Mestre-AltoVicentino, la vigilia. Serena: “Che la festa abbia inizio, il ‘Baracca’ torna a ruggire!”
sabato 18 Marzo 2017 - Ore 10:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
[…]
Chi entrerà allo stadio Francesco Baracca non conoscendo ciò che sta dietro ad un nome il cui significato è stato spesso accostato al sinonimo di stamberga, resterà deluso. Perché non ne potrà capire l’essenza, che anch’io ho imparato a conoscere e riconoscere. Perché ho scoperto che questa è una storia tutta intimamente mestrina, come il sottoscritto, più raccontata e tramandata che fotografata e documentata. Una storia fatta di cuore e passioni, di ricordi, di amicizie, di lacrime. Poco importa se scaturite dalla gioia o dallo sconforto. Ho compreso che il Francesco Baracca è fatto per il 10% da cemento e mattoni e del restante 90% dai sentimenti della gente che per un secolo l’ha affollato. Di padre in figlio, di generazione in generazione. E i sentimenti non sono tangibili, non si vedono con gli occhi. Chi entrerà quindi solo armato di quelli, rischierà di restare ingannato vedendo solo una piccola parte del tutto, non capendo il motivo per cui è nata e cresciuta nel tempo la lotta per preservarlo dalle ruspe. Una mobilitazione spontanea, sbocciata dal basso, con oltre 3000 firme raccolte dai cittadini, da me solo ripresa facendomi contagiare nell’entusiasmo, che spesso, come in questo caso, va oltre ogni logica imprenditoriale, compresa la mia. Dopo un travagliato ma proficuo accordo con il Comune di Venezia che di fatto ne ha derubricato l’alienazione l’A.C. Mestre ha preso in mano una situazione difficile, peggiore delle previsioni più pessimistiche, accollandosi tutti gli oneri che comportano l’adeguamento di una struttura di oltre 90 anni alle normative odierne.
[…]
«Ho girato l’Italia, ma un pubblico come quello di Mestre non l’ho più ritrovato» diceva Ostelio Tommasi, uno dei più grandi a vestire le maglie arancioni, poi decollato verso i palcoscenici della serie A. Con lui i campioni della lontana serie B, guidati da una leggenda del calcio Italiano, quel Virginio Rosetta perno della difesa campione del mondo nel ’38 e finito sulla panchina di quella Mestrina di serie B. La squadra chiamata il Piccolo Torino. Con lui Barbon, Papussa De Lazzari, Caon, Mason & C. E poi tutti gli altri, i Bivi, i Groppi, i Tappi e tantissimi altri ancora, anche quelli passati per Mestre e per questo stadio per una sola stagione. Tutti accomunati da un ricordo che va oltre l’apparenza. Quindi non fatevi ingannare: il Baracca non è un prato con 4 tribune intorno. È sempre stato ed è ancor oggi molto, molto di più. E allora, che la festa abbia inizio, il vecchio Francesco Baracca torna a ruggire! Vi aspettiamo.
(Fonte: Gazzettino. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)
Commenti
commenti