anni fa, si è stati capaci di banchettare e salvare la pelle con scarti e avanzi di qualità e con un lavoro di scouting che ha dato frutti innegabili.  Quanto all’Udinese, ha fatto poco o nulla sul mercato anche se Solet è senza dubbio un grande acquisto, ma battendo il Venezia si è quasi garantita la tranquillità da qui a giugno. Salvo cataclismi, insomma, ben difficilmente i bianconeri si faranno trascinare al ribasso. Nonostante le offerte, Lucca non è stato fatto partire, considerando che a giugno magari le cifre che serviranno per portarlo via saranno ben più alte. Nella seconda parte di stagione, inoltre, qualche scommessa fatta che comincia a lasciare intravedere le sue qualità (Bravo) potrebbe esplodere e far parlare molto di sé.

Quello appena trascorso è stato anche il weekend della prima sconfitta in campionato del Padova, che ha confermato la prima vera flessione stagionale perdendo ben 7 punti in sole 4 partite, facendo avvicinare il Vicenza a -3 da -10 e richiamando i tanti fantasmi che circondano la piazza dopo gli ultimi anni. Sentendo addetti ai lavori e operatori del mondo del calcio, nessuno si sarebbe aspettato uno scenario simile. Probabilmente non se lo sarebbero aspettato neppure a Vicenza. Come si può chiedere, infatti, a una tifoseria che ha sopportato un primo posto perso a pari punti per differenza reti nello scorso diretto, due finali playoff perse di cui una all’ultimo rigore, una sfilza di secondi posti di stare tranquilla di fronte agli eventi delle ultime settimane? Come potrebbe assorbire una rimonta epica della rivale più fiera?  Logico che il clima improvvisamente non sia dei migliori, inutile cercare di mettere la testa sotto la sabbia fingendo che tutto vada bene. Una singola sconfitta non può mettere sottosopra il lavoro di mesi, certo. A Verona si è perso con una buona dose di sfortuna (4 legni gridano vendetta), ma anche con una parte di demeriti, come l’incredibile gol sbagliato a due metri dalla porta da Alberto Spagnoli. Siamo a febbraio e la pazienza si sta esaurendo, per quello che doveva essere il fiore all’occhiello della campagna acquisti estiva e che invece ha segnato appena due reti, di cui uno su azione. La società aveva investito per avere un bomber da doppia cifra e le cifre dimostrano che l’operazione ad oggi non è riuscita. Il Padova si è ritrovato un Bortolussi in versione deluxe (a proposito, perché 70 minuti in panchina a Verona?) e adesso deve stare attento. E’ ancora davanti e nessuno vuole cancellare l’ottimo lavoro svolto da Matteo Andreoletti, ma come abbiamo già avuto modo di ribadire in un campionato del genere con un avversario come il Vicenza, se l’obiettivo è il primo posto, il margine di errore è vicino allo zero. Sul mercato è arrivato Buonaiuto, che era il tipo di giocatore che mancava (brevilineo, di inserimento, con qualche gol in canna e con la capacità di cambiare passo) e la cui unica incognita sono le motivazioni con cui torna a Padova a 11 anni dalla prima esperienza. Mancano meno di due settimane al derby e il Vicenza ha messo insieme una serie positiva da urlo. Cinque vittorie consecutive sono un ruolino di marcia impressionante e, ricordando le parole di Stefano Vecchi, il Vicenza ha messo in pratica quello che il suo allenatore aveva detto a chiare lettere, quando era scivolato a -10 dalla vetta: “Ora il campionato lo può perdere solo il Padova, se loro caleranno noi dovremo essere bravi ad essere lì e non mollare”. Sembravano frasi di circostanza, addirittura le agenzie di scommesse per settimane non quotavano neppure più il Vicenza vincente in campionato, invece Vecchi ha recuperato Ferrari e Ronaldo, ha trovato un assetto solido e roccioso,  è riuscito a vincere a Meda al 96′ e adesso vede la rivale a tiro. Il campionato non finirà domenica e neppure dopo lo scontro diretto del Menti, anche perché sulla carta il prossimo turno è favorevole al Padova, che potrebbe nuovamente allungare. Oggi, però, per vari motivi non esiste più una chiara favorita e tutto si è ribaltato in tempi estremamente rapidi, molto più velocemente di quanto si potesse immaginare. La società sul mercato ha fatto il minimo indispensabile, considerando giustamente Ronaldo e Ferrari come due nuovi acquisti e Beghetto un elemento di contorno. Ora il duello è davvero tutto da vivere, fino in fondo.

E’ finito il mercato e Triestina e Trento, che si affronteranno lunedì al Rocco, hanno cambiato volto. Lo ha fatto molto di più l’Alabarda, che ha completato la rivoluzione prendendo Strizzolo (che dovrà dimostrare di poter fare ancora la differenza) e liberandosi di giocatori che non avevano le motivazioni giuste (Krollis e Kiyine su tutti). Un lavoro immane, quello del direttore sportivo Daniele Delli Carri, che ha dato il meglio possibile ad Attilio Tesser in condizioni oggettivamente difficili. A Lumezzane si è visto, per esempio, perché si sia voluto puntare su Artur Ionita, quanto ci voleva per aggiungere il giusto pepe alla linea mediana, si è blindato Correia e si è sistemata la difesa con innesti mirati e apprezzabili. Anche il Trento ha lavorato bene a gennaio. Accornero è un potenziale crac che secondo me nel girone di ritorno esplodere, Falasco e Maffei sono due buone scelte per alzare il livello sulla fascia sinistra, mentre Adil Titi è una scommessa molto azzardata, visto che è alla prima esperienza in Serie C e che è fermo da tempo. L’Union Clodiense ha rivoluzionato tutto l’organico, cambiando giustamente allenatore e provando a fare all in per cercare una salvezza ancora più complicata dopo il tracollo del Briamasco, il Caldiero Terme ha puntato sulla voglia di riscatto di Roberto Bordin che si sta giocando bene sinora le sue carte, la Virtus è una squadra difficilissima da battere sul suo campo quando è in giornata buona, il Legnago lotta per evitare la D ma è in una situazione a dir poco compromessa.

Chiusura di sipario con un paio di postille sulla B e sulla D. Pyythia (di questo ragazzo si sentirà parlare molto) ha avuto un impatto devastante a Bolzano e se oggi il Südtirol è ancora in piedi, con concrete chance di salvezza, lo deve a questa ispirata operazione di mercato che sta cambiando il presente biancorosso. Per il resto la squadra è appesa ai destini di Castori che, nonostante non faccia un calcio champagne e bollicine, vuole dimostrare di non essere ancora passato di moda a 70 anni suonati. Sul mercato si è cambiato tanto (Barreca l’ultimo innesto) perché evidentemente si sono compresi i tanti errori fatti in estate. Siccome il campionato permette anche questi recuperi, a Bolzano possono sperare di blindare la categoria. A Cittadella, dopo la sconfitta con lo Spezia, abbiamo assistito alla partenza di Branca, che condividiamo, mentre abbiamo molte perplessità sul ritorno di Davide Diaw. Che da troppo tempo convive con guai e acciacchi fisici che ne hanno frenato il rendimento. Se davvero Marchetti vincerà anche questa scommessa, bisognerà fargli un  monumento.  Bello, infine, il duello in D fra Treviso e Dolomiti Bellunesi. Il ritorno dei biancocelesti nel calcio che conta è atteso da tanti e non nego di nutrire simpatia verso una squadra che ho seguito per anni nei momenti d’oro. Oggi è la favorita, ma non così tanto e Nicola Zanini è lì, a non mollare di un centimetro, per provare a cambiare un finale che nella Marca sperano finalmente favorevole dopo anni davvero tremendi. 

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Vicenza, uno scatto per sognare la rimonta: il Padova pronto a rispondere. Venezia, perché Antonelli merita (ancora) fiducia. Triestina, fra le pieghe di mercato difficile. Bordin, partenza sprint. Verona, un altro capolavoro in arrivo? https://www.trivenetogoal.it/2025/01/28/vicenza-uno-scatto-per-sognare-la-rimonta-il-padova-pronto-a-rispondere-venezia-perche-antonelli-merita-ancora-fiducia-triestina-fra-le-pieghe-di-mercato-difficile-bordin-partenza-sprint-ve/228233/ https://www.trivenetogoal.it/2025/01/28/vicenza-uno-scatto-per-sognare-la-rimonta-il-padova-pronto-a-rispondere-venezia-perche-antonelli-merita-ancora-fiducia-triestina-fra-le-pieghe-di-mercato-difficile-bordin-partenza-sprint-ve/228233/#respond Tue, 28 Jan 2025 22:45:35 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=228233 Il weekend calcistico appena trascorso ha portato con sé molti temi interessanti alle nostre latitudini. Il duello infinito fra Padova e Vicenza ha conosciuto un altro capitolo. I biancorossi hanno rosicchiato altri due punti alla capolista, che continua ad avere in mano il gioco ma che deve stare attenta a non buttare via un vantaggio […]

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Il weekend calcistico appena trascorso ha portato con sé molti temi interessanti alle nostre latitudini. Il duello infinito fra Padova e Vicenza ha conosciuto un altro capitolo. I biancorossi hanno rosicchiato altri due punti alla capolista, che continua ad avere in mano il gioco ma che deve stare attenta a non buttare via un vantaggio che era diventato abissale. Dieci punti, checché ne dicano i soliti leoni da tastiera, sono un margine che in Serie C ha un solo precedente di una squadra che l’ha gettato al vento. Stagione 2016-2017, la Cremonese rimontò da febbraio 9 punti all’Alessandria e la affiancò all’ultima curva, prevalendo nella volata per lo scontro diretto a favore. Il Vicenza  oggi scoppia di salute. è straripante fisicamente e ha vinto in modo sontuoso con l’Alcione Milano, riscoprendo un Ronaldo in versione deluxe dopo l’infortunio, ma adesso avrà due trasferte consecutive: più comoda quella di Meda, molto più complicata quella di Salò. Il Padova ha un calendario migliore, Virtus Verona al Gavagnin e Pro Patria in casa. L’obiettivo minimo biancorosso è quello di restare a -6, in attesa dello scontro diretto di metà febbraio, mentre la capolista ha sempre in mano il gioco e vuole riprendere a marciare. Due pareggi consecutivi in casa sono un campanello d’allarme da non sottovalutare. Anche perché, se con l’Arzignano la prestazione era stata scintillante e avrebbe meritato di essere coronata dai tre punti, con la Pro Vercelli la squadra non mi è proprio piaciuta. Nessuno ha brillato, nessuno ha meritato il 7 in pagella e sono fioccate le insufficienze. Nulla di drammatico, intendiamoci, ma siccome la rivale corre veloce, non ci si può distrarre troppo e a Verona il Padova deve tornare a vincere. Stonano i mugugni e le frasi poco piacevoli in tribuna alla prima difficoltà stagionale di una squadra ancora imbattuta e il problema con la tifoseria organizzata che per protesta non entra all’Euganeo resta. Vedere il presidente Peghin da solo senza gli altri componenti societari festeggiare il 115esimo compleanno non è stata una bella immagine, perché in questo momento servirebbe unione d’intenti e l’istantanea che rimane è quella di uomo molto attaccato al territorio  e alla città, mentre tutti gli altri latitano. E non è una novità. I campionati si vincono anche con i piccoli gesti, non solo comprando e vendendo giocatori. Il Vicenza, se ritroverà Ronaldo e Ferrari ai massimi livelli, ha la possibilità di giocarsela fino in fondo. Deve scalare una montagna, ma sta avendo un merito innegabile. Non sta mollando la presa, ha resistito quando era per un giorno a -13, ha saputo parare anche l’infortunio di Cuomo, l’inquietudine di alcuni protagonisti che chiedevano il rinnovo, ha spostato il minimo indispensabile sul mercato e difficilmente farà altre operazioni da qui a lunedì prossimo. Il Padova, come già emerso da settimane, potrebbe prendere un attaccante più ancora che un centrocampista, che pure servirebbe. 

La Triestina ha buttato via una vittoria che avrebbe sicuramente meritato col Lecco, qualcosa secondo me è stato sbagliato nella gestione dei cambi, ma Tesser ha un largo credito di cui disporre e gli va data fiducia. Il mercato è difficilissimo, perché non basta neppure offrire tanti soldi ai giocatori per convincerli a venire e i rifiuti sono stati tanti, per via della posizione di classifica a dir poco mediocre. Il ds Daniele Delli Carri sta per completare l’opera. Ha preso Ionita, rinunciando a Cavion che ha chiesto due anni e mezzo di contratto (tanto quanto a Vicenza), ora dovrà trovare l’attaccante giusto. Luca Strizzolo è in cima alla lista dei desideri, ma serve un’offerta importante per convincerlo. Il primo assalto non ha dato l’esito sperato, ma la partita è ancora aperta. Gli ultimi sviluppi hanno dimostrato ancora una volta che l’unico obiettivo credibile, purtroppo per un club che ha speso tantissimo, non può che essere la salvezza. Obiettivo misero, in relazione alle risorse investite, ma che oggi dev’essere l’unica cosa a cui pensare. L’anno prossimo, finalmente, si potrà pensare a ricostruire con pazienza e facendo le cose fatte bene sin dall’inizio, mettendo ogni cosa al proprio posto. 

Il Trento non ha convinto, ha perso meritatamente a Verona col Caldiero Terme e ha cancellato quanto fatto di buono appena una settimana prima. La squadra non mi è proprio piaciuta e ha collezionato la peggior prestazione del 2025. Merito di Roberto Bordin, che è entrato molto bene alla guida dei gialloverdi e che ha ritoccato nel modo giusto una squadra che aveva perso fiducia. Un pari nell’andata della semifinale di Coppa Italia, un successo col Trento sono un bel biglietto da visita per chi ha molto da farsi perdonare per quanto visto lo scorso anno a Trieste. Ma la vita spesso offre una seconda opportunità e Bordin non vuole sprecarla. Un’occasione sprecata, invece, per il Trento, che va di pari passo a qualche spiffero esterno. Tanto per essere chiari: le cose funzioneranno e continueranno a funzionare se Zamuner farà il ds e se Piazzi si limiterà a fare il dg e non il ds ombra. Se ci saranno sovrapposizioni, si imboccherà un vicolo cieco. Serviva un centrocampista pronto e che conoscesse la categoria, sta per arrivare l’afro svedese Adil Titi, svincolato da un anno. La domanda è: di chi è l’idea? E soprattutto: ha senso un’operazione simile in un momento simile? L’Union Clodiense tenta un colpo di coda con Tedino sul ponte di comando, ma è una missione davvero complicata. Anche per Tedino, però, quattro punti in due partite, a dimostrazione che il cambio di allenatore era giusto e, anzi, è stato tardivo rispetto alle necessità.

Ieri sera ho visto dal vivo Venezia-Verona, una partita tesa e difficile, per due squadre che rischiano di retrocedere. Il pari va meglio al Verona, il Venezia doveva vincere e non lo ha fatto dopo una settimana allucinante. La vicenda Pohjanpalo va spiegata bene. Chi ha visto il Venezia giocare non ha potuto che constatare come il capitano qualche difficoltà da quando è sbarcato in Serie A l’abbia avuta: ha segnato sei gol, vero e non è che le rivali abbiano tanto di meglio. Il Cagliari ha Piccoli che di gol ne ha fatti cinque, il Genoa ha Pinamonti che ne ha fatti sei, il Verona ha Tengstedt che ne ha fatti sei, il Parma ha Bonny che ne ha fatti quattro. Ma forse Pohjanpalo non è il prototipo di attaccante che calza a pennello con le idee di Di Francesco. Il tecnico vorrebbe qualcuno che sappia attaccare la profondità, Shomurodov può essere un’idea molto buona, ma come supporto da affiancare a un centravanti, non può essere il centravanti della squadra. A Udine, giusto per fare un esempio, Shomurodov è entrato al primo della ripresa, si è messo accanto a Dovbyk e ha cambiato la partita, ricevendo gli elogi di Ranieri. A breve la Roma potrebbe cederlo al Venezia, ma il vero upgrade sarebbe prendere un centravanti come Yaremchuk, di cui ho ottimi ricordi in varie competizioni internazionali. Se davvero Pohjanpalo finirà al Palermo per una cifra compresa fra i 4 milioni più bonus che offre il Palermo e i 6 che chiede il Venezia e verrà rimpiazzato da Yaremchuk e Shomourodov con la contemporanea partenza di Gytkjaer, ecco che tutto potrebbe avere un senso preciso. Come la cessione di Ellertsson a 3,5 milioni al Genoa, tenendo il giocatore fino a giugno. I soldi verranno reinvestiti per rinforzare la squadra e a mio avviso si tratta di un’operazione giusta, che ha senso, che sta in piedi. Per questo Antonelli, che ha avuto ragione quando cedette Crnigoj contro il volere della piazza, che ha avuto ragione quando cedette Johnsen e scoppiò un finimondo, potrebbe avere ragione per la terza volta, tecnicamente parlando, se cedesse Pohjanpalo e prendesse due sostituti come Yaremchuk e Shomurodov. Di sicuro l’attacco ne gioverebbe e forse ci si potrebbe giocare la salvezza fino in fondo. Quello che pare evidente è che la dirigenza abbia capito che per salvarsi serve cambiare più di qualcosa, non soltanto uno o due ritocchi. E se Pohjanpalo restasse? Pur ritenendo più probabile la sua partenza alla data e all’orario attuale in cui scrivo, non escludo nulla, perché nel calcio succedono tante cose e se ho visto saltare affari con contratti già firmati figuriamoci se ancora non c’è accordo totale su tutta la linea.

A proposito di mercati creativi, se davvero il Verona cederà Belahyane al Chelsea sarà un altro capolavoro. Con tutta l’onestà del mondo, vedo un ragazzo dalle grandi potenzialità, ma se mi chiedete se è da Chelsea rispondo “Non ancora”. Vedo un grande futuro, ma a volte quando si fanno le cose troppo in fretta si rischia di bruciare un giocatore. Bene fa il Verona, eventualmente , a passare all’incasso, ma permettetemi di nutrire dubbi sul fatto che Belahyane possa decollare così presto, in un aeroporto così grande e con tanti campioni a circondarlo. La squadra a Venezia non mi ha fatto una grande impressione, ma ha saputo pareggiare usando i mezzi che ha, con qualche intuizione di Zanetti che con i cambi è riuscito a salvarsi ancora una volta. La strada rimane lunga e tortuosa, aver passato indenni Venezia è un buon punto di partenza. L’Udinese evidentemente soffre la Roma. Ha perso all’andata male, ha perso al ritorno giocando meglio, ma palesando qualche limite di troppo. I due rigori, a scanso di equivoci, ci sono entrambi, ha lasciato a desiderare il posizionamento della difesa, che senza Solet perde tantissimo.  La classifica rimane buona, ma non bisogna rilassarsi e il derby di sabato col Venezia è già una partita importante sotto tanti punti di vista.

Resta la Serie B. E’ stato un turno davvero positivo per Cittadella e Südtirol. Sono arrivate due vittorie: un po’ fortunata quella granata, maestosa quella biancorossa, con un grande Merkaj e la brutta tegola dell’infortunio  di Zedadka, che ha alzato bandiera bianca nel momento in cui poteva svoltare. Sul mercato il Cittadella ha cambiato poco ma cambierà ancora, mentre il Südtirol ha cambiato molto e potrebbe riuscire a risalire la corrente. Dal Canto è stato onesto nel dopogara nel riconoscere che di certo non si è vista una grande prestazione a Cosenza e i granata l’hanno sfangata grazie alle parate di Kastrati e Maniero e grazie a un’autorete. Ma a fine anno, se il Cittadella si salverà, nessuno si ricorderà che aveva vinto giocando male a Cosenza. Conterà solo che in quella trasferta sono arrivati tre punti benedetti. 

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Venezia-Pohjanpalo, cosa sta succedendo. Verona, una nuova era fra mille insidie. Padova-Vicenza, a lunghe falcate verso il derby. Triestina fra sogni e realtà. Trento, una meraviglia. Andreucci, Soave e Contini, tre esoneri, tre storie https://www.trivenetogoal.it/2025/01/21/venezia-pohjanpalo-cosa-sta-succedendo-verona-una-nuova-era-fra-mille-insidie-padova-vicenza-a-lunghe-falcate-verso-il-derby-triestina-fra-sogni-e-realta-trento-una-meraviglia-andreucci-soav/227505/ https://www.trivenetogoal.it/2025/01/21/venezia-pohjanpalo-cosa-sta-succedendo-verona-una-nuova-era-fra-mille-insidie-padova-vicenza-a-lunghe-falcate-verso-il-derby-triestina-fra-sogni-e-realta-trento-una-meraviglia-andreucci-soav/227505/#respond Mon, 20 Jan 2025 23:41:59 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=227505 Cosa sta succedendo fra il Venezia e Joel Pohjanpalo? E’ la domanda della settimana, senza alcun dubbio, traghettata e traslata a tutte le latitudini del Triveneto. Quattro giorni fa è arrivata una proposta del Palermo, dove il direttore sportivo Carlo Osti si è messo in testa di andare a prendersi il capocannoniere della scorsa stagione […]

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Cosa sta succedendo fra il Venezia e Joel Pohjanpalo? E’ la domanda della settimana, senza alcun dubbio, traghettata e traslata a tutte le latitudini del Triveneto. Quattro giorni fa è arrivata una proposta del Palermo, dove il direttore sportivo Carlo Osti si è messo in testa di andare a prendersi il capocannoniere della scorsa stagione in Serie B. Che per la verità non sta facendo malaccio neppure in Serie A. Sei gol, di cui tre su rigore (ma i rigori vanno segnati e basta dare un’occhiata alle statistiche di quanto si siano alzate le percentuali di errore negli ultimi anni per capire che timbrare dagli undici metri non è una banalità), un apporto che sicuramente non è stato stellare, ma neppure così disastroso da giustificarne la dipartita. Qual è il problema, allora? Che il Venezia ha deciso di ascoltare, di mettersi al tavolo e di non chiudere le porte in faccia alla partenza. Per ragioni economiche, ma non solo. Pohjanpalo, se tanto ci dà tanto, il suo pensiero l’ha espresso chiaramente con l’esultanza dopo il rigore segnato a Parma: “Resto qui”, il suo gesto è parso inequivocabile. Del resto, perché cambiare aria, mettendosi nei panni del giocatore? A Venezia sta a meraviglia, abita nella città più bella del mondo, i tifosi stravedono per lui, è capitano, passeggia per le calli e beve uno spritz, ha conquistato la Serie A con la squadra grazie ai suoi gol. In un calcio sempre meno romantico, l’ultima postilla che mancherebbe a questa bellissima storia d’amore sarebbe da aggiungere a fine stagione. Ecco, Pohjanpalo vorrebbe completare il cerchio aiutando il suo Venezia a mantenere la A da protagonista. Siccome, però, non siamo nati ieri, se il Palermo si è messo sulle tracce del giocatore, qualche spiraglio l’avrà intravisto, qualche spiraglio per mettersi sulla scrivania con calcolatrice e quant’altro ci dovrà pur essere. Si racconta pure, dietro le quinte, che si sarebbe parlato pure di Thomas Henry (un ritorno) come possibile parziale contropartita, ma su questo versante nessuna conferma. Qual è la cosa giusta da fare, insomma? Se il direttore sportivo Filippo Antonelli ritiene di avere in mano una soluzione alternativa migliore di Pohjanpalo, allora è comprensibile che alla cessione a cui tanti si oppongono ci faccia un pensiero. Ma con le finanze del Venezia, c’è davvero la possibilità di vendere il proprio capitano e di migliorare? Facciamo come i giocatori di poker e aspettiamo di “vedere” le carte in mano dei vari giocatori, prima di sentenziare. Nel frattempo applaudiamo Di Francesco che, con un solo difensore di ruolo, è riuscito a portare via un punto a Parma, sfiorando pure il successo pieno. Ci si è messo ancora Candela, che sino al rigore procurato per la verità non aveva neppure demeritato, a chiudere, forse, nel peggiore dei modi, la sua avventura veneziana, affossando la squadra. Era stato uno dei simboli della promozione, ma la Serie A al momento ha dimostrato di non essere la sua categoria. Col Verona, o dentro o fuori: o si vince, oppure le possibilità di salvezza si riducono al lumicino. Per il resto occhio agli ultimi colpi, perché a Venezia potrebbe succedere molto in questi dieci giorni che mancano alla fine del mercato.

A Verona, intanto, si è voltata pagina, sono arrivati gli americani che vogliono buttare giù il Bentegodi e rifare lo stadio. Perché? Perché quello è il vero business, ancora in gran parte inesplorato per l’ottusità dei nostri politici, per le forze contrarie che da sempre osteggiano le grandi idee edilizie e che hanno fatto saltare tanti bei progetti su e giù per l’Italia. Del fondo texano Presidio Investors si sa ancora troppo poco per poter dire con certezza come si comporteranno nel mondo del calcio italiano. Le proprietà americane ormai sono sempre più numerose, non solo in Serie A, a dimostrazione che gli investitori a stelle e strisce credono nell’Italia e nel calcio italiano. Il viso di Italo Zanzi, rassicurante per il suo pedigree e per il suo passato, placa parecchio ansie e preocupazioni, al resto dovrà pensare Sean Sogliano, che dovrà dimostrare che era lui il vero valore aggiunto del Verona e non Marco Baroni. Proprio quel Marco Baroni che nel suo Bentegodi ha dominato ancor più di quanto non dica il punteggio un Hellas in ambasce, in una di quelle serata da brividi che ne hanno contraddistinto il cammino. Lunedì prossimo è in carnet un derby veneto da brividi al Penzo, quasi un’ultima spiaggia per il Venezia, sempre più staccato dal quartultimo posto, ma decisivo pure per i colori gialloblù scivolati in zona retrocessione. Quando ha le spalle al muro, l’Hellas ha dimostrato di trovare risorse inaspettate, ben oltre i valori tecnici della squadra. Vedremo

Il Monday Night ha chiuso il weekend lungo del calcio triveneto con una delle peggiori versioni dell’Udinese viste quest’anno, seconda in negativo solo alla trasferta all’Olimpico persa con la Roma. Difficile, se non impossibile, trovare qualcosa da salvare nella debacle inattesa di Como. Ha tradito persino Solet, che aveva incantato alle prime uscite, del Sanchez che abbiamo conosciuto in questi tracce zero o quasi, il resto rivedibile per essere cortesi. La speranza è che sia stata una serataccia e basta, magari nel prossimo weekend con la Roma si capirà qualcosa di più.

Giornata ancora una volta da dimenticare in Serie B per Südtirol e Cittadella. Per la verità i biancorossi hanno messo paura al Sassuolo, segnando addirittura tre gol e mostrando un Niklas Pyyhtiä in versione extralusso. Impatto pazzesco per il talento del Bologna, che si è subito calato nella nuova realtà segnando due gol in due partite e sfornando pure un assist. Contro la corazzata neroverde, però, non è stato sufficiente e la classifica è sempre più inquietante, visto che la squadra è penultima. Ma dietro arrancano tutte e, in una giornata in cui il Cittadella torna a rivivere gli incubi del Tombolato nemico, la sconfitta  è quasi indolore, visto che il Frosinone pareggia, la Sampdoria e il Cosenza perdono e a vincere è solo la Salernitana di Roberto Breda, l’uomo per tutte le stagioni chiamato a risollevare una realtà in ambasce ma, quanto a valori, del tutto ingiustificata come invitata al tavolo delle possibili retrocesse. Cos ì come si suppone che presto pure la Sampdoria dovrebbe dimostrare il suo valore, per il momento emerso soltanto in minima parte. Fatemi spendere una parola per Alessio Vita: è un giocatore che ho sempre ammirato e che, con gli anni, è migliorato costantemente. Se oggi il Cittadella ha messo il muso fuori dalla palude retrocessione, una fetta consistente di merito è anche sua. Leader in campo e fuori, presente in zona gol e pure quando c’è da difendere.

Infine, il lungo capitolo della Serie C. Davanti, nessuno scossone. Il Padova ha vinto a Sesto San Giovanni, liberandosi anche dell’Alcione e continuando a macinare punti, record e vittorie soprattutto in trasferta, dove la squadra ha un seguito di tifosi davvero impressionante, contraltare spietato a quello che succede in casa, dove l’Euganeo rimane sempre più desolato nella sua solitudine e dove, guarda caso, i risultati sono leggermente peggiori che fuori casa. A scanso di equivoci, a norma di regolamento rigore ed espulsione in occasione del vantaggio ci stanno tutti (in gergo tecnico, dogso non genuino, con Stabile che si disinteressa completamente del pallone e spinge a due mani per terra Fusi, negandogli una chiara occasione da gol), per il resto la capolista piace meno che in altre occasioni, spreca tanto in undici contro dieci e la chiude solo nel finale. Alla resa dei conti, però, contano i punti (tre) con il vantaggio immutato sul Vicenza con una partita in meno da giocare. E la grande rivale? Ancora una volta gonfia il petto e mostra i muscoli a Busto Arsizio. Rilancia a sorpresa Ferrari dal primo minuto e intanto riceve in dote un assist, per i contributi pesanti ci sarà tempo. Non parte benissimo, soffre, ma poi va in vantaggio con una prodezza di un giocatore per cui stravedo (Talarico), raddoppia nel finale di tempo con un altro che scoppia di salute (Rolfini), blinda la porta con Confente, chiude il conto con Zonta. Insomma, il Vicenza ancora una volta dimostra di esserci, nonostante il ritardo consistente dal primo posto. Il calendario prima del derby di metà febbraio vede il Padova favorito da impegni sulla carta più abbordabili (Pro Vercelli e Pro Patria in casa, Virtus Verona in trasferta), mentre il Vicenza avrà l’Alcione Milano in casa e due trasferte contro Renate e Feralpisalò, che si annunciano assai spinose. Sul mercato le due contendenti faranno poco: il Padova forse prenderà un giocatore offensivo alla fine del mese, il Vicenza ha chiuso per Beghetto e forse rimarrà così, visto che l’infortunio di Cuomo non dovrebbe essere nulla di particolarmente serio.

Stecca la Triestina, che dimostra di soffrire molto le squadre fisiche e che la mettono sulla corsa. Con l’Atalanta si sa come funziona: duelli a tuttocampo e ritmi forsennati, sabato a Caravaggio l’Alabarda ha pagato qualche ingenuità di troppo sottoporta (davanti manca una punta, non ci sono dubbi) e i nerazzurri sono stati cinici, quasi spietati. Qualche episodio dubbio onestamente c’è stato, giusto per dire che i presunti favoritismi a una big perché invischiata nella lotta per non retrocedere esistono solo nella testa di chi vede marcio anche dove non c’è. Il ds Daniele Delli Carri è a caccia di certezze nel finale di mercato e sta scandagliando le varie opzioni per l’attaccante, mentre qualcuno dovrà per forza uscire. Ribadisco, a maggior ragione, quanto ho già avuto modo di scrivere: bisogna accantonare pensieri di playoff perché oggi l’unico obiettivo possibile resta quello di evitare i playout. Per tutti gli altri sogni di gloria si dovrà rimandare all’anno prossimo ogni ragionamento. Prima l’ambiente lo capisce e meglio è. Il Trento fa un figurone con l’Arzignano anche in emergenza assoluta. In una settimana dove a centrocampo ci sono tre giocatori di numero, dove Vitturini è a ko, Frosinini resta a mezzo servizio e dove Di Cosmo fa il terzino (senza contare Di Carmine ai box per un risentimento muscolare) andare ad espugnare Arzignano dopo aver fatto lo stesso a Lecco è motivo di comprensibile orgoglio. Ai talent scout di tutta Italia suggerisco di annotarsi il nome di Armand Rada: merita la B, senza se e senza ma e, se esiste un minimo di logica e di meritocrazia, a fine stagione il grande salto è pronto. Nel mirino del ds Zamuner c’è un centrocampista (sfumato Gargiulo andato al Cosenza dopo una trattativa di alcuni giorni, i nomi caldi sono quelli di Proia, Stronati, Di Gesù e Ballarini, sempre che offra le garanzie minime dopo tanti, troppi infortuni) per chiudere il mercato dopo aver sigillato Accornero, un talento purissimo che potrebbe esplodere proprio in maglia gialloblù.

Dulcis in fundo, i tre cambi di allenatori delle matricole della C, tutti la stessa settimana, quasi contemporaneamente. Sacrosanto nella sostanza, a dir poco curioso nella tempistica, quello di Chioggia con Bruno Tedino salito in sella al posto di Antonio Andreucci. Esonero giustissimo, si diceva. Andreucci ha fatto tanto in Serie D ottenendo una splendida promozione, ma in C ha dimostrato di non avere una proposta offensiva adeguata. Tedino in 24 ore non può aver fatto miracoli, ma sicuramente ha saputo toccare le corde giuste, perché l’Union Clodiense vista a Lumezzane era una squadra trasformata, che si è permessa persino il lusso di sbagliare un rigore senza intaccare il risultato finale. Esoneri, parte due. Dispiace per Cristian Soave, come Andreucci protagonista di una cavalcata straordinaria in D, ma alle prese con le difficoltà di un salto di categoria che dal dilettantismo al professionismo spesso risulta indigesto. Ecco, a dire la verità capisco molto meno la scelta di Roberto Bordin, quantomeno sulla carta, ma è giusto concedere il beneficio del dubbio per capire se l’allenatore che tanto male fece a Trieste possa trovare un redenzione in un paese di 8mila anime che spera di non tornare al piano di sotto. Così come il Legnago, che invece sceglie il romanticismo, richiamando Bagatti dopo aver esonerato anche Contini. Quanto sembrano lontani i tempi di Minadeo e di Donati….

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Padova-Vicenza, il duello infinito e il messaggio di Andreoletti alla società. Triestina, avanti tutta su tutti i fronti. Venezia, fare presto sul mercato altrimenti sarà retrocessione. Udinese, gli acquisti che spostano. Trento, la chiave per gennaio https://www.trivenetogoal.it/2025/01/13/padova-vicenza-il-duello-infinito-e-il-messaggio-di-andreoletti-alla-societa-triestina-avanti-tutta-su-tutti-i-fronti-venezia-fare-presto-sul-mercato-altrimenti-sara-retrocessione-udinese-gli-a/226866/ https://www.trivenetogoal.it/2025/01/13/padova-vicenza-il-duello-infinito-e-il-messaggio-di-andreoletti-alla-societa-triestina-avanti-tutta-su-tutti-i-fronti-venezia-fare-presto-sul-mercato-altrimenti-sara-retrocessione-udinese-gli-a/226866/#respond Sun, 12 Jan 2025 23:05:08 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=226866 Il duello infinito in Serie C scrive un altro capitolo. L’Arzignano si conferma una realtà di assoluto livello dopo il cambio di allenatore, con un rendimento da podio clamoroso. All’Euganeo spunta un pari, non del tutto inatteso, perché i giallocelesti sono tutt’altra cosa rispetto alla squadra inguardabile dell’andata e lo dimostrano con una prova coraggiosa, […]

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Il duello infinito in Serie C scrive un altro capitolo. L’Arzignano si conferma una realtà di assoluto livello dopo il cambio di allenatore, con un rendimento da podio clamoroso. All’Euganeo spunta un pari, non del tutto inatteso, perché i giallocelesti sono tutt’altra cosa rispetto alla squadra inguardabile dell’andata e lo dimostrano con una prova coraggiosa, di fronte a un avversario superiore, che macina gioco e occasioni, ma che continua a non trovare in Alberto Spagnoli quel centravanti da doppia cifra che cercava. Non si possono solo valutare le prestazioni, un attaccante deve segnare e al Padova oggi è mancato proprio un suo gol per risolvere la contesa. Nel frattempo il Vicenza offriva una prova scintillante e convincente contro l’Albinoleffe. Tre gol annullati se non è un record poco ci manca, al quarto tentativo ha colpito Rolfini, che dopo l’infortunio è tornato in gran spolvero. Vecchi spera di ritrovare su questi livelli molto presto anche Ronaldo e Ferrai, in tal modo il Vicenza proverebbe a giocarsela fino in fondo pur dovendo recuperare oggi 8 punti e dovendo obbligatoriamente vincere lo scontro diretto al Menti. Al di là delle versioni ufficiali e di quanto detto da Andreoletti in conferenza stampa, la formazione anti – Arzignano schierata dall’allenatore, passato improvvisamente per la prima volta nella stagione alla difesa a quattro, è un preciso messaggio alla società. Trovo inconcepibile che la cessione di Crescenzi sia stata formalizzata senza avere un sostituto pronto. Un errore grave, che in un momento come questo non si dovrebbe commettere. L’aver lasciato andare Crescenzi non fa certo scalpore, visto che è stato il giocatore a chiedere la cessione, fa scalpore che non ci sia un sostituto immediatamente pronto. Per andare in B quando si viaggia a quote così alte, anche i dettagli fanno la differenza e questo lo è. Se anche il sostituto dovesse arrivare domani mattina sempre in ritardo si sarebbe. Nessun allarme sul campo, perché la squadra ha comunque giocato una buona partita, fuori dal campo il duello sarà anche sul mercato perché il Vicenza cerca un rinforzo con caratteristiche simile a quella della rivale. Gli occhi adesso sono puntati sulla settimana prossima, quando il Padova sarà impegnato in trasferta con l’Alcione Milano, mentre il Vicenza sarà di scena a Busto Arsizio.

Trieste gode, ma ogni settimana che passa diventa sempre più inconcepibile aver tardato così tanto a richiamare Attilio Tesser, affidando la direzione sportiva a un dirigente capace come Daniele Delli Carri. Autolesionismo puro, anche perché a mio parere se da un lato la Triestina non avrà problemi a salvarsi, dall’altro i playoff sono troppo lontani per immaginare rimonte epiche. A Verona contro il Caldiero hanno deciso due rigori che hanno fatto arrabbiare Cristian Soave e i suoi ragazzi, ma la vittoria, a veder la partita con occhio esterno, non fa una grinza. Bella conferma per El Azrak, Olivieri è diventato l’uomo degli undici metri e, da quando c’è Tesser, si è trasformato in un cecchino dalla media realizzativa elevatissima, il resto del gruppo funziona a meraviglia. Frare è tornato il signor difensore che si conosceva, Correia è il miglior centrocampista della C e meriterebbe un salto di categoria (ha una clausola di 2,5 milioni, li vale tutti e vedremo se qualcuno intenderà spenderli), D’Urso sta rifiorendo, Tonetto è un mistero perché non giocasse prima. 

Il Trento ha sofferto molto l’Atalanta U23 nel primo tempo, rischiando di prendere un’imbarcata, ma poi nella ripresa è uscito fuori. Pur concedendo molto dietro, alla fine tutto sommato ha meritato il pari. Non ho visto nessuno eccellere particolarmente, Barlocco sul primo gol qualche colpa ce l’ha, Di Carmine anche dal dischetto è la solita sentenza, Disanto ha riscattato una prova grigia con una punizione meravigliosa e Rada è andato a corrente alternata. Il problema sono sempre gli infortuni: stavolta è toccato a Vitturini (emergenza vera sulla destra), mentre si è fermato ancora Sangalli (l’incubo ricomincia). Ora servono due rinforzi per gennaio e si potrebbe bussare alla porta del Brescia per il talento Nuamah, un ragazzo che farà molta strada. Inoltre serve un centrocampista per sostituire Vallarelli. L’Union Clodiense è affondata miseramente con la Pergolettese, fallendo quello che era un crocevia da non sbagliare. Sotto accusa finisce Antonio Andreucci, che guida una squadra che non vince da fine agosto. Secondo me, arrivati a questo punto, la società dovrebbe tentare la via dell’esonero per provare a a dare una scossa alla squadra. Perdere in casa in superiorità numerica dopo l’espulsione di Stante mostrandosi rassegnati al peggio è stato un segnale inequivocabile. D’accordo che il budget è l’ultimo della categoria, ma un allenatore deve sapersi evolvere e la proposta offensiva di Andreucci è palesemente insufficiente ormai da mesi. Dai primi rumors le intenzioni della società vanno in direzione opposta e non tira aria di esonero. Per me, detto con grande schiettezza, un errore.

A Venezia è arrivata un’altra sconfitta con l’Inter e la classifica mette i brividi. Il distacco dal quartultimo posto è di cinque punti, che sono tanti. Con Parma e Verona non si potrà sbagliare, ma anche qui grosse colpe sono della proprietà che, invece di correre ai ripari sul mercato subito con 3-4 acquisti, tiene in ostaggio Filippo Antonelli che, prima di comprare, deve vendere. Qui non si sta capendo l’importanza di mantenere la categoria, qui si sta giocando col fuoco e si sottovalutano clamorosamente le tempistiche corrette in situazioni di emergenza. Prendete la Triestina: ha messo a segno quattro acquisti subito e oggi si gode il meritato raccolto, mentre il Venezia aspetta sempre Zerbin, l’attaccante che dovrebbe aiutare Pohjanpalo, il difensore che dovrebbe rimpiazzare Svoboda e nel frattempo si è infortunato pure Altare. Ha ragione Di Francesco quando invoca rinforzi, ma il club sta commettendo un errore gravissimo e dovrebbe comprendere che mantenere la Serie A è nell’interesse stesso di chi guida il club, mentre tornare in B subito significherebbe dover ricominciare tutto daccapo. Oggi contro l’Inter la solita musica. Buona partita, coraggiosa, dignitosa, gagliarda a tratti, un palo e qualche chance, una resistenza coriacea di fronte a una corazzata. Ma non basta e oggi a mancare non è più l’allenatore, ma chi guida il club, che deve subito azzerare il ritardo rispetto alle concorrenti.

A Udine, come sempre, hanno capito tutto. Hanno tenuto in freezer Solet per mesi e lo hanno proposto alla prima occasione utile. Risultato: due partite da mvp o giù di lì e la difesa non ha subito neppure un gol nelle ultime due partite. Contro l’Atalanta si è vista un’ottima Udinese, che a centrocampo ha fatto densità, che ha accettato i duelli in ogni zona del campo, vincendone più del solito. Se Sanchez recupera una condizione fisica accettabile, può essere un valore aggiunto. Per la salvezza non ci dovrebbero essere problemi di alcun tipo, ma l’impressione è che con Runjaic si possa costruire piano piano anche un futuro più ambizioso. Il Verona torna da Napoli con una sconfitta onorevole. Il piano gara di Zanetti aveva il suo perché e per larghi tratti di partita ha funzionato, la difesa ha retto l’urto discretamente, ma il Napoli è semplicemente più forte e, rispetto all’andata, ha imparato la lezione. Ora resta da capire come si muoverà il club sul mercato dopo il closing societario, che avverrà in settimana. Si aprirà una nuova epoca, vedremo quanto redditizia e gratificante per le ambizioni della piazza.

Chiosa finale con la Serie B. Il Südtirol visto col Catanzaro ha mostrato qualche segnale di risveglio, palesando però tutte le problematiche che in questo momento lo condannerebbero alla retrocessione. Il gol di Pyyhtiä all’esordio è un’ottima notizia, ma ci sono tante altre zone d’ombra che il gol lampo dei calabresi ha contribuito a denudare. Il Cittadella, invece, si è rialzato quando sembrava spacciato. Buon punto di sofferenza anche a Cesena, tanti ringraziamenti a Kastrati per l’ottima prestazione fornita e undicesimo punto nelle ultime cinque partite. Dal Canto ha detto di non aver risolto i propri problemi, eppure la squadra oggi sembra essersi liberata mentalmente ed è tornata ad esprimersi ai livelli che può raggiungere. Sul mercato potrebbe arrivare un difensore, nonostante sia stato preso Capradossi e ci potrebbe essere qualche cessione eccellente. Ad maiora

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Venezia, la strada della salvezza e i colpi da fare sul mercato. Verona-Udinese, cos’ha detto il derby. Padova, una marcia inarrestabile. Vicenza, l’ultima speranza. Triestina, cosa c’è nel futuro. Il miglior Trento dell’anno a Lecco https://www.trivenetogoal.it/2025/01/07/venezia-la-strada-della-salvezza-e-i-colpi-da-fare-sul-mercato-verona-udinese-cosha-detto-il-derby-padova-una-marcia-inarrestabile-vicenza-lultima-speranza-triestina-cosa-ce-nel-futuro/226402/ https://www.trivenetogoal.it/2025/01/07/venezia-la-strada-della-salvezza-e-i-colpi-da-fare-sul-mercato-verona-udinese-cosha-detto-il-derby-padova-una-marcia-inarrestabile-vicenza-lultima-speranza-triestina-cosa-ce-nel-futuro/226402/#respond Tue, 07 Jan 2025 06:30:41 +0000 https://www.trivenetogoal.it/?p=226402 Si può essere contenti di un pareggio interno contro l’Empoli? A giudicare da quanto visto sabato nei 90 minuti del Penzo, sicuramente il Venezia si deve tenere stretto il punto conquistato, che rappresenta pur sempre qualcosa da mettersi via in attesa di tempi migliori. Ma la domanda vera è se davvero questa squadra possa salvarsi […]

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Si può essere contenti di un pareggio interno contro l’Empoli? A giudicare da quanto visto sabato nei 90 minuti del Penzo, sicuramente il Venezia si deve tenere stretto il punto conquistato, che rappresenta pur sempre qualcosa da mettersi via in attesa di tempi migliori. Ma la domanda vera è se davvero questa squadra possa salvarsi se non vince in casa neppure una partita fra Parma, Lecce, Como ed Empoli. Quattro scontri diretti, due sconfitte e due pareggi, neppure una vittoria. L’unica è arrivata col Cagliari, troppo poco per poter pensare di salvare la pelle, almeno come stanno attualmente le cose. Eppure la distanza dal quartultimo posto non è incolmabile, quello che manca è un risultato davvero eclatante, di quelli che accadono una volta l’anno e che  rappresentano la chiave per evitare di tornare di nuovo in Serie B, in una sorta di saliscendi che non permette al club di strutturarsi davvero dal punto di vista finanziario e di fare progetti in prospettiva futura. Cosa manca, oggi, a questa squadra? Mancano uno o due difensori, manca almeno un quinto di gamba, un centrocampista per alzare il livello tecnico della batteria centrale, manca un’alternativa a Pohjanpalo che possa anche giocare con lui: l’identikit perfetto sarebbe Shomurodov, mentre non mi convince l’ipotesi Belotti, un doppione di Pohjanpalo che ben difficilmente potrebbe giocare con il capitano. Con queste operazioni il Venezia potrebbe davvero competere per la salvezza, ma il tempo stringe, siamo al 7 gennaio e ancora non ci sono state operazioni in entrata, salvo Condé, ormai in dirittura d’arrivo. L’impressione è che Antonelli  debba fare i salti mortali per far quadrare i conti, che prima di comprare debba vendere, ma con questo ritmo difficilmente si regaleranno a Di Francesco con la tempistica migliore i rinforzi richiesti. La proprietà dovrebbe capire che investire oggi farebbe tornare indietro tanti soldi domani in caso di salvezza. Il messaggio dell’allenatore, del resto, sabato è stato chiaro. Due cambi su cinque, come a dire: signori, questi ho e su questi per ora posso contare, il resto va corretto e cambiato. Non semplice, davvero.

Poi, sempre sabato, stavolta di sera, ho visto con attenzione Verona-Udinese. Cosa ho visto? Ho visto una squadra con una forte identità come quella di Zanetti. Ci ha messo un po’, a trovare la quadra, ma adesso il tecnico ha scelto una strada e la sta percorrendo e il gruppo risponde. Con l’Udinese se l’è giocata sia in mezzo che sulle fasce, sfruttando spesso la locomotiva Tchatchoua per rifornire le punte. Sarr è una buona soluzione, ma sembra esserlo solo per determinate partite, quando si può giocare provando ad attaccare la profondità. Tengstedt è una scheggia impazzita, nel senso che sul fronte offensivo lo trovi un po’ ovunque, ma il suo contributo lo dà eccome. Restano il cervello Duda, un portiere eternamente sottovalutato come Montipò, un talento come Ghilardi. Che con il tempo si farà, ma non va caricato di eccessive responsabilità. Anche Belahyane ha stoffa da vendere, ma secondo me non è ancora pronto per una grande squadra. Lo sarà fra un po’, ma oggi sarebbe bene aspettare ancora un po’, prima di farlo partire. Che Udinese ho visto? Una squadra solida e attrezzata, un Solet che rappresenta un acquisto coi fiocchi, perché giocare con quella personalità alla prima da titolare dopo una naftalina durata tre mesi non è da tutti. Lovric è il solito stantuffo che in zona gol si fa sentire, davanti Lucca per me rimane una certezza e non ho capito la sua sostituzione con l’uomo in più. Stimo molto Runjaic, che ritengo un ottimo allenatore, ma questa mossa non l’ho compresa. Magari non sarebbe cambiato nulla, ma in quei minuti finali in cui il Verona era alle corde, un riferimento centrale alla ricerca della spizzata e della zampata giusta sarebbe stato utile eccome.

Ferma la B, l’attenzione si sposta ancora una volta sulla C. Il Padova ormai non fa quasi più notizia, 57 punti con 18 vittorie e 3 pareggi sono una marcia semplicemente mostruosa e tutti gli ostacoli che si frappongono lungo il percorso vengono accuratamente schivati. La prima partita dopo la sosta è quella più insidiosa. Le trappole mentali e le scorie fisiche dopo le feste sono sempre in agguato e stavolta c’erano pure diverse assenze. Neanche stavolta la capolista è stata scalfita, a dimostrazione di una condizione mentale prima che atletica strepitosa. Ieri sera sono stato a TeleChiara e ho ascoltato con attenzione il ragionamento di Pieraldo Dalle Carbonare. Il suo pensiero, da tifoso ed ex presidente vicentino, non fa una grinza. Devo recuperare due o tre punti prima dello scontro diretto, poi spero di vincere al Menti e infine me la gioco. Certo, ma più facile a dirsi che a farsi. Il campionato al 90% ha definito la sua griglia, esiste ancora un 10% che è un po’ la stessa situazione che accadde nel 2017 fra Cremonese e Alessandria, quando i grigiorossi di Tesser recuperarono 11 punti ai grigi. Ci vorrebbe un cataclisma, perché il Padova perdesse questa Serie B, ma siccome ogni tanto i ribaltoni accadono, aspettiamo metà febbraio per tirare definitivamente le somme. Se il Padova può persino permettersi il lusso di non sostituire Broh (ma noi un sostituto lo prenderemmo senza esitazione), il Vicenza ora che sono rientrati Ronaldo e Ferrari deve cedere, sia in mezzo che davanti. I probabili partenti sono Rossi e Zamparo, da capire cosa faranno Greco, De Col e Laezza, mentre dietro l’obiettivo è un braccetto, soprattutto se dovesse partire Laezza. Se Ronaldo e Ferrari recuperano ai loro livelli, per il Vicenza sono due acquisti coi fiocchi. Quello che ha rappresentato Tronchin lo scorso anno per Ronaldo quest’anno potrebbe farlo Zonta. Ronaldo dà il meglio di sé quando ha qualcuno che corre per lui al suo fianco. Ferrari ha una struttura fisica imponente e potrebbe faticare a tornare al top. Vedremo. Fatto sta che oggi per poco non tornava gonfiando la rete e sarebbe stato un ritorno da caterpillar.

La Triestina prosegue il suo percorso verso un grande ritorno sulle scene. Battendo l’Union Cl0diense ha compiuto un passo fondamentale dal punto di vista mentale verso la normalità. Che non è certo la zona retrocessione, ma neppure il limbo di metà classifica. Oggi parlare di playoff non ha senso, magari fra due mesi si potranno fare altri discorsi, ma oggi è giusto concentrare le proprie attenzioni sul primo e unico obiettivo possibile: uscire dalla zona playout. Daniele Delli Carri ha fatto un lavorone sinora: tre acquisti subito, non ci è riuscito nessuno. Fiordilino in C è un lusso e lo ha già dimostrato nello spezzone giocato sabato, Udoh può essere una buona soluzione per scardinare le difese avversarie in un certo tipo di partite, Cancellieri è molto offensivo ma è comunque una scelta coerente. Certo, ci vuole altro. A destra siamo in emergenza piena dopo l’infortunio di Germano, davanti serve una punta fisica e strutturata e poi va aggiunto un difensore centrale per completare l’opera. L’Union Clodiense ha un problema: ha l’ultimo budget della categoria, ma non è inferiore al Caldiero Terme, tanto per essere chiari. Ergo, se in venti partite si è vinto una sola volta, è evidente che qualche problema a livello di guida tecnica ci debba per forza essere. Per quello che ho visto sinora, la proposta offensiva di Andreucci per ora non è stata all’altezza della categoria. Situazioni che possono andare bene in D, in C vanno alzate di livello. Il ds Alberto Cavagnis lo ha difeso ed è ammirevole il tentativo di proseguire in  una strada non facendosi prendere per il collo. Ma quella del prossimo weekend è davvero l’ultima spiaggia. Se con la Pergolettese non si vince l’extrema ratio dev’essere il cambio in panchina, per provare a salvare il salvabile. Il Trento a Lecco ha giocato una delle sue migliori partite della stagione: su un campo a dir poco ostico, dove i padroni di casa avevano messo assieme 20 dei 24 punti conquistati sinora, Tabbiani ha ritrovato la squadra che ultimamente si era smarrita. Non tanto col Padova, dove aveva giocato una buona partita, ma a Vicenza e, in parte col Novara. Il ritorno di Rada è stato terapeutico, Di Carmine è una sentenza e punta dritto a quota 20 gol per chiudere in bellezza una carriera sfavillante, Peralta è una delle chiavi tattiche della squadra, Vitturini non ha fatto rimpiangere l’ottimo Frosinini. Se fossi nella società non getterei via questa occasione. Per com’è strutturata la classifica oggi, il quarto posto è alla portata dei gialloblù. Per questo con due innesti mirati si può sognare in grande. La Virtus Verona corre con un De Marchi versione extralusso, l’Arzignano continua a incantare e ha rischiato di battere pure l’Albinoleffe. Alla prossima c’è il Padova, occhio perché i giallocelesti saranno molto diversi rispetto alla squadra dimessa e impresentabile dell’andata al Dal Molin

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